Cerealtecnica e il fenomeno del frumento foraggero Ludwig & Co.

Considerato finora marginale, l’impiego del frumento come foraggio essiccato o insilato è stato rivalutato negli ultimi anni

L’impiego del mais in zootecnia da sempre riveste un’importanza primaria per il soddisfacimento dei fabbisogni energetici degli animali. Negli ultimi anni, però, il suo utilizzo ha fatto emergere notevoli criticità legate a vari fattori quali la presenza delle micotossine causata dalla variabilità climatica intervenuta, la disponibilità di acqua (specialmente per le zone marginali) e infine alla necessità di adempiere ai regolamenti della politica comunitaria (rotazione). Tali criticità hanno portato gli allevatori-agricoltori a considerare attentamente l’utilizzo del frumento, finora considerato marginale, nei piani colturali di diverse aziende di vacche da latte, rivalutandone l’impiego come foraggio essiccato o insilato da inserire nelle razioni sia delle vacche in lattazione sia in quelle delle manze e vacche in asciutta.

Le varietà di frumento tenero adottate come uso foraggero sono state valutate per la taglia elevata, con una buona massa vegetale e nel contempo dotate di una buona resistenza all’allettamento. La buona tolleranza alle principali fitopatie è un fondamentale requisito che oltre a garantire un alimento salubre, consente un apparato vegetativo in perfetta sanità al momento dello sfalcio. La spiga mutica è quella preferita per la maggior gradevolezza da parte del bestiame.

Varietà austriaca

A partire dal 2010 la diffusione in tutto l’areale padano della varietà di frumento Ludwig e similari del gruppo Ludwig & Co. ha coinciso con la diffusione dell’utilizzo del frumento nella razione delle vacche da latte, proprio per le sue caratteristiche varietali rispondenti esattamente alle esigenti aspettative degli allevatori.

Il capofila Ludwig, è una varietà austriaca oramai di 22 anni (1997), classificata “grano di forza e che ha trovato in Italia la sua seconda vita. Introdotta in Italia dal 2005 a sostegno dell’industria molitoria, ha trovato i suoi maggiori estimatori in alcuni allevatori del Modenese - comprensorio del Grana Parmigiano Reggiano - come utilizzo da foraggio. La sua diffusione nell’intera pianura padana, sia come fieno e sia come trinciato, è avvenuta per le sue peculiari ed uniche caratteristiche, in primis per l’altezza, da 135 a 150 cm, e con una buona resistenza all’allettamento. Il risultato è una produzione di elevata biomassa sull’ordine di 40-55 t/ha al 30% di s.s.,

Produzioni e qualità

  1. Produzioni di foraggio sull’ordine di 12-13 t/ha di s.s. al 12-13% umidità.
  2. Produzioni di biomassa sull’ordine delle 45-50 t./ha (33% di s.s.)
  3. Rispetto al loietto, la raccolta è posticipata di circa 15 giorni, tale da cadere in un periodo in cui risultano maggiori le probabilità di bel tempo per una buona fienagione e conseguente eliminazione dei rischi di autocombustione per eccessiva umidità.
  4. Il suo ciclo medio-tardivo consente un lasso di tempo maggiore per la raccolta rispetto al loietto. Il periodo di sfalcio risulta più ampio, potendo essere raccolto dalla matura­zione lattea a quella cerosa.
  5. Il rapporto fibra/proteine risulta ben equilibrato tale da renderlo alternativo al loietto.
  6. Libera il terreno nella terza decade di maggio, in tempo per una possibile seconda semina di altra foraggera o soia.

Fibra molto digeribile

La sua particolarità ai fini nutrizionali è la fibra del foraggio che risulta molto digeribile, scompare velocemente dall’ambiente ruminale e lascia spazio per un ulteriore ingestione da parte dell’animale. Questo risultato porta a massimizzare l'ingestione della sostanza secca giornaliera da parte delle vacche da latte che, come noto, rimane una dei principali fattori limitante la potenzialità produttiva degli animali.

Dal punto di vista nutrizionale le caratteristiche del frumento da foraggio sono quelle tipiche delle graminacee (vedi tabella sopra) e variano in funzione delle concimazioni organiche e chimiche, dello stadio di maturazione della coltura al momento dello falcio e delle tecniche adottate nell’organizzazione dei cantieri di raccolta e stoccaggio (fienagione o insilamento). Quest’ultimo aspetto riveste un ruolo fondamentale sulla qualità finale del foraggio, perché i tempi di esposizione in campo per la fienagione o di pre-appassimento per i prodotti insilati quando ben gestiti (quindi ridotti in modo adeguato), possono contenere i processi ossidativi e di respirazione a carico degli zuccheri, che troveremo nei fieni o che serviranno per stabilizzare gli insilati.

