«È sbagliato equipare i bovini da carne alle fabbriche»

La filiera italiana dei bovini da carne si rivolge agli europarlamentari per evitare l'inserimento del comparto nella direttiva Ue sulle emissioni

piemonte
Una questione cruciale in vista dell'Assemblea Plenaria che si dovrà esprimere nei prossimi giorni sulla riforma della direttiva Ue

Impedire l’inserimento dei bovini da carne nella riforma della direttiva Ue 75 del 2010 sulle emissioni industriali (vedi qui). È l’obiettivo di un appello che i principali operatori della filiera bovina da carne in Italia per la terza volta rivolgono agli europarlamentari che dovranno esprimersi sulla questione nella prossima Assemblea Plenaria.

Alessandro De Rocco, presidente dell’Interprofessione Oi Intercarneitalia, Serafino Cremonini, presidente del Comitato nazionale della trasformazione e presidente di Assocarni, Fabiano Barbisan, presidente dell’Aop Italia Zootecnica, hanno inviato un richiesta nella quale pongono anche una serie di domande: chi ha interesse a distruggere la zootecnia bovina da carne? Perché vogliono includerla a tutti i costi tra le industrie inquinanti? Perché sommergere gli allevatori di inutile e costosa burocrazia costringendoli ad abbandonare le loro attività zootecniche?

Questi sono solo alcuni interrogativi che ci poniamo - hanno detto De Rocco, Cremonini e Barbisan - nell’assistere al rimpallo in Europa tra Commissioni che, prima bocciano in Commissione agricoltura l’inserimento della zootecnia bovina da carne nella direttiva e poi in Commissione Ambiente tentano il tutto per tutto per inserirla, nonostante il voto negativo dell’altra Commissione.

Il testo della lettera inviata agli europarlamentari

Ecco il testo della lettera inviata a tutti gli Europarlamentari italiani in vista della seduta plenaria del Parlamento europeo che si terrà in questi giorni:

«Diamo seguito ai precedenti appelli per chiedervi di scongiurare l’ennesimo tentativo di inclusione della zootecnia bovina da carne nella Direttiva 2010/75/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 novembre 2010, sulle emissioni industriali.

Nel riquadro di apertura della presente lettera, abbiamo posto alcune domande poiché non riusciamo a comprendere la scelta del Parlamento verso un settore che da anni sta spontaneamente e costantemente migliorando le proprie performance ambientali con particolare riferimento alle emissioni in atmosfera e alla corretta gestione dei reflui aziendali. Il settore sta altresì costantemente migliorando le proprie strutture per garantire il benessere degli animali in tutte le fasi dell’allevamento.

Nel formulare questo nostro terzo appello siamo a richiamare integralmente le motivazioni già ampiamente evidenziate nelle nostre precedenti comunicazioni e a ribadire che l’inclusione degli allevamenti bovini nell’ambito di applicazione della Direttiva 2010/75/UE comporterebbe un ingiustificato aggravio di costi a carico degli allevatori che rischierebbe di far scomparire un elevato numero di stalle con gravi impatti negativi sull’intero ecosistema agricolo. In proposito, si rammenta che la peculiarità della zootecnia bovina è l’autoproduzione di buona parte degli alimenti zootecnici di cui necessitano gli animali che lega indissolubilmente il settore al fondo agricolo.

Peraltro, le caratteristiche rurali della produzione bovina consentono la salvaguardia e tutela del territorio, prevenendo il dissesto idrogeologico e l’abbandono delle aree marginali grazie alla presenza costante dell’allevatore / agricoltore.

L’abbandono della produzione bovina comporterebbe altresì la perdita dei processi virtuosi di economia circolare che la contraddistinguono. Basti pensare ai numerosi sottoprodotti e co-prodotti che si ottengono dalla filiera delle carni bovine e che sono destinati a vari utilizzi diversi e complementari rispetto all’alimentazione umana (farmaceutico, biomedicale, mangimistico, pelletteria, bioenergie ecc.).

Da ultimo, alleghiamo a supporto delle tesi del settore, le slide utilizzate dal Prof. Giuseppe Pulina (Agronomo e Dottore di Ricerca, professore Ordinario di Etica e sostenibilità degli allevamenti presso il Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari) nell’ambito della recente presentazione a Roma del libro “CARNI E SALUMI: LE NUOVE FRONTIERE DELLA SOSTENIBILITÀ”, che, nel contesto delle nuove acquisizioni scientifiche, riabilitano pienamente il settore rispetto al suo effettivo impatto sui cambiamenti climatici.

Il libro sopra indicato è stato scritto dalla Dr.ssa Elisabetta Bernardi (Nutrizionista, biologa, specialista in Scienze dell'Alimentazione) dal Prof. Ettore Capri (Professore ordinario in Chimica Agraria presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore) e dal Prof. Giuseppe Pulina ed è già disponibile in libreria e in formato digitale (https://www.francoangeli.it/Libro/Carni-e-salumi:-le-nuove-frontiere-della-sostenibilit%C3%A0?Id=28527).

Pertanto, in vista del voto in Plenaria della prossima settimana, Vi invitiamo a rigettare tutte quelle disposizioni che includono il settore bovino all’interno del testo e impongono soglie stringenti sulla base di un’errata equiparazione dell’allevamento alle attività industriali.

Nel confidare in un Vostro autorevole intervento nei prossimi passaggi della normativa in oggetto, rimaniamo a VoÈstra completa disposizione per ogni eventuale ulteriore informazione.»

Seguono le firme di De Rocco, Cremonini e Barbisan ed in allegato sono state inviate a tutti gli Europarlamentari le slide del Prof. Pulina dalle quali si evince la virtuosità del sistema di allevamento dei bovini da carne in Italia.

«È sbagliato equipare i bovini da carne alle fabbriche» - Ultima modifica: 2023-07-05T20:15:31+02:00 da Francesca Baccino

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