I due ministeri della Salute e delle Politiche agricole, alimentari e forestali hanno avviato le procedure per consentire agli allevamenti avicoli il risarcimento dei danni diretti e indiretti provocati dall’influenza aviaria ad alta patogenicità. Una decisione presa al tavolo tecnico convocato ieri sull’emergenza aviaria che nel nostro Paese è in rapido aumento, soprattutto nelle regioni più vocate, Lombardia e Veneto.
«La situazione è drammatica - ha detto il presidente della Federazione nazionale di prodotto dell’avicoltura di Confagricoltura, Simone Menesello - e richiede interventi congrui e rapidi».
Menesello ha sottolineato che Confagricoltura aveva chiesto di aggiungere un emendamento alla manovra economica di Bilancio, (approvata in Commissione Bilancio del Senato), che prevede la creazione di un Fondo per l’emergenza avicola con una dotazione di 30 milioni di euro. Risultato raggiunto come spiega Menesello: «Si tratta di un primo significativo segnale nei confronti di un comparto in sofferenza acuta per il diffondersi della malattia». E’ così salito da 20 a 30 milioni lo stanziamento previsto per far fronte all’emergenza aviaria.
Confagricoltura chiede ristori immediati
Confagricoltura ha lanciato l’allarme paventando il blocco totale dell’attività delle aziende colpite e ha chiesto che vengano avviate da subito forme di ristoro con il rinvio dei pagamenti fiscali e previdenziali nonché con agevolazioni creditizie (in particolare la moratoria sui mutui in essere) e poi anche con forme di anticipazione degli importi spettanti come «ristoro per danni indiretti» alle imprese toccate dalla epidemia.
Secondo Confagricoltura le risorse potrebbero essere impiegate subito ad esempio con anticipi attraverso gli aiuti di stato che potrebbero essere attivati in maniera automatica e rapida.
La situazione in Italia
La nota 29811 del ministero della Salute ha stabilito il 18 dicembre 2021 ulteriori misure di controllo, sorveglianza ed eradicazione per contenere la diffusione dell’influenza aviaria e ha pubblicato una nuova mappa delle zone di protezione e sorveglianza che viene costantemente aggiornata dall’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, che è il Centro di referenza nazionale dell’influenza aviaria.
«I focolai di influenza aviaria aumentano rapidamente e già se ne contano, secondo i dati ufficiali diffusi ieri - riporta un comunicato di Confagricoltura - 260 che riguardano gli allevamenti; sono invece 13 i focolai accertati che riguardano la fauna selvatica.
Dopo i casi di positività dapprima rilevati nei volatili selvatici, in Italia il virus si sta diffondendo dunque da mesi anche nelle regioni, Veneto e Lombardia, in tantissimi allevamenti avicoli industriali.
Sono stati di recente confermati ulteriori focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità H5N1 nelle province di Verona, Padova e Brescia, e sono stati rilevati nuovi focolai nelle province di Mantova, Cremona, Vicenza e Udine, le zone vocate per l’avicoltura.
Come è stata gestita finora l’emergenza aviaria
L’Unità di crisi centrale si era riunita il 30 novembre e il 14 dicembre scorso con la partecipazione dei rappresentanti dei ministeri delle Politiche agricole e della Salute, delle regioni Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Lazio, del Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria.
Al centro della discussione le nuove strategie di intervento negli allevamenti avicoli alla luce proprio delle ulteriori conferme di focolai di influenza aviaria in diverse località della provincia di Verona, Padova e Brescia e di nuovi focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità nelle province di Mantova, Cremona, Vicenza e Udine, zone ad alta densità avicola. Da qui la decisione di dare via libera alle procedure per i ristori dei danni diretti (tramite il ministero della Salute) e dei danni indiretti (gestita dal Mipaaf, con risorse europee autorizzate dai Bruxelles) alle aziende avicole.
Un comparto strategico per l’Italia
Secondo Confagricoltura Il settore avicunicolo conta oltre18 mila allevamenti, di cui 6 mila professionali e impiega circa 38mila addetti, per una produzione di carni bianche pari a 1,3 tonnellate annue.
Il Veneto è la prima regione italiana con il 41 per cento della produzione nazionale di carni bianche e il 14 per cento delle imprese, seguita da Lombardia ed Emilia Romagna.