La Plf a supporto dell’asciutta selettiva

asciutta selettiva
Bovine in asciutta su cuccette con paglia
Con il progetto di ricerca PlfNoDrug nell’allevamento delle bovine da latte la zootecnia di precisione (precision livestock farming, plf) può agevolare la messa in asciutta selettiva. Allo scopo di ridurre l’impiego degli antibiotici. Un’opportunità che viene studiata dai ricercatori del Crea di Lodi

Nell’allevamento bovino le mastiti rappresentano una perdita economica importante che incide fortemente sulla gestione delle stalle da latte, a causa dei costi legati alla diagnosi, alle alterazioni quali-quantitative del latte, al trattamento terapeutico (ove possibile), fino alla eventuale riforma delle bovine.

Con l’obiettivo di poterne controllare efficacemente l’incidenza, negli anni passati si è posta grande attenzione sia al miglioramento delle strategie terapeutiche che profilattiche. Tra queste ultime, l’intervento di messa in asciutta di tutti i capi della mandria (indipendentemente dai riscontri clinici, microbiologici o dai valori di cellule somatiche ai controlli funzionali riscontrati durante la lattazione) con un antimicrobico mammario usato a scopo preventivo, oltre che curativo, ha ricoperto un ruolo essenziale nella gestione del problema cellule nei decenni passati (anche per compensare carenze legate alla non corretta gestione degli allevamenti).

Un obbligo dall’anno prossimo

Dal 2022, però, saremo obbligati (secondo quanto disciplinato dall’Unione Europea con il Reg. 2019/6 e raccomandato dalle Linee Guida Nazionali sull’uso dei farmaci veterinari), a una riduzione dei trattamenti con antimicrobici in campo zootecnico (uso prudente). Questi farmaci non potranno più essere utilizzati in modo sistematico, a scopo metafilattico o profilattico di routine (eccetto quando i rischio di infezione è elevato): bisogna rispondere alle crescenti preoccupazioni riguardanti i problemi (a livello mondiale) della loro diffusione ambientale e della crescente resistenza antimicrobica ai medicinali per uso umano e veterinario e contribuire a salvaguardare la salute pubblica, la sicurezza alimentare, la sanità animale e l’ambiente.

Si tratta di una richiesta, quella dell’uso razionale e mirato degli antimicrobici, che l’allevatore, insieme ai suoi consulenti, dovrà vedere non solo per i possibili (e temuti) effetti negativi (minori garanzie di prevenzione delle mastiti in asciutta e ad inizio lattazione), ma anche positivi: maggior sostenibilità ambientale e sociale (a tutela dei cittadini europei), ma anche economica (conseguente il ridotto impiego dei farmaci, quando non necessari o usati per compensare eventuali errori gestionali).

Occorre, quindi, mettere in pratica tutte le possibili strategie sia manageriali, per favorire il massimo benessere animale, che tecnologiche, per monitorarlo e riconoscere precocemente l’insorgenza degli eventi patologici.

asciutta selettiva
Area vacche in asciutta su lettiera permanente

In termini pratici, si tratta di non applicare indiscriminatamente su tutte le bovine i trattamenti antimicrobici durante il periodo non produttivo prima del parto, ma individuare (vedremo come) in modo mirato le bovine che necessitano di tale trattamento (infette o ad alto rischio), mettendo in asciutta le altre utilizzando solamente materiali sigillanti per la protezione del capezzolo o prodotti non antibiotici.

Per una corretta classificazione (e gestione) delle mastiti, occorre affiancare all’analisi clinica e batteriologica, la conta (anche differenziale) delle cellule (leucociti) del latte; per definire poi quali animali destinare a un trattamento senza antibiotici, il criterio attualmente più diffuso è quello basato, oltre che sull’assenza di stati infettivi o infiammatori mammari in atto alla messa in asciutta, sulle soglie dei valori di cellule (inferiori a 100/200.000 per mL) ai vari controlli funzionali (Zecconi, 2010; Zecconi et al., 2019).

Con l’aiuto dei sensori

Negli ultimi decenni, anche a seguito dell’implementazione dello sviluppo di nuove tecnologie a supporto dell’operatività dei sistemi di mungitura automatizzati (e poi anche convenzionali), si è assistito a una crescita vertiginosa delle installazioni di sensori in grado di fornire dati utili alla creazione di nuove informazioni (e allerte) per l’identificazione precoce e la prevenzione delle mastiti.

C’è però ancora molta strada da fare per potersi affidare ad alcuni di questi strumenti, visti i (variabili) livelli di sensibilità (la capacità di riconoscere correttamente tutti i soggetti malati) e specificità (capacità di riconoscere solo quei soggetti) dei sensori più diffusi rispetto agli obiettivi di prestazione richiesti ai sistemi di zootecnia di precisione. Un gruppo di esperti internazionali, ad esempio, prevede ai fini del supporto al controllo della salute mammaria per identificare le bovine che richiedono attenzioni alla messa in asciutta, prestazioni superiori al 95.0 % in termini di sensibilità e specificità (Hogeveen et al., 2021). D’altro canto, però, oggi è possibile pensare che attraverso l’integrazione di tutti i dati disponibili in allevamento si possa migliorare la capacità predittiva rispetto al singolo strumento.

