Nella ristorazione necessaria l’origine della carne in etichetta

Coldiretti, Anaborapi e Coalvi hanno presentato un disegno di legge che punta a introdurre l’obbligo dell’origine inella ristorazione

ristorazione
Importante intervenire sul canale Ho.re.ca anche a tutela delle produzioni italiane, per garantire la tracciabilità e un'informazione chiara al consumatore

Coldiretti, Anaborapi e Coalvi hanno presentato ai parlamentari piemontesi un Disegno di Legge sull’etichettatura d’origine della carne, anche macinata, impiegata nella ristorazione.

È questo il risultato di un momento di confronto che si è svolto presso la Casa della Piemontese a Carrù, tra Bruno Mecca Cici, vice-presidente di Coldiretti Piemonte con delega territoriale alla zootecnia, Andrea Rabino, presidente di Anaborapi, e Guido Groppo, presidente del Coalvi.

Momento di crisi per la razza Bovina Piementese

«Sono diversi i fattori che stanno incidendo negativamente sulla razza bovina Piemontese: dal basso prezzo riconosciuto agli allevatori – ha spiega Mecca Cici, – al mercato sempre più ristretto, dallo strapotere dei macellatori all’aumento dei costi di produzione fino alla divisione interna tra i produttori stessi. Per cercare di salvare un comparto che conta 310 mila capi, più di 4 mila aziende, oltre 10 mila addetti nel settore, con una elevatissima percentuale di giovani allevatori, e un fatturato di quasi 400 milioni di euro, abbiamo presentato una proposta di Legge che auspichiamo possa seguire un breve iter per essere messa in pratica».

Traccabilità nella ristorazione

«Avere l’etichettatura d’origine obbligatoria nella ristorazione significa far compiere al consumatore una scelta consapevole, garantire tracciabilità affinché la carne servita nel canale Ho.Re.Ca. venga obbligatoriamente identificata e valorizzare una carne che vanta eccelse proprietà organolettiche: è altamente digeribile, magra ed è tra le razze storiche più famose ma viene poco riconosciuta oltre i confini del Piemonte».

Hanno preso parte alla riunione i direttori e i presidenti delle federazioni provinciali Coldiretti, con la presidente regionale, Cristina Brizzolari, e il delegato confederale, Bruno Rivarossa. Presenti, oltre all’assessore regionale all’Agricoltura, Marco Protopapa, e al sindaco di Carrù, Nicola Schellino, i parlamentari Enzo Amich, Giorgio Maria Bergesio, Monica Ciaburro, Marcello Coppo, Andrea Giaccone, Antonino Iaria ed Augusta Montaruli.

«Le aziende che allevano la Piemontese presentano – ha ricordato Rabino – un elevato grado di auto-approvvigionamento degli alimenti per il bestiame, ma i recenti aumenti dei costi di produzione stanno veramente mettendo in crisi le nostre aziende: agli accresciuti costi non ha fatto riscontro un adeguato aumento dei prezzi degli animali da ristallo e di quelli da macello».

Hanno partecipatoall'incontro anche Arap Piemonte con il presidente, Elia Dalmasso, e il direttore, Tiziano Valperga, e Asprocarne con il presidente, Franco Martini, e il direttore, Simone Mellano, che hanno condiviso il Disegno di Legge presentato.

La flessione del 3,8% delle fattrici nell'ultimo anno

Rabino ha ricordato anche come nel 2022 rispetto al 2021 il libro genealogico tenuto da Anaborapi abbia registrato un calo di circa 4mila fattrici, cioè il 3,8% del totale. «Sarebbe grave se questo trend – ha ribadito – dovesse proseguire. Sono sicuro che un’iniziativa per certificare il prodotto fino alla ristorazione permetterebbe un rilancio della nostra produzione ed in particolare permetterebbe di valorizzare la nostra carne anche in quelle zone d’Italia ove è ancora poco conosciuta».

«I pasti consumati fuori casa superano il 50% del totale. Questo significa – ha spiegato Guido Groppo, presidente del Coalvi – che le battaglie vinte sull’etichettatura delle carni bovine al dettaglio ed in Gdo, all’inizio degli anni 2000, vengono ridotte di importanza proprio a causa di questo spostamento delle abitudini alimentari. È importante intervenire sul canale Ho.re.ca anche a tutela delle produzioni italiane, troppo spesso vantate da questi operatori senza alcuna garanzia o certificazione.

Infatti, ad oggi non vi è alcuna normativa in Italia che preveda. come ha fatto notare Groppo, l’obbligo di fornire le informazioni sull’origine della carne bovina consumata presso la ristorazione collettiva o privata. Tutto ciò a fronte di una crescente attenzione del cliente, sempre secondo tali indagini, all’origine dei prodotti consumati al ristorante.

«L’etichettatura delle carni nelle macellerie è stata – ha proseguito Groppo – uno strumento fortemente innovativo e trasparente ha fornito al consumatore, al momento dell’acquisto, le giuste informazioni per una scelta consapevole. Oltre ai disciplinari di etichettatura, in Italia la carne bovina di Razza Piemontese ha a disposizione anche altri strumenti di certificazione e etichettatura: ne sono un esempio il Sistemi di Qualità Nazionale Fassone di Razza Piemontese e l’Igp Vitelloni Piemontesi della coscia. Al fine di completare la valorizzazione della carne prodotta in Italia con sistemi di qualità riconosciuti in Europa, si rende dunque necessario assumere provvedimenti normativi che introducano l’etichettatura delle carni nel canale Ho.re.ca, a tutela del consumatore e di tutti gli operatori della filiera delle carni».

 

 

Nella ristorazione necessaria l’origine della carne in etichetta - Ultima modifica: 2023-10-23T20:12:46+02:00 da Francesca Baccino

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