Il giro d’affari dei formaggi Dop e Igp vola a quota 4,7 miliardi di euro

L’incremento è del 12,8% nel 2021. Anche i prodotti a base di carne Dop e Igp arrivano a 1,95 miliardi di euro con un progresso del 4,6%

Il totale dei prodotti Dop e Igp, tra agroalimentare e vino, ha raggiunto quota 19,1 miliardi di euro, mettendo a segno un aumento del 16,1%

Incrementi a doppia cifra per i prodotti Dop e Igp nel 2021. Lo rivela il XX Rapporto Ismea-Qualivita, che fotografando la Dop economy mostra un valore complessivo alla produzione di 19,1 miliardi di euro, in crescita del 16,1% e un export da 10,7 miliardi di euro, in progresso del 12,8% rispetto all’anno precedente.

Dopo un 2020 segnato dalla pandemia, nel quale il settore aveva comunque mostrato una buona capacità di tenuta e con­tinuità produttiva quelli del 2021 sono risultati record che portano a quota 21% il contributo del comparto dei prodotti tutelati al fatturato complessivo del settore agroalimentare nazionale.

Un quadro che delinea una grande forza propulsiva da parte delle filiere dei prodotti con il bollino Ue, da sempre espressione di un patrimonio economico per sua natura non delocalizzabile, che in tutto il territorio nazionale coinvolge 198.842 operatori e 291 Consorzi di tutela autorizzati dal Ministero.

Formaggi Dop,  12,8% di crescita nel 2021

La categoria dei formaggi conta 56 denominazioni e 24.659 operatori, per un valore alla produzione di 4,68 miliardi di euro in crescita del 12,8% in un anno. Cresce l’offerta certificata e, soprattutto, il valore, trainato dalle grandi Dop, anche grazie alla ripresa della domanda con il progressivo ritorno alla normalità post-pandemia e le riaperture dell’Horeca.

Dopo la buona tenuta nel 2020, prosegue la crescita delle esportazioni per i formaggi Dop Igp che raggiungono 2,38 miliardi di euro nel 2021 con un progresso del 15,4%.

Entrando nel dettaglio Emilia-Romagna (1,61 miliardi €) e Lombardia (1,40 miliardi €) generano un’ampia fetta del valore, seguite da Campania (447 milioni €), Veneto (398 milioni €), Sardegna (311 milioni €) e Piemonte (301 milioni €).

Le prime cinque filiere per valore alla produzione sono Parmigiano Reggiano Dop, Grana Padano Dop, Mozzarella di Bufala Campana Dop, Gorgonzola Dop e Pecorino Romano Dop, tutte in crescita sul 2020.

Salumi, cresce del 4,6% il valore alla produzione

I prodotti a base di carne contano 43 denominazioni e 3.521 operatori per un valore di 1,95 miliardi di euro alla produzione (+4,6%). La categoria ha una lieve contrazione nella quantità certificata, ma cresce il valore alla produzione, sostenuto dall’aumento dei prezzi all’origine, con variazioni a due cifre per diversi prodotti tutelati.

Dopo gli effetti negativi della pandemia nel 2020, soprattutto nei Paesi Extra-Ue, si registra un recupero a doppia cifra per l’export che raggiunge 633 milioni di euro (+12,7%). In Emilia-Romagna si concentra oltre la metà del valore con più di 1 miliardo di euro; seguono Lombardia (342 milioni €), Friuli Venezia Giulia (335 milioni €) e Trentino-Alto Adige (117 milioni €). Le prime cinque filiere per valore alla produzione sono Prosciutto di Parma Dop, Mortadella Bologna Igp, Prosciutto di San Daniele Dop, Bresaola della Valtellina Igp, Speck Alto Adige Igp.

Le carni fresche crescono quasi del 7% in valore  nel 2021

Le carni fresche Dop Igp contano 6 denominazioni e 10.406 operatori che generano un valore di 98 milioni di euro alla produzione (+6,9%). Nel 2021 aumenta la quantità certificata di carni Dop Igp e, con la rivalutazione dei prezzi, anche il valore che aveva mantenuto unacerta stabilità nel 2020 torna a crescere in maniera piuttosto marcata.

