Nessuna traccia di antibiotici nel latte prodotto a Brescia

Lo dimostra un progetto pilota condotto dall’Izsler e dall’Ats Brescia che ha cercato tracce rilevabili al di sotto dei limiti di legge in 52 campioni

Obiettivo della ricerca, abbassare il più possibile il limite di rilevazione dei residui applicando una tecnica innovativa basata sulla combinazione di cromatografia liquida e spettrometria di massa ad alta risoluzione (metodica Lc-Hrms).

Nessuna traccia di antibiotici nel latte prodotto a Brescia. A certificare la sicurezza e salubrità della materia prima munta nella provincia leader a livello nazionale, con 15 milioni e 583mila quintali di latte prodotti nel 2020, pari al 12,3% del totale italiano, è un progetto pilota dell’Istituto condotto dall’Istituto Zooprofilattico sperimentale della Lombardia ed Emilia-Romagna (Izsler) e dall’Ats Brescia che per conto di Regione Lombardia.

Il progetto si è focalizzato sulla ricerca di residui di antibiotici in 52 campioni di latte provenienti da 150 allevamenti che consegnano a 12 stabilimenti di trasformazione. I risultati della  “Ricerca di residui principi attivi nel latte di massa – Una attività di monitoraggio delle sostanze antibiotiche nel latte conferito dalle aziende bresciane ai produttori” sono stati presentati lo scorso 14 aprile dagli stessi ricercatori che hanno eseguito le analisi.

Obiettivo del progetto, abbassare i livelli rilevabili di antimicrobici

«L’obiettivo del progetto di ricerca  - ha spiegato Antonio Vitali, direttore del dipartimento veterinario Ats Brescia – non era quella di monitorare i residui massimi di antibiotici stabiliti per legge ma i livelli più bassi di antimicrobici rilevabili nel latte. Si è cercato perciò di abbassare il più possibile il limite di rilevazione dei residui e siamo riusciti a scendere a un range di quantificazione che va da 2 a 10 µg/kg, ossia fino un limite cento volte inferiore ai quello massimo di residuo previsto per legge».

«Negli ultimi dieci anni gli allevamento hanno fatto grandi progressi in questo campo. La filiera del latte è garantita non solo dai controlli ufficiali ma anche da un sistema di autocontrollo degli operatori, allevatori e trasformatori.  Siamo partiti – ha aggiunto Vitali - da una sperimentazione del 2015 sulla tracciabilità del farmaco veterinario che ha cambiato il mondo della zootecnia e, anche se non è stato comunicato a sufficienza al consumatore, ha garantito grandi risultati in termini di sicurezza alimentare. Al consumatore, che ha una paura atavica dei residui, possiamo dirgli esattamente quanti farmaci consumano i nostri allevamenti e quanti giorni una vacca viene trattata».

Dal 28 gennaio 2022 scatta l’obbligo del registro informatizzato dei trattamenti sanitari sugli animali

Dal 28 gennaio 2022 entrerà anche in vigore il registro informatizzato dei trattamenti sanitari sugli animali per dare ancora più certezze, come ha ricordato Vitali: «Da quella data sapremo come sistema evidenziare i trattamenti fatti ad ogni singolo animale negli allevamenti di bovini da latte. Un vantaggio perché si potranno confrontare i dati tra allevamenti, provincie , regioni e stati con  un innalzamento del livello dei nostri allevamenti  e una valorizzazione dell’immagine del latte nei confronti dei consumatori».

Due fasi della ricerca

Silvia Bellini, responsabile dell’osservatorio epidemiologico dell’Izsler e Giorgio Fedrizzi, alla guida del dipartimento Sicurezza Alimentare dello stesso Istituto, sono entrati nel dettaglio della ricerca: sono stati ricercati 61 antibiotici e non trovando tracce della soglia massima ammessa per legge, si è scesi fino a 100 volte più nel dettaglio, ossia da 0,1 a 1 µg/kg.

Silvia Bellini, responsabile dell’osservatorio epidemiologico ell'Izsler-

«Lo studio - ha spiegato Bellini - ha valutato una presenza di residui di antimicrobici nel latte in una prima fase e la verifica del quantitativo di farmaco utilizzato negli allevamenti da parte dei servii veterinari in una secnoda fase in modo da avere un confronto con quanto rilevato nel latte e il farmaco utilizzato nelle aziende. Sono stati prelevati 52 campioni di latte in 150 allevamenti che conferivano a 12 impianti di trasformazione».

