Per una cooperativa come Granlatte, il lavoro sulle future generazioni è sempre stato un impegno permanente, visto che, per la loro natura giuridica e per lo scambio mutualistico che incarnano, le cooperative e i loro patrimoni passano di generazione in generazione. Non c’è dubbio però che la complessità con cui si deve misurare oggi un giovane agricoltore socio di Granlatte, o che aspiri a diventarne amministratore, è davvero notevole.

Da un lato, sul piano interno, la crescita fortissima del Gruppo Granlatte-Granarolo, grazie ai continui investimenti, all’apertura di nuovi mercati e all’aumento della produzione di latte, ha reso di per sé più complessa l’azienda: la produzione di latte dei nostri soci è praticamente raddoppiata negli ultimi dieci anni, superando i 9 milioni di quintali, e su questi volumi il lavoro di programmazione e monitoraggio si fa nettamente più sensibile da gestire. E ad esso si aggiungono i numerosi impegni di sostenibilità che il gruppo ha deciso di assumersi, per andare incontro alle esigenze della società, dei consumatori e delle stesse giovani generazioni di soci cui dobbiamo lasciare una situazione socio-ambientale praticabile.
Sul fronte della controllata Granarolo le sfide tecnologiche, la crescita progressiva e inarrestabile tramite acquisizioni e investimenti diretti, l’apertura di nuovi mercati, la fortissima crescita all’estero su ben 76 paesi che ha portato le esportazioni a rappresentare il 40% di un fatturato cresciuto fino agli 1,7 miliardi di euro, ha portato a una forte articolazione aziendale e a una notevole complessità organizzativa, gestionale e strategica del gruppo.
Sul fronte esterno
A questo, sul fronte esterno si aggiunge la turbolenza del periodo storico che stiamo vivendo, con sfide inedite alla sicurezza alimentare, alla pace e all’ordine internazionale che abbiamo conosciuto, con gli effetti molto preoccupanti e in intensificazione del cambiamento climatico sulle materie prime agricole, sugli approvvigionamenti, sulle filiere, mentre la popolazione mondiale ha superato i 9 miliardi di persone.
A questo si aggiungono anche le ombre di un ritorno a guerre commerciali e a barriere anacronistiche, da sempre condannate dagli economisti, a partire da Adam Smith, per passare da Frederic Bastiat nei secoli scorsi, fino ad arrivare ai tempi più recenti in cui la libera circolazione delle merci ha garantito crescita e prosperità in Europa e il commercio mondiale, sia pure con contraddizioni e il permanere di forti diseguaglianze, ha permesso lo sviluppo delle economie di moltissimi paesi.
Preparare la prossima generazione di soci e amministratori di un gruppo importante come Granlatte-Granarolo a gestire il futuro non è quindi operazione né semplice, né ordinaria: servono visione, educazione alla complessità, apertura internazionale, capacità strategica, lettura dei trend, conoscenza delle dimensioni plurime della sostenibilità, capacità di lettura e di interpretazione dei mercati e degli stili di vita; ma soprattutto serve cultura cooperativa, perché questa è l’elemento distintivo che deve portare a trovare la giusta sintesi di fronte alle scelte strategiche, alle difficoltà, alle opportunità.
Un corso di due anni
Granlatte ha quindi deciso di proporre ai giovani di età compresa tra i 25 e i 40 anni, impegnati nelle aziende associate - in quanto figli o collaboratori di soci - di cimentarsi in un corso specifico, lungo due anni, il tempo necessario ad affrontare una varietà così ampia e complessa di argomenti, per potersi confrontare e scambiare esperienze, crescere insieme, sviluppare cultura cooperativa ed interagire, in Italia e in Europa, con altre cooperative di allevatori che condividono con noi obiettivi e valori.
Il corso terminerà fra qualche mese e possiamo già dire che è stato un successo dato che ha visto la partecipazione di oltre 70 giovani con un percorso di lezioni articolato e molto frequentato per tutto il periodo.
Proprio per favorire al massimo la consapevolezza della dimensione internazionale del nostro lavoro, del nostro gruppo, ma anche di tutti noi come cittadini, il corso si concluderà con una missione esperienziale all’estero per confrontarsi con i progetti imprenditoriali e di sostenibilità di un’altra grande realtà cooperativa lattiero casearia europea.
I giovani allevatori sono il futuro della cooperativa e investire su di loro non solo è doveroso, ma ci permette anche di contare su forze e intelligenze nuove, preparate adeguatamente per le sfide da affrontare insieme.
Bruxelles verso un cambio di passo sul sostegno ai giovani in agricoltura
Nella nuova “Vision sul futuro dell’agricoltura” presentata a Bruxelles il 19 febbraio scorso, che sarà alla base dei provvedimenti e delle politiche europee di questa legislatura, nell’apertura si dedica un capitolo importante ai giovani. Questo non solo perché ovviamente il futuro dipenderà da loro, ma anche perché il settore agricolo soffre da tempo di un invecchiamento rischioso e grave, che impone misure nuove ed efficaci per evitare un progressivo abbandono del settore e con esso della sicurezza alimentare europea.
In uno dei passaggi principali si legge: “Il settore agroalimentare di oggi si trova ad affrontare trasformazioni strutturali impegnative, tra cui notevoli discrepanze nella scala delle operazioni agricole e l’invecchiamento della popolazione agricola. Solo il 12% circa degli agricoltori dell’Ue ha meno di 40 anni. Anche se il reddito per persona impegnata in agricoltura è aumentato negli ultimi decenni, rimane significativamente inferiore alla media del resto dell’economia, il che ha un impatto diretto sul sostentamento degli agricoltori e ostacola la loro capacità di investire, pianificare e innovare. Questo rimane il fattore principale della mobilitazione degli agricoltori a cui l’Ue ha assistito di recente. Sebbene molti giovani esprimano interesse per l’agricoltura come carriera, e alcuni siano impegnati con successo in fiorenti imprese agricole familiari, le sfide e gli ostacoli sono numerosi. Prospettive di reddito molto incerte, in combinazione con requisiti normativi complessi che possono tradursi in oneri burocratici soffocanti, bassa redditività che ostacola gli investimenti, produzione soggetta a crisi, cambiamenti demografici, divario di genere, mancanza di accesso ai servizi di base in alcune aree rurali e difficoltà della professione sono tra i fattori che possono rendere l’agricoltura sempre meno attraente per le generazioni future”.
Questa analisi, estremamente realistica e preoccupante, sarà alla base nei prossimi mesi di una serie di proposte di politica pubblica, fra cui una specifica “Strategia per il rinnovamento generazionale”, nuove misure per favorire l’accesso alla terra e il rafforzamento di risorse dedicate nella prossima Pac.
La consapevolezza di un’urgenza e di un cambio di passo sul sostegno ai giovani in agricoltura è una buona notizia, perché il sostegno pubblico è essenziale, ma bisogna fare presto.