Rolfi: «Sul latte vogliamo garantire un’equa remunerazione per tutti»

Entro la fine dell’anno sarà stabilito un indice sui costi di produzione che servirà per definire correttamente il prezzo del latte lombardo

farm to fork
Fabio Rolfi è l’assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia.
L’obiettivo è costruire un sistema di riferimento anche a livello nazionale che garantisca di non scendere sotto i costi di produzione.

Entro fine anno in Lombardia saranno resi noti i costi di produzione del latte alla stalla, una base di partenza per definire un meccanismo indicizzato di prezzo che dovrà essere «equo per tutta la filiera». Lo assicura Fabio Rolfi, assessore all’agricoltura di Regione Lombardia, che lo scorso 26 ottobre ha riunito di nuovo intorno al tavolo Assolatte, Confcooperative e le organizzazioni agricole (Coldiretti, Confagricoltura e Cia) per riprendere il filo del discorso sul prezzo già avviato lo scorso 28 settembre (vedi qui).

Quali novità sono emerse dal tavolo lombardo?

Questa volta si è trattato di un incontro prettamente tecnico, ma la roadmap è già stata definita– spiega Rolfi – con l’obiettivo di definire gli indici del costo di produzione del latte lombardo. Oserei dire che sarà un riferimento nazionale, vale a dire una soglia sotto la quale non si potrà scendere nella remunerazione del latte anche alla luce della direttiva sulle pratiche sleali nelle compravendite agroalimentari.

Come verranno individuati i costi di produzione del latte?

Avevamo già presentato uno studio di partenza commissionato a un gruppo di ricercatori universitari tra cui  Daniele Rama dell’Università Cattolica di Piacenza. Su questa indagine sono state fatte le prime valutazioni, parallelamente al tavolo nazionale, che sta ragionando sui 3 centesimi di aumento al litro di latte. A mio avviso rappresentano una soluzione giusta nella contingenza attuale. Va determinato, però, in un’ottica di medio e lungo periodo, anche un sistema di calcolo dei costi che non sia statico, ma dinamico in modo da aiutare la contrattazione tra le parti. E’ ormai evidente che non si può remunerare il latte sotto i costi di produzione. Mi auguro che il sistema venga condiviso, ma a prescindere dall’adesione o meno di tutti i soggetti a fine anno l’indice di produzione verrà reso noto e diventerà così un scelta politica sul prezzo del latte lombardo. Non vogliamo definire il prezzo, ma dare un indirizzo utile per arrivarci.

Una soluzione condivisa dai componenti del tavolo lombardo?

Il livello di entusiasmo è diverso, c’è chi vorrebbe chiudere velocemente e chi ha dei dubbi, ma i parametri di costo possono essere definiti in modo oggettivo senza ledere la contrattazione. Saranno prese inconsiderazione i costi delle materie prime per l’alimentazione zootecnica, dell’energia, sanitari.

L’aumento dei 3 centesimi al litro proposto dal tavolo nazionale è corretto?

Il prezzo proposto è accettabile perché si collocherebbe attualmente al di sopra dei costi di produzione. Va comunque, al di là di questo momento di emergenza, studiato un meccanismo capace di costruire un sistema di contrattazione che cerchi di garantire un’equa remunerazione a tutti.

Che cosa non ha funzionato al tavolo nazionale sull’accordo rimasto incompiuto?

La parte industriale chiedeva compensazioni e il rinvio al 2023 della plastic e della sugar tax è potrebbe agevolare le industrie di trasformazione. A fronte di questa disponibilità, anche se sarà transitoria, è lecito chiedere un passo in avanti. Oggi ci sono le condizioni per chiudere l’accordo sul premio di emergenza e, in questa fase difficile, per molte stalle italiane potrebbe essere una buona soluzione.

Rolfi: «Sul latte vogliamo garantire un’equa remunerazione per tutti» - Ultima modifica: 2021-10-27T18:24:35+02:00 da Francesca Baccino

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