L’Allevatore Dell’Anno: la premiazione

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Fausto Gandolfi in azienda
Com’è noto, è stato attribuito al piacentino Fausto Gandolfi l’affermato riconoscimento di Allevatore Dell’Anno 2020. La premiazione è andata in scena l’11 marzo, ovviamente on line, in collaborazione con il consorzio di tutela del Grana Padano.

L’impegno per la sostenibilità in stalla e per la crescita del modello cooperativo è valso a Fausto Gandolfi il titolo di Allevatore Dell’Anno per il 2020, il riconoscimento che l’Informatore Zootecnico assegna da dieci anni. Piacentino, Gandolfi conduce assieme alle figlie Paola ed Elena l’azienda Santa Faustina di Cadeo e la Società agricola Gandolfi Fausto & C. di Zena, due grandi allevamenti inseriti nel circuito del Grana Padano Dop.
Complessivamente i due allevamenti di bovine da latte mettono assieme 1.400 capi, di cui circa la metà in lattazione.
Gandolfi è anche presidente del caseificio Santa Vittoria, di Carpaneto Piacentino, la più grande cooperativa di trasformazione del latte della provincia di Piacenza, che produce 70mila forme di Grana Padano all’anno.
La consegna ufficiale del premio si è svolta l’11 marzo scorso nel corso di un webinar organizzato da IZ in collaborazione con il Consorzio di tutela del Grana Padano Dop. Il webinar è stato registrato e lo si può consultare andando sul sito internet dell’Informatore Zootecnico, alla sezione “I video di IZ”.

“Ha dedicato grandi energie a problemi collettivi”

«E’ un riconoscimento importante - ha spiegato Renato Zaghini, presidente del Consorzio di tutela del Grana Padano - che viene assegnato a un collega, allevatore e presidente di un caseificio cooperativo, che ha dedicato gran parte del suo tempo e delle sue energie anche ai problemi collettivi di un gruppo di colleghi allevatori, all’inizio 11 oggi 20, associati nella cooperativa casearia Santa Vittoria, la più grande cooperativa di trasformazione del latte della provincia di Piacenza. Il Grana Padano rappresenta un modello virtuoso di filiera capace di creare sinergie con l’obiettivo di valorizzare la materia prima nel rispetto della sostenibilità in tutte le sue sfaccettature».

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Gli impianti biogas dell’azienda Santa Faustina in un frame del video con la registrazione del webinar. Il filmato si può vedere sul sito internet dell’Informatore Zootecnico, alla sezione “I video di IZ”

Zaghini ha sottolineato anche il ruolo svolto dalle figlie Paola ed Elena a fianco del padre Fausto: «Rappresentano il futuro di un settore che offre grandi opportunità anche alle ragazze. Lo dico anche perché ho una nipotina che mi auguro voglia seguire questa strada».
«Le mie passioni – ha spiegato Fausto Gandolfi - sono sempre state l’azienda agricola e la produzione di latte: negli ultimi vent’anni ho cercato di dare continuità a tutto questo e favorire il ricambio generazionale, grazie anche alla presenza in stalla delle mie figlie, Paola, medico veterinario, ed Elena, laureata in agraria».

Gandolfi: il caseificio ha permesso lo sviluppo

Lavorare da soli, ha aggiunto Gandolfi, «poteva essere rischioso e il caseificio sociale cooperativo Santa Vittoria ha consentito lo sviluppo dei nostri allevamenti e di quelli dei soci. Abbiamo accorpato terreni, rinnovato la stalla, raddoppiato le produzioni di latte».
L’esperienza imprenditoriale di Fausto Gandolfi e delle figlie Elena e Paola è stata raccontata sul numero 21.2020 dell’Informatore Zootecnico, nonché sul sito internet della stessa rivista al link https://bit.ly/3c6BJVh.

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Un altro fermo immagine dello stesso video. Mostra la macchina
per lo spostamento delle forme adottata dal caseificio Santa Vittoria

Oggi al caseificio Santa Vittoria vengono consegnati 1.200 quintali di latte al giorno. «Anche grazie alla collaborazione con l’Università Cattolica di Piacenza e alla partnership con Agriform – ha continuato l’allevatore - abbiamo puntato sugli aspetti ambientali, con due biodigestori che producono energia pulita, alimentati dalle deiezioni zootecniche dei nostri 1.500 capi. La sostenibilità è sempre stata un obiettivo non solo per le nostre stalle, ma per il caseificio e tutti i sui soci. La collaborazione con l’Università Cattolica di Piacenza è stata importantissima, ci ha permesso di essere più grandi e più forti. Tutte le nostre conquiste sono legate al Grana Padano Dop».
Il caseificio Santa Vittoria è stato rinnovato nel 2002 dando più spazio all’automazione, sempre nel rispetto dell’artigianalità della Dop. Di recente sono stati fatti nuovi investimenti, come l’acquisto di un sistema automatizzato che carica le forme in una gabbia per immergerle nella salamoia, le lava e le asciuga.