La qualità dei foraggi di frumento raccolti a partire dalla maturazione lattea fino alla maturazione cerosa sono risultati molto simili per cui ampio risulta ampio il periodo di raccolta. Per quanto riguarda il contenuto proteico merita osservare che entrambi i foraggi presentano contenuti discreti (7,8-9,2 % s.s.) e superiori di circa 1-2 punti percentuali a quelli generalmente riscontrati per l'insilato ceroso di mais. Pertanto, sotto il profilo proteico, una base foraggera con foraggi di frumento riduce la necessità della integrazione proteica della dieta per bovine da latte, rispetto a quelle a base di mais.

I foraggi di frumento Ludwig si caratterizzano per un elevato contenuto di fibra NDF (61-64 % ss) e pertanto la valutazione della quantità complessiva di NDF degradato nel rumine (NDFD) è un elemento cruciale nella stima del loro apporto in energia netta. I risultati di NDFD presentano valori medio alti (51-55 %) se si considerano i range di variazione dei numerosi alimenti zootecnici testati.

Produttività e costi

Il confronto tra la produttività e i costi di produzione dell’insilato di mais e quelli dell’insilato di frumento (vedi tabella sopra) porta a dedurre che, a fronte di una maggiore potenzialità produttiva del silomais (19 t s.s./ha) rispetto a quella del frumento (13,5 t s.s./ha), si contrappone un minor costo di quest’ultimo (90 euro/t s.s. contro i 100 del silomais).

Vantaggi

Relativamente all’impiego del frumento come foraggio, altri aspetti interessanti da sottolineare sono:

  • Interventi irrigui non necessari come aspetto rilevante in molti comprensori italiani che lo pongono ad essere alternativo alla stessa coltura del mais.
  • Consente la coltivazione di una seconda coltura con conseguente abbattimento di alcuni costi fissi e incremento della produzione di sostanza secca per ettaro.
  • I terreni sono disponibili per la distribuzione di reflui nel momento critico di fine primavera-inizio estate;
  • i rischi di allettamento sono minori rispetto alla loiessa e all’orzo, con i sostanziali vantaggi di rendere più agevoli le operazioni di raccolta e di ottenere un alimento più salubre (perché è minore l’imbrattamento di terra).
  • I tempi di essiccazione sono più brevi (4 giorni circa) rispetto quelli della loiessa (5 giorni circa);
  • Il periodo di raccolta della coltura di metà maggio, non crea rischi di sovrapposizione alla fienagione del 1° taglio dei medicai.
  • La sofficità del terreno dopo la raccolta e la scarsa capacità di ricaccio consentono successive semine su sodo (ad esempio panico, sorgo, soia e mais) senza la necessità di rivoltare il terreno con grande risparmio delle riserve idriche.
  • La facilità di sminuzzamento del fieno nel carro miscelatore, grazie alle caratteristiche delle frazioni fibrose, permette di accorciare i tempi di preparazione del carro unifeed e conferisce grande sofficità alla miscelata.

Ottimo compromesso tra produttività e qualità

Il frumento dimostra di rappresentare sicuramente un ottimo compromesso tra produttività (espressa in tonnellate di sostanza secca per ettaro) e le sue caratteristiche qualitative. Le esperienze maturate forniscono agli allevatori-agricoltori le giuste ed utili conoscenze circa le specie e varietà dei foraggi da inserire nei piani di razionamento delle bovine da latte. Riteniamo inoltre che il frumento nelle sue specifiche varietà rappresenti un ottimo materiale per coniugare quantità e qualità, favorendo il contenimento dei costi delle razioni e la produttività della stalla.

Il frumento come foraggio in zootecnia è un fenomeno fino a qualche anno fa imprevedibile ed ancora non compreso nella sua possibile estensione territoriale, in particolare al Centro e Sud Italia, dove può rappresentare per le stalle da latte e il biogas un sostitutivo dello stesso mais. Si stima che un mais irriguo costi circa un 40% in più rispetto a un cereale vernino, per questo le coltivazioni primaverili-estive come il mais, necessariamente irrigue e quindi costose, stanno orientando gli allevatori ed i biogas verso i cereali vernini come alimento ideale, in grado di garantire produzioni di qualità ma nel contempo economicamente sostenibili.

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Cerealtecnica e il fenomeno del frumento foraggero Ludwig & Co. - Ultima modifica: 2020-06-18T19:00:37+02:00 da IZ Informatore Zootecnico

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