Unaitalia, l’associazione che rappresenta la quasi totalità dei produttori avicoli italiani, lancia la campagna “6 Verità sul pollo (che gli italiani ancora non sanno)” per superare i pregiudizi che, nonostante tutto, sono sempre presenti nell’immaginario collettivo degli italiani. La campagna conoscitiva non è stata promossa per aumentare i consumi, che già sono a un livello soddisfacente, e neppure per indirizzare i consumi verso il prodotto italiano, che già copre il 99% degli acquisti, ma per offrire garanzie e certezze tecniche e scientifiche ai consumatori.
Unaitalia ha promosso la campagna d’informazione per promuovere un consumo della carne di pollo consapevole e ragionato, oltre che motivato; infatti ha rilevato attraverso un sondaggio che, nonostante il 73% degli italiani affermi che la carne di pollo è sicura e 8 italiani su 10 dicano di sentirsi garantiti dalla qualità e dalla sicurezza della produzione italiana, la maggior parte di essi finisce per essere vittima di pregiudizi e falsi miti.
Si tratta di pregiudizi legati a leggende metropolitane che vengono raccontate di padre in figlio ma che non hanno alcun fondamento tecnico. Unaitalia vuole quindi sgombrare il campo, o meglio, la testa dei consumatori da queste notizie quasi leggendarie che, anche se non incidono in maniera diretta sull’evoluzione dei consumi, vanno comunque a costituire una base culturale ormai superata dai tempi e dalle nuove tecniche di allevamento.
In base all’indagine commissionata da Unaitalia a Doxa, c’è chi ancora crede che i polli siano allevati in batteria in gabbie strette e magari sporche; molti sono ancora convinti, anche se non danno molto peso al fatto, che gli allevatori usino ormoni per favorire la crescita dei polli in poco tempo. Infine, c’è chi pensa che le carni bianche siano meno nutrienti di quelle rosse mentre il contenuto in proteine e ferro è lo stesso per tutti i tipi di carne.
L’indagine ha anche rilevato il timore che negli allevamenti avicoli si usino antibiotici in modo indiscriminato.
Nel dettaglio, spiega Unaitalia, ormoni ed estrogeni non vengono mai utilizzati negli allevamenti italiani di polli e tacchini e non c’è dunque alcun rischio di trovare residui di queste sostanze. Eppure l’87% degli italiani ancora oggi crede che i polli crescano più velocemente di un tempo grazie alla somministrazione di ormoni ed estrogeni. In verità, l’utilizzo di queste sostanze negli allevamenti è illegale, vietato da norme italiane ed europee. Per quanto riguarda gli antibiotici, sono usati solo a scopo curativo. Non vengono mai usati per favorire la crescita degli animali, pratica vietata in Europa dal 2006, ma ancora utilizzata negli Stati Uniti. Inoltre, negli allevamenti italiani, è sempre rispettato il cosiddetto “periodo di sospensione”, cioè il tempo necessario affinché il farmaco sia smaltito prima che il pollo venga avviato al consumo.
Sul pregiudizio dei polli allevati in gabbia, la verità è - osserva Unaitalia - che in Italia da oltre 50 anni le gabbie non esistono più e nessun pollo o tacchino è allevato in batteria.
Oggi il 100% dei polli italiani viene allevato a terra, all’aperto o, più frequentemente, all’interno di ampi capannoni ben areati e illuminati, dove i polli razzolano liberamente su strati di paglia o truciolati di legni assorbenti e igienici.
Inoltre, molti capannoni di ultima generazione sono dotati di speciali “botole” che permettono agli animali di uscire all’aperto. Il fatto è che gli italiani confondono i polli con le galline. L’allevamento delle galline ovaiole può avvenire a terra, all’aperto o in batteria. L’utilizzo delle “gabbie” viene preferito da molti allevatori perché favorisce l’igiene delle uova, che non entrano in contatto con le deiezioni degli animali.
Per 7 italiani su 10 la carne bianca contiene poco ferro: in realtà sono vittime del luogo comune secondo cui è il colore della carne a determinare la quantità di ferro e proteine, che quindi sarebbe presente in abbondanza nelle carni rosse.
In realtà, nonostante siano bianche, le carni di pollo e tacchino hanno più o meno lo stesso contenuto di ferro di quelle rosse. È la mioglobina che fa la differenza, ma solo da un punto di vista cromatico e non nutrizionale.
Anche il contenuto in proteine è più o meno lo stesso per tutte le carni ed è molto elevato.
Infine quasi 1 italiano su 2 non sa che il 99% del pollo che mangiamo in Italia è nato, allevato, macellato e confezionato nel Bel Paese.
LA FOOD STANDARDS AGENCY BRITANNICA:
NON LAVATE IL POLLO
Tra i luoghi comuni senza fondamento più duri a scomparire c’è quello di dover lavare il pollo prima di cucinarlo, quando lavare il pollo prima di cucinarlo non solo non serve a nulla, ma da un punto di vista igienico è anche sconsigliato.
La Food Standards Agency britannica, ad esempio, ha lanciato l’allarme spiegando che quando si sciacqua il pollo in acqua fredda nel lavandino il rischio è che alcuni batteri, tra cui il campylobacter, possano diffondersi attraverso gli schizzi di acqua, senza che ce ne accorgiamo. E che la sola modalità sicura per eliminare i batteri è la cottura.
L’edicola di Informatore Zootecnico