Progetti ambientalisti con l’Università di Piacenza

Il ricercatore Paolo Bani dell’Università di Piacenza, dipartimento di Scienze animali, della nutrizione e degli alimenti, ha illustrato i due progetti che hanno convolto l’azienda agricola della famiglia Gandolfi e il caseificio Santa Vittoria. Il primo progetto, chiamato Ruminomics, ha coinvolto gli allevamenti Gandolfi in una importante iniziativa europea che ha valutato le emissioni di metano e l’efficienza alimentare di mille bovine da latte a livello europeo, di cui 400 capi presenti in tre stalle in Italia.
Il secondo progetto, chiamato OptiGranaSost e finanziato dal bando 16.2.01 del Psr Emilia-Romagna, ha dimostrato che non esiste un’unica “ricetta” per migliorare la carbon footprint, ossia l’impatto ambientale degli allevamenti. La ricerca ha messo in luce il rapporto tra genetica animale e un mix di microorganismi ruminali che sono più correlati degli altri all’efficienza alimentare. Ogni intervento deve essere fatto su misura per ogni azienda agricola della filiera di produzione del Grana Padano Dop.

Stroppa: così in caseificio l’efficienza energetica

Grazie alle innovazioni tecnologiche applicate nei caseifici che producono Grana Padano, oggi è possibile, come ha spiegato il coordinatore tecnico-scientifico del Consorzio di tutela, Angelo Stroppa, ridurre la bolletta dei consumi elettrici e termici in un’ottica di maggiore sostenibilità.
Il latte che viene consegnato al caseificio, ha continuato Stroppa, necessita ad esempio di energia elettrica per il raffreddamento, ma anche di energia termica per il riscaldamento. In particolare, la fase di cottura della cagliata la massa deve raggiungere i 53-54°C per circa 7 minuti e ha bisogno di un picco energetico importante. L’isolamento termico negli edifici può contribuire alla riduzione dei consumi nel magazzino di stagionatura e nell’intero immobile.

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La targa metallica, rilasciata dall’Informatore Zootecnico, che attesta il premio di Allevatore dell’anno

È possibile migliorare l’efficienza energica con motori elettrici a elevato rendimento o con l’uso di una medesima pompa a diverse velocità per le diverse fasi del processo aziendale, o con lampade a led per l’illuminazione degli ambienti di lavoro.
Il consumo di energia termica può essere ridotto con l’impiego di caldaie che funzionano a gas naturale e a basse immissioni, o con il recupero del calore dalle condense provenienti dagli scarichi dei doppi fondi delle caldaie in rame. Per la produzione del freddo gli impianti di nuova generazione a bassa carica di ammoniaca possono garantire una produzione costante di acqua gelida per tutti i cicli produttivi del caseificio, evitando l’uso di gas sintetici più pericolosi per l’ambiente e più costosi.


Donda: l’Aia mette sul piatto il contributo del progetto Leo

La discussione sulla sostenibilità ambientale fatta in questo webinar ha fatto un salto di qualità con l’intervento di Mauro Donda, direttore generale dell’Associazione italiana allevatori: «La sostenibilità ambientale non equivale all’impatto ambientale. Si collega ai temi del cambiamento climatico, dell’uso responsabile delle risorse, del contenimento delle emissioni, della gestione dei reflui, allo sviluppo di forme di economia circolare, alla trasformazione energetica in agricoltura, alla conservazione e valorizzazione delle biodiversità. La sostenibilità ambientale include anche il tema del benessere animale».
Va in questa direzione, ha aggiunto Donda, il progetto Leo (Livestock environment open data) che si basa sulla raccolta dei dati sul benessere animale e sulla sostenibilità economica ed ambientale del comparto zootecnico. Attualmente la banca dati contiene oltre 280 milioni di informazioni e le rilevazioni interessano oltre 12mila allevamenti, cui corrispondono circa 3,1 milioni di capi in rappresentanza di oltre 100 razze autoctone allevate.

 

Apostoli: puntare sugli accordi di filiera

«E’ importante anche la sostenibilità economica di chi produce latte – ha sottolineato al webinar Giorgio Apostoli, responsabile della zootecnia In Coldiretti - e partendo da un’analisi del 2020 è emerso un dato eclatante: sono stati prodotti 126 milioni di quintali di latte, il 5% in più del 2019 e il 18% in più rispetto al 2015, che è l’ultimo del regime delle quote latte. Solo l’Italia ha aumentato la produzione in modo così considerevole. Anche gennaio 2021 conferma il trend in aumento, accompagnato sempre da una certa volatilità dei prezzi della materia prima e dei prodotti trasformati».
Apostoli ha indicato anche «la strada maestra da seguire», quella degli «accordi di filiera; che devono coinvolgere tutti gli attori dall’allevatore alla gdo e della cooperazione più efficiente, quella con la C maiuscola, che porta vantaggi, in termini di sostenibilità economica, ambientale e benessere animale a tutta la filiera, come la cooperativa del presidente Fausto Gandolfi».

L’Allevatore Dell’Anno: la premiazione - Ultima modifica: 2021-04-07T16:21:01+02:00 da Francesca Baccino

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