Allevamento delle bufale dalla genetica alla genomica

L’ariosità e l’igiene di un moderno allevamento di bufale
Anasb: passa dalla genomica la strategia per il futuro del settore bufalino

Il 20 luglio scorso a Caserta si è svolto un importante incontro organizzato da Anasb (Associazione nazionale allevatori specie bufalina) sulle nuove frontiere della selezione della Bufala Mediterranea Italiana, in cui si sono illustrati i principali contenuti e risultati preliminari del Progetto Big (l’acronimo Big deriva da “Bufala Mediterranea Italiana – tecnologie innovative per il miglioramento genetico”, vedi anche https://big.anasb.it ).
Anasb, capofila del progetto assieme al Dipartimento di Medicina veterinaria e produzioni animali (Dvmpa) dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, ha coinvolto un network d’eccellenza, costituito dall’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno (Izsm), dal Consorzio incremento produttivo allevamenti bufalini (Cipab), dall’Istituto di Biologia e biotecnologia agraria del Cnr (Ibba) e del Dipartimento di Agronomia animali alimenti risorse naturali e ambiente (Dafnae) dell’Università di Padova.

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Il benessere animale viene garantito anche nelle aree esterne degli allevamenti

Il grande lavoro di squadra ha consentito al progetto Big di muovere i primi passi e di porsi all’attenzione come elemento innovativo per il presente ed il futuro della selezione della Bufala Mediterranea Italiana, nel rivoluzionario passaggio dalla genetica alla genomica.
Durante l’incontro sono interventi, tra gli altri, l’assessore all’Agricoltura della Regione Campania Nicola Caputo, il direttore generale delle Politiche agricole regionali Maria Passari, il dirigente Mipaaf Francesco Bongiovanni, il direttore generale dell’Izsm Antonio Limone, il componente del cda dell’Università Federico II Giuseppe Campanile, il presidente del Consorzio di tutela della Mozzarella di bufala campana dop Domenico Raimondo e il direttore di Coldiretti Campania Salvatore Loffreda.

Gli interventi di Nicola Palmieri e Gabriele Di Vuolo

Con il progetto Big, ha affermato il presidente Anasb Nicola Palmieri, “abbiamo accettato la sfida dell’innovazione e devo dire, con soddisfazione, che così rispondiamo sia agli allevatori che ai consumatori, con una filiera tracciata e sostenibile, sia alle istituzioni nazionali ed europee che domandano un impegno concreto per la fase della transizione ecologica e per un allevamento in grado di essere efficiente, rispettoso di ambiente e territori, teso a ridurre lo spreco di risorse.

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Nicola Palmieri durante il suo intervento all’incontro di Caserta.

Sono sfide impegnative, ma che dobbiamo vincere. Entriamo così a pieno diritto nell’era della genomica e lo facciamo utilizzando le tecnologie avanzate anche grazie alla fondamentale collaborazione con l’Università Federico II di Napoli e l’apporto degli altri partner”.
Al presidente Palmieri ha fatto eco Gabriele Di Vuolo, vicepresidente Anasb e presidente Cipab: “Il quadro attuale non può fare a meno di tener conto di alcune importanti variabili connesse alla gestione dell’allevamento bufalino, quali l’aumento del costo di produzione per litro di latte.

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Gabriele Di Vuolo.

Dobbiamo anche noi allevatori della bufala aver ben presente che quando si parla di sostenibilità ci si deve riferire soprattutto a quella economica e sociale, perché senza di essa non è possibile continuare ad essere imprenditori. In qualità anche di presidente del Cipab, sottolineo l’importante apporto al Progetto Big degli oltre cento allevatori consorziati, sinergia che consente, ad esempio, la diffusione dell’utilizzo del seme sessato, l’analisi approfondita di parametri sanitari, l’azione fortemente innovativa e anticipatrice dei tempi messa in campo con la selezione genomica, lo studio di indici inerenti la resistenza alle malattie, il minor uso di farmaci in allevamento. La nostra responsabilità – ha tra l’altro concluso – anche come giovani imprenditori, è di fare squadra: ai nostri interlocutori chiediamo di supportarci con la loro esperienza”.

Il lavoro Anasb secondo Giacomo Bertolini

Una testimonianza d’impatto sul lavoro fatto da Anasb soprattutto in questi ultimi anni, caratterizzati anche dalla trasformazione in “ente selezionatore” a seguito della riforma della legge 52, è stata portata dal direttore che, in pochi minuti, ha illustrato (vedi box a pagina 68) come la banca dati dell’Associazione sia un unicum al mondo per la Bmi (Bufala mediterranea italiana).
“Con il nostro lavoro – ha affermato Bertolini, non senza aver ringraziato gli ospiti presenti e quanti hanno collaborato fin dagli inizi al rilancio dell’Associazione – abbiamo implementato un metodo di ‘cooperazione applicativa’ fondato sullo scambio e condivisione di dati e informazioni che sta dando grandi risultati. Abbiamo puntato a far risaltare il valore e l’eccellenza dei nostri animali, ma anche la qualità del latte, esaltando la valenza economica e sociale della filiera, non solo per il territorio campano”.
Tutto questo si traduce in investimenti per l’innovazione di 750mila euro per le analisi genomiche e fenotipi innovativi, 130mila euro per la biobanca di seme sessato ed embrioni e 166mila euro per digitalizzazione e open data.