Il consumo di farmaco è stato valutato con due indicatori, il primo ha stimato la vendita complessiva del farmaco in azienda, il secondo ha valutato le dosi giornaliere di antimicrobici somministrati in allevamento sulla base delle prescrizioni veterinarie.

Analisi con una tecnologia d’avanguardia

Il reparto di Chimica degli Alimenti e dei mangimi dell'Izsler ha infatti effettuato l’analisi con tecnologie all’avanguardia, in grado di avere informazioni sia sulla struttura chimica delle molecole che sulla loro concentrazione, anche quando presenti a livelli di contaminazione inferiori ai limiti di legge.

La tecnica si è basata sulla combinazione di cromatografia liquida e spettrometria di massa ad alta risoluzione (metodica Lc-Hrms) che nel caso del latte ha consentito di determinare contemporaneamente 61 molecole appartenenti a 6 grandi raggruppamenti di antibiotici: amfenicoli, beta-lattamici, chinolonici, macrolidi, sulfamidici e tetracicline.

Rolfi, assessore agricoltura Regione Lombardia: «L’analisi sarà estesa alle filiere della carne e delle uova»

La ricerca di antibiotici nel latte  sarà  estesa nel corso del 2021 anche alle filiere della carne e delle uova, come ha annunciato l'assessore all’Agricoltura, Fabio Rolfi: «Il lavoro fatto - ha dichiarato - dimostra che le fake news sulla zootecnia possono essere smontate. Dando contestualmente al cittadino-consumatore garanzie e certezze per i suoi acquisti».

«La condizione dei nostri allevamenti  - ha continuato Rolfi - è gestita con attenzione al benessere animale e il latte delle aziende bresciane è assolutamente sicuro. Questo va scritto e detto a chiare lettere. Perché questa ricerca che analizza la presenza di composti farmaceutici, praticamente non ne trova anche con un’analisi decisamente approfondita. Registrando valori compresi tra i 2 e i 10 µg/kg, ovvero valori decisamente inferiori, anche di 100 volte, al limite di legge».

Bisogna ricordare – ha ricordato l’assessore lombardo – che i progressi sul benessere animale hanno consentito di ridurre l’uso dei farmaci. Purtroppo, però, in un una vulgata mediatica e politica, si tende a rappresentare la zootecnia come se fosse quella di cinquant’anni fa. Invece la zootecnia è oggi decisamente diversa.

Fondamentale è stata la collaborazione degli allevatori bresciani, che hanno messo a disposizione per il campionamento le proprie cisterne di latte crudo, consapevoli che - in presenza di risultati irregolari - avrebbero potuto subire dei blocchi di produzione.

Martinoni, Confagricoltura Brescia:«La riduzione degli antibiotici è anche una questione economica»

Soddisfatto il presidente onorario di Confagricoltura Brescia e presidente della Federazione nazionale di prodotto lattiero casearia, Francesco Martinoni: «È un’opportunità che non dobbiamo perdere - ha dichiarato - per rimarcare che il latte bresciano è più che sicuro. Ma non dobbiamo essere autoreferenziali, per prime devono essere le istituzioni a difendere una produzione centrale per la provincia di Brescia e per la Lombardia. È necessario uscire dalla nostra cerchia, parlarne e arrivare ai consumatori, forti di questi positivi risultati della ricerca scientifica».

Martinoni ha ricordato che l’uso di farmaci veterinari è in continuo calo da anni nelle stalle bresciane, un trend confermato anche oggi dagli organi di controllo. «È un tema su cui noi produttori siamo molto sensibili - ha aggiunto -: la riduzione degli antibiotici è anche una questione economica, perché determina una spesa minore, oltre che di salubrità del nostro prodotto e delle nostre mandrie. Le sperimentazioni e i progetti che stiamo conducendo sul nostro territorio, ad esempio per la cura delle mastiti in maniera sempre più mirata, in modo da conoscere in anticipo se e quale tipo di farmaco può essere impiegato, porta la provincia di Brescia all’avanguardia in tutto il territorio nazionale».

 

 

 

 

Nessuna traccia di antibiotici nel latte prodotto a Brescia - Ultima modifica: 2021-04-16T12:19:29+02:00 da Francesca Baccino

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