Cosa prevede il progetto PlfNoDrug

In tale contesto si colloca il progetto di ricerca “La zootecnia di precisione per la riduzione degli antibiotici nella stalla da latte – PlfNoDrug” finanziato dalla Regione Lombardia nel 2020 e realizzato dai ricercatori della sede di Lodi del Centro di ricerca Zootecnia e Acquacoltura del Crea con lo scopo di fornire supporto alla decisione della migliore strategia di messa in asciutta delle bovine grazie alle informazioni derivanti anche dalla zootecnia di precisione.

Il progetto prevede, infatti, una raccolta sistematica sia dei dati misurati giornalmente dai sensori associati ai sistemi di mungitura (convenzionale) e alle bovine (accelerometri) che dalle analisi del latte.

Queste ultime prevedono, oltre ai controlli funzionali mensili, il campionamento di latte sterile quarto per quarto per l’analisi batteriologica (con antibiogramma) e di mammella per il contenuto in cellule (presso i laboratori dell’Izsler, sede di Brescia), da tutte le primipare e secondipare, in tre momenti precisi (la seconda e la quarta settimana dopo il parto e due settimane prima della messa in asciutta), per due lattazioni successive (da circa mille vacche).

L’obiettivo è quello di identificare le possibili infezioni dei quarti prima dell’asciutta e valutare eventuali nuove infezioni o non guarigioni dopo il parto, ma non solo questo.

Anche l’analisi meta-genomica

Tradizionalmente, si ritiene che il latte prodotto da una mammella sana sia sterile, e che la flora batterica del latte abbia origine da diverse fonti di contaminazione esterna. In studi recenti sta invece emergendo sempre più il concetto di microbiota intramammario, come un insieme complesso di microrganismi che interagiscono tra loro e svolgono un’importante azione protettiva e modulatrice sulla salute della mammella e che deriverebbero da colonizzazione esterna o da una possibile (non ancora dimostrata) via endogena, probabilmente entero-mammaria, come ipotizzato da alcuni autori (Addis et al., 2016; Young et al. 2015).

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Sensori di zootecnia di precisione associati all’impianto di mungitura per l’analisi del latte in line

L’evoluzione di metodi di analisi molecolare del genoma sempre più avanzati ci consente di studiare in maniera approfondita il livello di biodiversità di queste popolazioni microbiche.
Come ulteriore approfondimento delle tematiche oggetto del progetto, è quindi prevista un’attività di analisi meta-genomica per lo studio della composizione delle popolazioni microbiche del latte tramite il sequenziamento whole-genome shotgun dei genomi batterici presenti, sui campioni prelevati da una sessantina delle bovine coinvolte. L’obiettivo di quest’ultima attività sarà non solo identificare, classificare e quantificare i microrganismi presenti nel latte, ma anche ricavare informazioni su cosa possono fare questi microrganismi, come ad esempio verificare se posseggono sequenze che gli conferiscono antibiotico-resistenza (ARS) o produrre batteriocine.

Infine, questa fase del progetto ci permetterà di confrontare la microflora del latte delle bovine messe in asciutta con o senza antibiotici.

Modelli previsionali

Insieme al superamento delle soglie stabilite per le cellule, anche la variazione (entro animale) di altri parametri quali la produzione relativa, la conducibilità elettrica, il colore, la densità, la temperatura, il flusso, l’attività dell’enzima lattato deidrogenasi (LDH) e l’indicazione del contenuto in lattosio, misurati automaticamente nel latte ad ogni mungitura, può fornire utili informazioni, grazie a speciali algoritmi, sullo stato sanitario della mammella. Occorre precisare che le metodiche differiscono notevolmente in termini di sensibilità e specificità, inoltre è importante la corretta e puntuale registrazione delle informazioni relative agli eventi sanitari rilevati.

Già oggi esistono modelli previsionali in grado di indicare il livello di rischio di alti livelli di cellule del latte al primo controllo post parto in base alla strategia di messa in asciutta (selettiva o tradizionale), al livello produttivo prima dell’asciutta e all’ordine di parto della bovina, come è possibile vedere dalla Figura 1 utilizzando il modello di Niemi et al. (2021).

Nel nostro progetto, vorremmo andare oltre, se possibile. Infatti, attraverso il supporto offerto dal monitoraggio continuo di diversi indicatori raccolti automaticamente, cercheremo di affinare le capacità previsionali e, quindi, individuare la migliore strategia di selezione (precisa e facilmente adottabile da un punto di vista pratico ed economico) delle bovine candidate alla messa in asciutta selettiva, attraverso anche la valutazione dell’impatto sulla salute animale, in modo “individualizzato”.

La Plf a supporto dell’asciutta selettiva - Ultima modifica: 2021-12-02T12:01:48+01:00 da Lucia Berti

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