«Con oggi ufficializziamo che l’Italia porta in etichetta l’origine del latte e dei suoi derivati». Lo ha detto il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, alla Giornata nazionale del latte italiano, manifestazione organizzata il 31 maggio a Milano dalla Coldiretti in occasione del World Milk Day della Fao, a cui ha partecipato anche il premier Matteo Renzi.
Renzi ha addirittura annunciato che il relativo decreto è già stato firmato e sottoposto alla Ue: «Il decreto per l’origine del latte in etichetta è già stato firmato, non è una promessa. Ed è stato già inviato a Bruxelles ieri (il 30 maggio, ndr). Prima i fatti e poi le parole. Questa è una storia che richiama giustizia, sapere che cosa sto bevendo».
Il via libera all’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del latte e dei derivati, annunciato da Renzi e da Martina alla kermesse di Milano, «risponde - ha aggiunto il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - alle esigenze di trasparenza dei consumatori italiani. Questi nella metà dei casi sono disposti a pagare il vero Made in Italy alimentare fino al 20% in più. Ma c’è addirittura un 12% che è pronto a spendere ancora di più pur di avere la garanzia dell’origine nazionale».
LO SCHEMA DEL DECRETO
Il Mipaaf rende noto che lo schema di decreto che introduce l’indicazione obbligatoria dell’origine per i prodotti lattiero caseari in Italia è stato condiviso dal Ministro Maurizio Martina e dal Ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda. Lo schema è stato inviato per la prima verifica a Bruxelles, avviando così l’iter autorizzativo previsto a livello europeo.
Questo sistema sperimentale consentirà di indicare con chiarezza al consumatore la provenienza delle materie prime di molti prodotti come latte Uht, burro, yogurt, mozzarella, formaggi e latticini.
“Siamo davanti a un passo storico – ha dichiarato ancora Maurizio Martina – che può aiutare tutto il sistema lattiero caseario italiano. Parliamo di un settore che nel suo complesso vale più di 20 miliardi di euro e che vogliamo dotare di ancora più strumenti per competere. Ci sono analisi che dimostrano la propensione dei consumatori anche a pagare di più per un prodotto che sia d’origine italiana tracciata. Con questo decreto sarà possibile sfruttare questi spazi, perché finalmente i consumatori potranno essere pienamente informati. L’indicazione chiara ed evidente dell’origine della materia prima è un elemento cruciale per valorizzare il lavoro di più di 34mila allevatori che rappresentano il cuore pulsante di questo settore. Il nostro impegno per salvaguardare il loro reddito è quotidiano e spingiamo perché ci sia un ulteriore rafforzamento dei rapporti di filiera nel nostro Paese. Lavoriamo ancora a Bruxelles perché questa sperimentazione apra la strada ad un passo europeo ancora più forte”.
L’INDAGINE ISMEA SUI CONSUMI
Da un’indagine demoscopica commissionata da Ismea emerge che il 67% dei consumatori italiani intervistati si dichiara disposto a pagare dal 5 al 20% in più per un prodotto lattiero caseario che abbia chiara in etichetta la sua origine italiana.
Per 9 italiani su 10 è importante conoscere l’origine delle materie prime per questioni legate al rispetto degli standard di sicurezza alimentare, in particolare per latte fresco e i prodotti lattiero-caseari. Si è espresso così, infatti, il 95% degli oltre 26 mila partecipanti alla consultazione pubblica online tra i cittadini sulla trasparenza delle informazioni in etichetta dei prodotti agroalimentari, svolta sul sito del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.
LE NOVITÀ DEL DECRETO
Il decreto in particolare, comunica ancora il Mipaaf, prevede che il latte o i suoi derivati dovranno avere obbligatoriamente indicata l’origine della materia prima in etichetta con le seguenti diciture:
- “Paese di mungitura: nome del paese nel quale è stato munto il latte”;
- “Paese di confezionamento: nome del paese in cui il prodotto è stato confezionato”;
- "Paese di trasformazione: nome del paese nel quale è stato trasformato il latte”.
Qualora il latte o il latte utilizzato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari, sia stato munto, confezionato e trasformato, nello stesso paese, l’indicazione di origine può essere assolta con l’utilizzo di una sola dicitura: ad esempio “Origine del latte: Italia”.
In ogni caso sarà obbligatorio indicare espressamente il paese di mungitura del latte.
Se le fasi di confezionamento e trasformazione avvengono nel territorio di più paesi, diversi dall’Italia, possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture:
- origine del latte: Paesi Ue;
- origine del latte: Paesi Non Ue;
- origine del latte: Paesi Ue e Non Ue.
Sono esclusi solo i prodotti Dop e Igp che hanno già disciplinari relativi anche all’origine e il latte fresco già tracciato.
LE PRINCIPALI AZIONI DEL MIPAAF A SOSTEGNO DEL SETTORE LATTIERO CASEARIO
Il piano del Ministero a sostegno del settore lattiero caseario ha previsto investimenti da 120 milioni di euro, che hanno portato l'Italia ad essere tra i primi Paesi in Europa per entità dell'intervento.
Sono stati stanziati, infatti, 32 milioni per l'aumento della compensazione Iva al 10% per il latte venduto alla stalla ed è stato attivato il fondo latte per ristrutturare i debiti e potenziare la moratoria dei mutui bancari ottenuta con Abi. Altri 25 milioni di euro europei sono stati utilizzati per il sostegno diretto agli allevatori e 10 milioni sono investiti per l'acquisto di latte crudo da trasformare in Uht e destinare agli indigenti.
È in corso anche una campagna di comunicazione istituzionale per sostenere i consumi di latte fresco con testimonial come Cristina Parodi, Carlo Cracco, Demetrio Albertini e Giorgio Calabrese.
Sul fronte europeo, infine, c'è l'impegno, insieme a Francia, Spagna e Germania, per costruire soluzioni a partire dal finanziamento Ue della riduzione volontaria dell'offerta e per una Ocm Latte.
I NUMERI DEL SETTORE LATTIERO CASEARIO IN ITALIA
Fase agricola: 34mila allevatori; 1,8 milioni di vacche da latte; 11 milioni di tonnellate di latte vaccino prodotto di cui 50% circa trasformato in formaggi dop; 4,8 miliardi di euro valore della produzione.
Fase industriale: 3.400 imprese; 39mila occupati; 14,5 miliardi di euro di fatturato.