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Un’altra significativa immagine di interni di una stalla bufalina

I primi risultati pubblicati sul sito del progetto (https://big.anasb.it/) sono cinque nuovi indici:
- Indice genetico età al primo parto
- Indice genetico intervallo al primo parto
- Indice genetico intervallo tra i parti successivi al primo
- Indice aggregato di fertilità
- Indice aggregato salute mammella.
I risultati di Anasb sono stati particolarmente apprezzati da tutta la platea, sia dai rappresentanti dei vari partner del progetto Big sia da quelli istituzionali, a iniziare dall’assessore all’Agricoltura della regione Campania, che nel suo saluto ha voluto testimoniare l’attenzione dell’amministrazione locale al settore bufalino.

I rappresentanti delle istituzioni

La ricerca, ha asserito tra l’altro l’assessore Nicola Caputo, “è l’unico elemento che può farci avanzare. Per questo ringrazio per l’occasione di aver potuto conoscere ed approfondire i contenuti del progetto Big e le sue opportunità”. Caputo ha fatto poi un breve cenno a tutte le problematiche più attuali per il settore bufalino campano, dalla situazione sanitaria alle storture causate anche dalla tendenza alla disinformazione che offusca gli sforzi che si fanno a favore della promozione delle produzioni di qualità.
Operativamente, l’assessore ha ventilato come un’ipotesi praticabile quella della realizzazione di un centro di sperimentazione sulla genetica bufalina in una nuova struttura sul territorio, individuando Cancello e Arnone quale sede possibile.
Sempre sul versante istituzionale, un contributo di chiarezza sul quadro normativo attuale e sulle prospettive per il settore bufalino è venuto dal dirigente Mipaaf Francesco Bongiovanni. Dopo aver rimarcato come il processo di riforma del sistema allevatoriale conseguente alla revisione della legge sulla riproduzione animale (Dlgs. n. 52) abbia portato elementi positivi ma anche qualche criticità, Bongiovanni ha ricordato le difficoltà dovute alla contrazione delle contribuzioni pubbliche alle organizzazioni allevatoriali e alcune “occasioni perse” specificatamente nel settore bufalino, in merito all’accesso alle risorse del primo Psrn.
“Ora – ha specificato Bongiovanni – lo sblocco dei fondi nella nuova programmazione avviata lo scorso anno consentirà anche agli allevatori bufalini di avviare un’attività proficua, dai piani di accoppiamento finalizzati a nuovi caratteri, alla genotipizzazione di più animali e lo sviluppo di una nuova serie di indici utili sia alla ricerca, sia agli allevatori e agli obiettivi indicati nella strategia europea Farm to Fork ed in quelli più generali relativi alla sostenibilità in zootecnia”.

Gli altri esperti presenti all’incontro

Un contributo tecnico importante in merito alle innovazioni introdotte nel Progetto BIG è stato portato dal professor Gianluca Neglia, dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, responsabile scientifico del progetto. Un primo focus sulla selezione genomica nella Bufala Mediterranea Italiana è stato invece prodotto da Stefano Biffani, ricercatore Cnr-Ibba e coordinatore dell’Ufficio studi R&S Anasb.
Fattivo anche l’apporto degli altri interventi istituzionali, da quello di Salvatore Loffreda, direttore Coldiretti Campania, a Domenico Raimondo, presidente del Consorzio di tutela della Mozzarella di bufala campana dop, al professor Giuseppe Campanile, componente del cda dell’Università Federico II, il quale ha sottolineato l’importanza della sinergia creata, che ha reso possibile lo sviluppo del progetto Big, ad Antonio Limone, direttore generale dell’Izsm, che ha messo in rilievo quanto l’Istituto creda in Big e nei suoi risvolti innovativi e trasversali per la Bmi, e, infine, a Maria Passari, direttore generale delle Politiche agricole, alimentari e forestali della Regione Campania.
Tra i presenti in sala, oltre a rappresentanti del mondo professionale agricolo campano e numerosi allevatori, anche il responsabile nazionale zootecnia di Coldiretti e coordinatore FedAna Giorgio Apostoli, il direttore tecnico Aia Riccardo Negrini e Michele Blasi, direttore del Dqa (Dipartimento qualità agroalimentare), ente terzo che certifica, tra le altre produzioni, la Mozzarella di bufala campana dop.
In chiusura, oltre alla presentazione di tutto lo staff Anaasb che negli ultimi anni è cresciuto e si è in parte rinnovato, il direttore Bertolini ha annunciato che una illustrazione del Progetto Big sarà presto fatta nel dettaglio anche ai responsabili istituzionali ed agli allevatori di altre aree importanti per l’allevamento della bufala, a partire dal Lazio.


I numeri della banca dati Anasb

- Capi iscritti al Libro Genealogico: 1.165.800
- Totale capi vivi iscritti al Libro Genealogico: 267.793
- Soggetti con DNA depositato: 62.170
- Soggetti punteggiati: 177.751
- Tori in FA: 159
- Totale informazioni in database: 3.539.744

 

Allevamento delle bufale dalla genetica alla genomica - Ultima modifica: 2022-09-23T12:40:38+02:00 da Lucia Berti

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