Zanetti: «Le nostre imprese hanno reagito ai rincari dei fattori produttivi»

Il presidente di Assolatte sottolinea come nella prima parte dell’anno il settore abbia mantenuto i volumi produttivi anche se c'è preoccupazione

Paolo Zanetti, presidente di Assolatte
Riduzione degli oneri per le imprese e sostegno alla domanda le richieste di Assolatte al Governo. Obiettivi da raggiungere con il price cap e lo sganciamento del prezzo dell’energia da quello del gas, l'abrogazione della plastic tax e dell’Iva sui beni alimentari di prima necessità durante l'emergenza inflazionistica

Le difficoltà legate ai rialzi dei prezzi dell’energia e delle materie prime hanno messo in  difficoltà le imprese del settore lattiero-caseario. Il latte non è mai costato così tanto all’industria. Senza contare i timori sulla tenuta dei consumi a causa della crescita, inevitabile, dei prezzi al dettaglio. Tuttavia, anche in questa prima parte del 2022, funestata dall’impatto negativo dell’attacco russo in Ucraina, le imprese di trasformazione del latte hanno saputo reagire. Anche con l’export che continua ad avanzare facendo viaggiare i formaggi italiani nel mondo. La conferma arriva da Paolo Zanetti, presidente di Assolatte, (l’Associazione nazionale delle imprese del settore), intervistato dall'Informatore Zootecnico.

Qual è il bilancio di questa prima parte del 2022?

Stiamo vivendo un anno delicato, pieno di difficoltà. La questione energetica, con i rincari e lo spettro del razionamento, si è imposta in cima a tutte le altre. Ma l’impennata dei costi riguarda anche il latte e tutti gli altri fattori produttivi. Senza dimenticare che gli aumenti dei prezzi al dettaglio fanno temere per la tenuta della domanda e il manifestarsi di scenari recessivi nell’immediato futuro. Insomma, preoccupazione e incertezza sono palpabili tra le imprese.

Tuttavia, il comparto ha sempre dimostrato grande capacità di reazione. Generiamo il fatturato più elevato del settore alimentare e anche nella prima parte del 2022 siamo stati capaci di buoni risultati, soprattutto sul fronte export, nonché di mantenere i livelli produttivi e occupazionali dello scorso anno.

Di quanto sono cresciuti i costi di produzione quest’anno?

È difficile dare stime complessive, perché sono molti i fattori in gioco. Non mi soffermo sugli aumenti a 3 cifre nel prezzo del gas e dell’energia, che sono noti a tutti. Invece, tra siccità e impennata nel costo dei mangimi seguita allo scoppio della guerra, le quotazioni del latte hanno raggiunto livelli mai visti prima. Da inizio anno il latte alla stalla è salito del 45% e lo stesso è avvenuto per il latte spot, che si attesta ora intorno sui 67 cent al kg. Ad energia e latte si aggiungono poi gli altri principali fattori di produzione, in forte ascesa già dalla metà del 2021. È aumentato, in particolare, il costo del cartone, della plastica, dei pallet.

Chi sostiene lungo la filiera l’aumento dei costi di produzione?

Gli attori a monte della filiera - allevatori e industria – hanno sopportato forti pressioni sui costi dei fattori produttivi per molti mesi senza poterne condividere gli oneri con la distribuzione.

Questo ha certamente contribuito a proteggere i livelli della domanda, ma gli aumenti dei nostri listini non possono essere ancora rinviati: è inevitabile che i prezzi crescano.

Il costo della materia prima è aumentato. Quanto incide, ad esempio, sulle Dop Grana Padano o Parmigiano Reggiano?

Innanzitutto, va detto che il latte è la nostra principale voce di costo (ora assieme all’energia). La sua incidenza è preponderante ed è evidente che gli aumenti di cui abbiamo parlato cambino i parametri di riferimento.

Certo, le quotazioni all’ingrosso di alcuni prodotti sono su livelli interessanti, ma le preoccupazioni per il prossimo futuro sono comuni a tutti noi produttori, con alcune categorie in particolari difficoltà.

