Con una multa da oltre 80 milioni di euro, l’Antitrust spagnolo ha sanzionato il comportamento anticoncorrenziale di alcune aziende lattiero-casearie operanti nel Paese iberico. Una condotta che – sancisce il pronunciamento della Comisión nacional de los mercados y la competencia (Cnmc, Commissione nazionale per i mercati e la concorrenza) – è andata a danno degli allevatori spagnoli.
Si sta parlando di fatti avvenuti tra il 2000 e il 2013, un lungo arco di tempo nel corso del quale, secondo quanto documentato dagli ispettori della Cnmc, le aziende coinvolte avrebbero fraudolentemente scambiato informazioni, dati, notizie riguardanti gli allevatori e i loro comportamenti e decisioni in merito alle condizioni di acquisto del latte crudo alla stalla, e segnatamente ai prezzi praticati alle latterie acquirenti.
Fattori sensibili, che vanno trattati secondo la legge e non scambiati; cosa che invece è avvenuta. Ma che soprattutto – e siamo al cuore dell’accusa della Commissione spagnola per i mercati e la concorrenza – sono stati usati, dalle aziende lattiero-casearie coinvolte, per attivare azioni e strategie finalizzate alla ripartizione del mercato e all’imposizione di condizioni irregolari agli allevatori. In altre parole, secondo la Cnmc, alcune latterie hanno messo in atto pratiche anticoncorrenziali per controllare il livello della produzione di latte in alcune aree della Spagna, influire sulla conversione in latte in polvere e condizionare così il prezzo del latte crudo alla stalla.
Nella nota dell’Antitrust spagnolo
Più in particolare – scrive una nota dell’Antitrust spagnolo – queste informazioni hanno permesso alle aziende di “adeguare il loro comportamento ed evitare di offrire prezzi migliori e condizioni commerciali favorevoli agli agricoltori”, limitando la concorrenza nel mercato delle forniture di latte crudo. Di conseguenza “gli allevatori non avevano la libertà di stabilire il prezzo del loro prodotto, con effetti distorsivi del normale funzionamento del mercato a vantaggio dei trasformatori”.
Peraltro, questi accordi irregolari hanno aggravato una situazione in un mercato che è già concentrato dal punto di vista della domanda, dove c’è un alto potere negoziale dell’industria di trasformazione di fronte ad alcuni agricoltori che, oltre ad essere più frazionati, erano costretti a vendere la produzione per conservare la propria quota-latte (in quegli anni, il regime del prelievo supplementare era pienamente attivo in Unione europea).