I rappresentanti delle filiere zootecnica e alimentare temono il rischio di un'ulteriore caduta libera della produzione cerealicola nazionale. Per questo Aires (Associazione italiana essiccatori raccoglitori stoccatori di cereali e semi oleosi), Ami (Associazione dei maiscoltori italiani), Associazione Granaria Milano, Assosementi, Cap (Consorzio agrario provinciale) Ancona, Compag (Federazione nazionale commercianti prodotti per l'agricoltura), Origin Italia e Unicarve (Associazione produttori carni bovine del Triveneto) hanno inviato una lettera al ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, e agli assessori all'Agricoltura delle regioni italiane per chiedere di intervenire in ambito Pac per aumentare la produzione cerealicola nazionale.
Lo ha resto noto l’assessore della Regione Lombardia, Fabio Rolfi, che ha condiviso l'appello delle organizzazioni della filiera cerealicola, sia zootecnica che alimentare, spiegando che si impegnerà affinché le richieste avanzate nell'ambito del processo di revisione del Piano strategico della Pac per il quinquennio 2023-2027 vengano adottate dal governo e in sede comunitaria.
«Una preoccupazione condivisibile - ha dichiarato Rolfi - anche alla luce del nuovo regolamento comunitario che ha concesso la possibilità di coltivare i terreni lasciati a riposo, escludendo però mais e soia perché ritenute funzionali solo alla zootecnia. Una visione ideologica e anti-impresa che torna con frequenza allarmante. La presenza di mais italiano - ha aggiunto - è fondamentale anche perché elemento imprescindibile nei disciplinari delle grandi Dop».
Le tre richieste delle filiere zootecnica e alimentare
L'Italia - si legge nella nota delle organizzazioni - è l'unico grande Paese agricolo dell'Unione Europea che ha ridotto la propria produzione cerealicola dal 1990 al 2020: mentre la Germania l'ha incrementata del 15,2% e la Spagna del 45,2%, il nostro Paese ha registrato una riduzione del potenziale produttivo cerealicolo del 2,3%.
Le richieste avanzate sono principalmente tre: la modifica dell'eco-schema 4 che riguarda i seminativi, individuando delle soluzioni in linea con la strategia del Farm to Fork e tali da favorire un più contenuto e razionale utilizzo dei mezzi tecnici per la difesa delle colture, senza compromettere la capacità produttiva delle imprese.
Il secondo intervento è la possibilità di utilizzare la diversificazione colturale, in luogo dell'obbligo della rotazione previsto nel capitolo della condizionalità rafforzata della nuova Pac.
Infine, si chiede di integrare la proposta iniziale sul sostegno accoppiato, prevedendo una misura specifica per il mais, oltre alla necessità di misure specifiche anche per gli altri cereali.