È della provincia di Cremona l’Allevatore Dell’Anno 2015. L’ambito riconoscimento dell’Informatore Zootecnico è stato attribuito a Paolo Faverzani, conduttore assieme ai familiari di un grosso allevamento di bovine da latte a Stagno Lombardo (Cr).
Come si vede dalle foto, è giovane, ha solo 24 anni, e già questo fattore ha deposto a suo favore nell’assegnazione del titolo. Ma soprattutto ha una marcia in più: fa innovazione.
Non innovazione tecnologica in senso stretto, ma “innovazione gestionale”. In breve, applica nella pratica un’idea messa a punto dal professor Francesco Masoero e collaboratori dell’Università Cattolica di Piacenza, tra i quali Antonio Gallo: permettendo a un semplice programma informatico di elaborare dati agronomici, economici e zootecnici della propria azienda, l’allevatore può realizzare una “ottimizzazione dei piani colturali”, cioè foraggeri. Ottimizzazione in funzione dell’impiego degli stessi foraggi nell’alimentazione delle bovine da latte.
E non siamo soltanto di fronte a un’idea innovativa. Di più: siamo di fronte a una sua sperimentazione pratica, in una azienda zootecnica reale. E chi conduce questa sperimentazione in azienda è appunto Faverzani. E’ questo il grande merito che ha convinto la rivista Edagricole ad assegnare proprio a lui, fra decine di altri degnissimi candidati, il riconoscimento di Allevatore Dell’Anno 2015. D’altra parte IZ è molto sensibile alla questione innovazione, essendo questa uno dei fattori dai quali lo sviluppo della zootecnia italiana non può prescindere.
In cosa consiste l’idea ottimizzazione
In sintesi il procedimento seguito da Faverzani per ottimizzare i piani colturali foraggeri, messo in atto con il programma informatico dell’Università di Piacenza (che si chiama proprio “Ottimizzazione dei piani colturali”), è il seguente.
Una prima fase prevede che l’allevatore inserisca in un foglio elettronico, per ciascuna foraggera, dati di input come il costo del gasolio, il consumo di gasolio per le cure colturali, il costo della manodopera, la percentuale di impegno delle macchine agricole, l’ammortamento delle stesse, l’affitto, il costo per l’acqua e per i reflui, eccetera. E il foglio elettronico risponderà fornendo in output, sempre per ogni singola foraggera, il costo di produzione dei singoli foraggi per ettaro, il costo di produzione per quintale (un esempio nella tabella), il costo totale.
Una seconda fase, sempre eseguita da Paolo Faverzani utilizzando il programma “Ottimizzazione”, prevede di ottenere dagli output della fase precedente il costo della razione al giorno. Costo della razione totale, cioè per la mandria, e costo razione in euro per capo (anche suddiviso in euro per pluripara, per primipara, per manza per asciutta).
Una terza fase prevede che l’allevatore inserisca in input la plv del latte, cioè i ricavi, e anche appunto il costo della razione; ottenendo poi in output il valore, in euro/giorno, del noto parametro Iofc (income over feed costs, entrate al netto dei costi alimentari, ossia ricavo totale dovuto al latte meno costi di alimentazione degli animali). Iofc ancora in euro per mandria, o per pluripara, o per primipara.
La situazione iniziale
Bene, un esempio concreto proposto da Paolo Faverzani in una sua presentazione a un convegno all’ultima edizione della Fiera di Cremona (sì perché il nostro Allevatore Dell’Anno, nonostante sia soltanto 24enne, espone anche relazioni nei convegni professionali) indica a questo punto, come “situazione iniziale”, un Iofc mandria pari a 2.540 euro al giorno.
Un valore di Iofc, questo, che ha come presupposti una precisa situazione iniziale riferita agli ettari coltivati delle singole foraggere (vedi figura 1) e alle tonnellate di alimenti per animali ottenute da questi ettari ma anche acquistate sul mercato (vedi figura 2).
A questo punto si innesca una quarta fase di questo procedimento, fase che prevede il tentativo di incrementare l’ Iofc. E nell’esempio riportato dalla relazione di Paolo Faverzani l’Iofc è potuto alzarsi da 2.540 a 3.006 euro. Come è avvenuto questo positivo incremento? Faverzani ha lasciato il programma “Ottimizzazione dei piani colturali” libero di scegliere le quantità di colture foraggere da seminare, sempre però in relazione alle esigenze alimentari degli animali già definite e in relazione ai costi già definiti.
La situazione ottimizzata
Il suggerimento fornito dal programma è stato quello di mantenere le stesse colture della situazione iniziale, modificando soltanto le percentuali relative di superficie coltivata (i dettagli nella figura 3, “ettari ottimizzati”).
Ne sono usciti: un aumento del frumento insilato; una diminuzione del mais di primo raccolto; un conseguente aumento del mais di secondo raccolto e di pastone integrale di mais; una riduzione pari a ben il 40% degli alimenti acquistati sul mercato (vedi figura 4, “alimenti ottimizzati”). Il programma ha di conseguenza anche calcolato il nuovo Iofc, risultato appunto pari a 3.006 euro.
E non è stato solo un tentativo scolastico, un gioco elettronico: i dati di input sono stati quelli reali; in azienda l’Iofc si è alzato veramente da 2.540 a 3.006 euro; ed è stato veramente possibile risparmiare il 40%, in quantità, nell’acquisto di alimenti sul mercato.
Ovviamente il procedimento è molto più complesso e articolato di quanto abbiamo potuto descrivere in questo breve articolo; né si ferma a quest’ultima fase. In questa occasione ci è bastato soltanto farvi velocemente cenno, quanto basta per dire in che cosa consista l’innovazione gestionale messa in atto da Paolo Faverzani. Grazie alla collaborazione dei citati esperti dell’Università di Piacenza l’Informatore Zootecnico proporrà presto molti altri dettagli sul funzionamento e sull’utilità di questo programma di ottimizzazione dei piani colturali foraggeri.
Intanto però abbiamo potuto apprezzare lo spirito di iniziativa, la mentalità aperta, la capacità di guardare avanti di questo giovane ma già navigatissimo allevatore cremonese. Che riceverà dall’Informatore Zootecnico il riconoscimento di Allevatore dell’Anno 2015 nell’ambito della prossima edizione della Fiera di Montichiari.
L’articolo completo è pubblicato su Informatore Zootecnico n. 21/2015
L’edicola di Informatore Zootecnico