L’appello a rispettare, anche in marzo, in piena emergenza coronavirus e con il mercato in subbuglio, i contratti sul prezzo del latte alla stalla, è arrivato da Fabio Rolfi, assessore all’Agricoltura della Lombardia, la regione che produce oltre il 40% del latte nazionale: «Gran parte dell’industria della trasformazione e del sistema cooperativo sta correttamente ritirando il latte nella quantità e ai prezzi stabiliti, qualcuno addirittura ne sta ritirando di più, quindi il mercato sta tenendo, seppure con un riposizionamento dei volumi. Questo significa che le azioni speculative non sono giustificabili nemmeno dall’andamento del mercato e che nessuno deve mettere le mani avanti approfittando della situazione».
L'emergenza coronavirus non sia usata come pretesto
Rolfi ha ricordato, inoltre, a tutti gli attori della filiera, la proposta emersa al tavolo regionale sul latte nei giorni scorsi: «Decidere un prezzo di riferimento per garantire redditività a tutta la filiera in questo momento particolare, quanto meno per il mese di aprile. Il prezzo stabilito nell’accordo Galbani potrebbe essere un riferimento, in grado di offrire a tutti una sufficiente remunerazione in base alle condizioni del mercato».
Un esempio per tutti è il pagamento di 38,5 centesimi al litro per marzo, il valore scaturito dall'indice che segna l'andamento del mercato in base all'accordo firmato in Lombardia dagli allevatori e da Italatte, la società di raccolta che fa capo alla multinazionale Lactalis e vanta marchi storici come Galbani (ma anche Cademartori, Invernizzi e Parmalat). Il prezzo stipulato dal Gruppo francese, che è, ad oggi, il più grande buyer di materia prima italiana (ritira circa il 10% del latte italiano), dovrebbe, infatti, idealmente, indicare la rotta ai contratti di conferimento del lattte in tutta la Lombardia.
«Devono essere riconosciuti - ha aggiunto Rolfi - gli sforzi: sia degli allevatori, che in maniera responsabile stanno riducendo i volumi di produzione per far fronte alle attuali esigenze economiche, sia del mondo della trasformazione, che nonostante i problemi legati alla forza lavoro e alla chiusura di mercati esteri sta continuando a lavorare il latte. Il prezzo Galbani, già riferimento per molti, potrebbe essere un punto di incontro per evitare che qualcuno possa mettere le mani avanti e usare l’emergenza sanitaria per ritrattare quanto stabilito».
«Ha fatto molto bene l’assessore Rolfi – ha commentato Antonio Boselli, presidente di Confagricoltura Lombardia – a proporre, su nostra indicazione, di stabilire un prezzo di riferimento, da valutare a scadenza bimestrale o mensile, per dare stabilità al mercato e garantire redditività a tutta la filiera: riteniamo che possa essere preso come valore di riferimento il prezzo stabilito nell’accordo Galbani, ossia un indice combinato che tiene conto del prezzo medio europeo e del prezzo del Grana Padano. Il latte dovrebbe essere pagato 38,5 centesimi al litro a marzo e tra i 38 e i 38,5 ad aprile in base alle future quotazioni del Grana Padano».
No a speculazioni sul latte
No a speculazioni sul latte. Su questo il presidente di Confagricoltura Lombardia si è espresso altrettanto chiaramente: «Non possiamo accettare le provocazioni, fortunatamente arrivate da pochissime realtà della trasformazione, di chi intende innescare una spirale al ribasso nelle quotazioni».
In queste ultime settimane, i problemi legati all’epidemia di Covid-19 hanno sconvolto i normali canali distributivi del settore lattiero, con un quasi totale rallentamento del settore Ho.re.ca. e un aumento di pari importanza sul fronte del retail e della grande distribuzione organizzata.
Boselli ha sottolineato che i produttori di latte ritengono inaccettabile il comportamento di alcuni singoli caseifici che hanno chiesto la revisione del prezzo pattuito per il mese di marzo; anche sui contratti in scadenza e che devono essere rinnovati in questi giorni viene chiesto nuovamente senso di responsabilità alla filiera.
Finora, come ha precisato sempre Boselli, allevatori, mondo cooperativo, industrie di trasformazione hanno dimostrato grande maturità e responsabilità. «Tutto il latte ha trovato collocazione e pur con una fase iniziale caratterizzata da prezzi molto bassi, ora le quotazioni del latte spot stanno tornando ai livelli medi del periodo».
«Nell’ultimo incontro del tavolo sul latte – ha sottolineato Paolo Voltini, presidente di Coldiretti Lombardia, tutti i soggetti si sono impegnati a garantire uno sforzo comune per superare questo momento difficile. Ci aspettiamo quindi che gli impegni presi vengano mantenuti, rispettando i contratti e condannando ogni singola iniziativa speculativa».
«Il mondo agricolo sta facendo la sua parte – ha continua Voltini – ci aspettiamo che tutti facciano lo stesso. Non possiamo accettare che l’azione di alcuni metta a rischio la tenuta di un comparto fondamentale per l’agroalimentare lombardo e italiano». Con più di 5 mila allevamenti, ha concluso la Coldiretti regionale, e con 500 mila vacche da latte, la Lombardia produce oltre il 40% del latte italiano.