Come sono andati finora i consumi in Italia rispetto al 2021?

Rilevare livelli e trend dei consumi interni è sempre piuttosto arduo, soprattutto per il food service non sempre monitorabile.

Comunque, abbiamo registrato una leggera diminuzione dei consumi globali, che cominciano a scontare gli effetti dell’inflazione, come testimoniato anche dalle migliori performance sui canali più “economici”: discount e private label.

Nei prossimi mesi, il peggioramento del quadro generale e il possibile innescarsi di una recessione potrebbero determinare una contrazione più sostanziosa.

Qual è stato l’andamento dell’export rispetto allo scorso anno?

L’export continua a mostrare risultati soddisfacenti confermandosi leva fondamentale per la crescita delle nostre imprese e del comparto intero. Le rilevazioni Istat confermano che nel primo semestre i volumi esportati sono aumentati mediamente del 14%. Si è trattato di una crescita diffusa, che ha interessato quasi tutte le categorie di prodotto  – Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Gorgonzola, Provolone, mozzarella – e molte destinazioni chiave per il Made in Italy, sia nei paesi dell’Unione europea, che al di fuori (Canada, Stati Uniti, Cina, Giappone, Regno Unito).

Si impone, comunque, una certa prudenza. In primo luogo perché le rilevazioni più recenti si riferiscono a giugno e non conosciamo ancora i trend degli ultimissimi mesi. In secondo luogo, è evidente che il primo semestre metta in evidenza le conseguenze dell’inflazione da costi. Sebbene il nostro consumatore straniero abbia di solito un potere d’acquisto medio-alto, c’è il rischio che l’inflazione attesa possa indirizzarlo verso prodotti differenti.

Quali sono le priorità del settore e che cosa chiede Assolatte al Governo?

È vitale riuscire a frenare la spirale dei costi, ma siamo consci dei rischi recessivi associati a taluni interventi di tipo deflazionistico, ad esempio in ambito di politica monetaria. Dunque, riduzione degli oneri per le imprese e sostegno alla domanda. Perciò, in cima alla nostra agenda ci sono: priorità nei rifornimenti energetici al nostro comparto, price cap e sganciamento del prezzo dell’energia da quello del gas, per porre fine alle bollette da capogiro.

È necessaria poi l’abrogazione della plastic tax e degli obblighi delle dichiarazioni mensili sugli acquisti e trimestrali su produzioni, vendite e giacenze. Da mesi, inoltre, propiniamo l’eliminazione dell’Iva sui beni alimentari di prima necessità per tutta la durata dell’emergenza inflazionistica, in modo da disporre di una leva di sostegno alla domanda in una fase in cui i rincari al consumo sono inevitabili.

Ci sono progetti in cantiere o in corso che riguardano l’associazione?

L’attività di Assolatte si concentra sulla rappresentanza delle istanze delle imprese e del settore e sui servizi alle imprese associate. Da sempre, poi, portiamo avanti un’intensa attività di comunicazione sulle caratteristiche e il valore nutrizionale dei prodotti lattieri con L’Attendibile, il premio giornalistico Assolatte e un continuo e proficuo dialogo con il mondo della scienza e la classe medica. Infine a sostegno dell’export, organizziamo progetti dedicati alla promozione dei formaggi all’estero. In partnership con Ice Agenzia - con cui l’associazione ha instaurato ormai da anni una fruttuosa collaborazione – indirizziamo preziose risorse a sostegno dei nostri principali formaggi e mercati di esportazione.

Quali obiettivi sono stati raggiunti in termini di sostenibilità ambientale?

La sostenibilità ambientale è una delle grandi sfide della nostra epoca. Le nostre imprese hanno investito nel fotovoltaico e nelle rinnovabili, si sono dotate di moderni impianti di cogenerazione e hanno ridotto e ottimizzato l’uso della risorsa idrica e delle emissioni. La sostenibilità, però, non può focalizzarsi solo sulla dimensione ambientale

Zanetti: «Le nostre imprese hanno reagito ai rincari dei fattori produttivi» - Ultima modifica: 2022-10-10T22:54:39+02:00 da Francesca Baccino

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