Una genetica per l’Italia

È uno degli obiettivi di FedAna. L’importanza dei programmi genetici nazionali (editoriale di Martino Cassandro pubblicato in IZ 15.2023)

In zootecnia il miglioramento genetico è una leva competitiva, che accumula ricchezza nel tempo. Le associazioni allevatori che si occupano di miglioramento genetico animale, come le Ana (Associazioni nazionali allevatori) e la FedAna che le coordina, sono essenziali, in un mondo competitivo, per un paese che fondi parte rilevante della propria ricchezza sul settore agroalimentare nazionale, stabilendo e realizzando obiettivi di selezione made in Italy.

L’azione delle Ana ha permesso un aumento delle qualità nutrizionali oltre che delle produzioni quantitative per animale. Gli incrementi produttivi sono stati pari a un tasso medio del 2% all’anno; accumulando dal dopoguerra ad oggi un +200, +300% di produzione di latte e carne.

Infatti, mentre nel dopoguerra una bovina da latte produceva in media 30-40 quintali di latte/anno e un bovino da carne cresceva con un tasso medio del +0,3/+0,4 kg/d, oggi le produzioni nei bovini sono in media di 100-120 quintali/anno di latte, mentre gli accrescimenti medi si attestano su +1/+1,2 kg/d di carne, e senza compromettere la qualità della materia prima.

Tali risultati hanno permesso di ridurre, negli anni, l’import dei prodotti di origine animale, ridurre i costi, conservare e tutelare biodiversità e territori dal punto di vista ambientale, culturale e delle tradizioni agroalimentari.

Le Ana italiane a tutt’oggi impiegano circa 158 unità di personale (delle quali 21 a tempo parziale) servendo oltre 100 libri genealogici (LL.GG.) di numerose razze, oltre 33mila allevamenti iscritti ai LL.GG. che allevano oltre 4 milioni di capi di 8 diverse specie animali (bovini, bufalini, ovini, caprini, suini, equini, asinini, cunicoli), dei quali 2 milioni di capi adulti iscritti a Libro genealogico e controllati per le loro performance numerose volte all’anno.

Ogni euro speso di personale delle Ana produce 3 euro di valore della produzione (dati FedAna, 2021), in più c’è il miglioramento genetico prodotto nelle mandrie degli allevatori partecipi ai programmi genetici nazionali.

Una recente stima Anafibj per il settore lattiero caseario ha determinato che nel 2005 una Frisona produceva in un anno 14 forme di Parmigiano Reggiano, mentre nel 2021 le forme prodotte sono diventate 18,5 grazie a una selezione genetica per aumentare la proteina kg, la produzione di materia utile e anche per l’aumento della frequenza dell’allele B della k-caseina, oltre che per i miglioramenti gestionali e delle diete fornite alle bovine. Inoltre, l’aumento della produttività consente di ridurre l’impatto ambientale per unità di prodotto ottenuto.

Poter decidere la propria selezione nazionale è importante perché permette anche di poter stabilire propri obiettivi di selezione, tipici della nostra realtà e delle nostre esigenze, non solo di filiera ma anche di società e cittadini che chiedono sempre più prodotti animali a basso costo, basso impatto ambientale e tutelanti la sanità e benessere animale, una priorità oramai della moderna zootecnia. Migliorando la propensione degli animali per determinate caratteristiche, preservando la diversità genetica, è possibile migliorare intere popolazioni di animali, con benefici per gli agricoltori, i consumatori e l’ambiente.

Oggi gli allevatori con le proprie Ana praticano anche la conservazione, il miglioramento e la promozione delle razze locali, molto diffuse negli eterogenei territori italiani, e stanno applicando alle popolazioni animali una selezione sostenibile, di tipo olistico, applicando le buone pratiche del Codice Efabar.

Per essere protagonisti del proprio futuro e poter decidere del proprio destino, i programmi genetici animali sono essenziali in un paese che, nonostante tutto, rimane tra le prime 5-6 zootecnie a livello mondiale.

Non deleghiamo altri paesi o multinazionali estere a decidere quali risorse genetiche utilizzare e come migliorarle nel tempo. Basterebbe un piccolo investimento e affidarlo in mani qualificate e professionalmente preparate come le storiche Ana, al motto di “Una genetica per l’Italia al costo di un caffè all’anno per cittadino”.

I programmi genetici nei tre principali settori italiani

In avicoltura non abbiamo più da decenni un programma genetico nazionale, importiamo genetica con pulcini ottenuti da pochissime ditte multinazionali, 3 o 4 al massimo, che dominano e decidono che prodotto genetico creare e fornire al mondo, sia per i broiler che per le galline ovaiole. La filiera avicola risulta molto integrata verticalmente e la mancanza di un programma genetico avicolo italiano ci rende vulnerabili nel decidere strategie future.

Nella specie suina abbiamo un programma genetico gestito dall’Anas (Associazione nazionale allevatori di suini) che fa selezione per la produzione del suino pesante italiano, per capirci per produrre i nostri prosciutti crudi e prodotti tipici italiani che richiedono animali con pesi vivi elevati. Il resto del mondo produce suini leggeri per carne da consumo fresco e diretto.

Nella specie bovina l’Italia dispone di vari programmi genetici nazionali gestiti da varie Ana e competono a volte con rilevanti risultati e molto competitivi, con programmi genetici di altri paesi. Nella specie bovina la filiera bovina è poco integrata verticalmente, molto più a livello orizzontale, per esempio tra associazioni allevatori come tra Ana e FedAna.

In Italia esistono una ventina di Ana, con altrettante Ara (le Associazioni regionali allevatori, preposte con Aia alla raccolta dei dati e fenotipi da cui le Ana calcolano gli indici genetici per attuare i vari programmi genetici nazionali di razza e specie), coordinate da FedAna. Tutto questo sistema costa alla comunità meno di un euro/anno per cittadino italiano.

Editoriale di Martino Cassandro pubblicato in IZ 15.2023

Una genetica per l’Italia - Ultima modifica: 2023-09-12T12:50:11+02:00 da Elena Barbieri

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