La domanda domestica più vivace e la riapertura dell’Horeca ha indotto buoni risultati per le produzioni bovine, suine e ovine che, seppure con valori ancora esigui, crescono anche sul fronte export che raggiunge 12 milioni di euro (+26,1%) e coinvolge il 9% della produzione certificata. In Sardegna (35milioni €) e Toscana (20 milioni €) si concentra oltre la metà del valore totale della categoria e seguono Umbria (10 milioni €) e Marche (10 milioni €).

Le denominazioni, per ordine di valore generato, sono Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale Igp, Agnello di Sardegna Igp, Agnello del Centro Italia Igp, Abbacchio Romano Igp e Cinta Senese Dop.

Centrali la qualità del prodotto e del lavoro

«Tutelare le eccellenze agroalimentari del nostro territorio, difendere la loro unicità e territorialità, affermare un modello centrato sulla qualità del prodotto e del lavoro sono al centro dell’impegno del ministero - afferma il ministro dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida -. L’analisi del XX Rapporto Ismea-Qualivita dimostra ancora una volta come grazie alla distintività e alla tradizione delle nostre produzioni il made in Italy si dimostri vincente in Italia e all’estero, con numeri in netta crescita rispetto agli scorsi anni. Proprio per questo siamo convinti che la difesa di un modello che mette al centro i produttori e i consumatori possa contribuire a valorizzare ancor di più il prezioso lavoro dei consorzi e promuovere la Dieta mediterranea, sinonimo di cibo salutare e sicuro. È mia ferma intenzione proteggere le nostre eccellenze, patrimonio della nostra comunità nazionale, e contrastare in ogni sede qualsiasi produzione che rischia di spezzare il legame millenario tra agricoltura e cibo, fino alle omologazioni alimentari, di cui il cibo sintetico rappresenta la forma più estrema».

Il ministro Francesco Lollobrigida

«Dati incoraggianti, ma il settore è in cerca di risposte importanti dalla Riforma europea - come ha fatto sapere Cesare Baldrighi, presidente oriGIn Italia -. I dati in crescita del nuovo Rapporto Ismea-Qualivita 2022 aiutano ancora una volta a consolidare il sistema dei
prodotti di qualità Dop  Igp italiano in un contesto di profondi cambiamenti. Segnato dalle emergenze legate ai costi dell’energia, delle materie prime e delle condizioni climatiche, il settore è in cerca di risposte importanti dalla Riforma europea sulle Indicazioni geografiche, per impostare una visione di sviluppo sostenibile nel lungo periodo e migliorare gli aspetti amministrativi ministeriali dei processi regolatori. Sono necessarie regole e risorse alla pari di tutti gli altri settori, ma soprattutto di risposte concrete in tempi rapidi. Per affrontare un
momento così particolare per chi vuole fare qualità, con produzioni certificate sulla base di standard elevati, e deve confrontarsi con il forte aumento dei costi di numerosi fattori produttivi».

Dop e Igp dell'agroalimentare e del vino rimbalzano del 16,1%

La produzione certificata Dop e Igp agroalimentare e vinicola nel 2021 ha raggiunto un valore di 19,1 miliardi di euro . Un dato che, dopo il segnale di stop del 2020 (-2,0% su base annua), inverte il trend che con un +16,1% su base annua.

Dop e igp del food, +9,7% in valore

 Il comparto del food tutelato sfiora, entrando nel dettaglio  gli 8 miliardi di euro in aumento del 9,7%, mentre il settore vitivinicolo supera gli 11 miliardi di euro  mettendo a segno un rimbalzo del 21,2%. Questi valori record portano per la prima volta a quota 21% il contributo della Dop economy al fat­turato complessivo del settore agroalimentare nazionale: significa che più di un euro su cinque del cibo e del vino italiano è generato da prodotti Dop Igp.

Export totale, superati i 10 miliardi grazie alla ripresa dei Paesi extra-Ue

Sul fronte delle esportazioni L’export di prodotti tutelati nel 2021 ha raggiunto i 10,7 miliardi di euro. Un risultato che è la somma di un “doppio record” con il cibo a 4,41 miliardi di euro e di un +12,5% su base annua e il vino a 6,29 miliardi di euro (+13,0%).

In particolare si registrano crescite a due cifre per le principali categorie, dai formaggi (+15%) agli aceti balsamici (+11%) ai prodotti a base di carne (+13%). Il vitivinicolo è trainato dai vini DOP (+16%), con in testa gli spumanti (+25%).

Impatto regioni cresce da Nord a Sud la Dop economy italiana

Relativamente agli impatti economici delle filiere Dop Igp, il 2021 fa registrare una crescita per 18 regioni su 20, con oltre la metà dei casi che segnano variazioni percentuali a doppia cifra. Le quattro regioni del Nord-Est rafforzano il ruolo di traino economico, superando per la prima volta complessivamente i 10 miliardi di euro. Salgono anche Nord-Ovest (+10,8%) e Centro (+15,5%). Particolarmente significativo il dato per “Sud e Isole”, unica area in crescita nel 2020 (del +7,5%), nel 2021 segna un ulteriore +13,2%.

L’agroalimentare Ig post-pandemia crescita al 10%

L’agroalimentare italiano Dop, Igp e Stg coinvolge 85.601 operatori, 167 Consorzi autorizzati e 43 organismi di controllo. Nel 2021 è arrivato ai 7,97 miliardi di euro di valore alla produzione mettendo a segno un incremento del 9,7% in un anno e del 26% nel decennio.

Al consumo il comparto tocca quota 15,82 miliardi di euro per un aumento del 4,5% su base annua. Prosegue anche nel 2021 la corsa dell’export con 4,41 miliardi di euro (+12,5% sul 2020), un valore raddoppiato dal 2011 (+99,6%). I mercati principali si confermano gli USA (832 milioni di euro), la Germania (791 milioni di euro), la Francia (601 milioni di euro), il Regno Unito (210 milioni di euro) e la Spagna (205 milioni di euro).

 Gdo italiana conferma la crescita nel post-pandemia

Dopo il balzo degli acquisti nella Grande Distribuzione Organizzata del 2020, di riflesso alla pan­demia e alle restrizioni sugli altri canali, che per il paniere tutelato si è tradotto in una progres­sione della spesa del 6,4% (+9,7% considerando le sole vendite a peso fisso), l’analisi del 2021 e dei primi nove mesi del 2022 mostra una sorprendente tenuta dei risultati nella Gdo.

Nel 2021 le vendite in valore di cibo e vino con il marchio Ue hanno registrato su base annua una lievissi­ma flessione (-0,5%) che diventa variazione positiva considerando solo le vendite a peso fisso (+0,7%). Un trend che è confermato anche nei primi nove mesi del 2022. Le vendite dei principali pro­dotti con il bollino Ue nella Gdo italiana superano i 5 miliardi di euro di giro di affari.

Coldiretti, l’etichetta Nutriscore penalizza Dop e Igp

L’etichetta nutrizionale a colori colpisce ingiustamente, come ha fatto notare Coldiretti,  quasi l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine (Dop/Igp) che la stessa Ue dovrebbe invece tutelare e valorizzare, si tratta soprattutto di formaggi e salumi, che sono il frutto del lavoro di generazioni la cui ricetta non può essere cambiata.

«Le etichette a colori – continua la Coldiretti – si concentrano esclusivamente su un numero molto limitato di sostanze nutritive (ad esempio zucchero, grassi e sale) e sull’assunzione di energia senza tenere conto delle porzioni escludendo paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta».

L’equilibrio nutrizionale, come ha sottolineato Coldiretti,  non va ricercato nel singolo prodotto, ma nell’equilibrio tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera. Per questo non sono accettabili etichette semplicistiche che allarmano o scoraggiano il consumo di uno specifico prodotto.

 

 

 

 

 

Il giro d’affari dei formaggi Dop e Igp vola a quota 4,7 miliardi di euro - Ultima modifica: 2022-11-24T19:59:21+01:00 da Francesca Baccino

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