Calabria, un lungo lavoro per la convivenza con la fauna

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Un momento della consegna di un cucciolo di cane da pastore di razza Maremmano-Abruzzese alla presenza del presidente di Ara Calabria, Raffaele Portaro (il secondo da sinistra).
Gli allevatori di montagna e la sfida della tutela del lupo

Esiste una zootecnia di montagna capace di garantire le aziende e la tutela della fauna protetta? Certamente esiste, ma fatica a emergere perché spesso deve convivere, oltre che con le predazioni, anche con le incoerenze di un sistema che non aiuta questa tipologia di allevatori.
Consapevoli delle contraddizioni del sistema possiamo però raccontare di alleanze non sempre scontate, come quella tra Legambiente, Parco Nazionale della Sila e naturalmente Associazione regionale allevatori-Ara della Calabria, tre organismi che provano a misurarsi con la realtà come si sta facendo in Sila, dove si cerca un equilibrio per la coesistenza tra allevamenti e presenza di fauna selvatica.

Il progetto Wolfnet

Si tratta del progetto Wolfnet, finanziato dal Por Calabria, che Legambiente ha deciso di realizzare nel Parco Nazionale della Sila, che mette i protagonisti di questa storia (ambientalisti e allevatori) davanti alla possibilità di passare dalle parole ai fatti, superando incomprensioni e reciproche accuse. Il lupo è dannoso perciò deve essere allontanato dai pascoli silani: è tesi ricorrente tra molti allevatori; ma constatiamo che le dinamiche di crescita delle popolazioni lupine sono complesse, non siamo noi a decidere dove vanno i lupi.
Per superare questo stallo Legambiente, in collaborazione con Ara Calabria, ha deciso di fare un primo passo e fornire a dieci aziende zootecniche della Sila sussidi per difendere i loro allevamenti dalle predazioni. È stata consegnata a ogni azienda una coppia di cani da guardiania selezionati geneticamente (cane pastore maremmano abruzzese) e qualche centinaio di metri di reti elettrificate da utilizzare specialmente durante la transumanza.
Non pensiamo certo di aver risolto i complessi problemi, ma abbiamo iniziato una strada e proposto un metodo: il metodo Wolfnet, sperimentato anche in altre parti dell’appennino, la Majella in particolare, che mette in atto misure coordinate per una tutela del lupo incentrata sulla ricerca della coesistenza possibile e necessaria tra la presenza della fauna selvatica e gli allevamenti in ambienti di pregio.
Un metodo che, sebbene parta della necessità di tutelare il lupo, contempla il coinvolgimento attivo degli allevatori che sono fondamentali per la riduzione delle predazioni e la mitigazione degli effetti sui piccoli allevamenti di montagna.

Un percorso comune

Non è questa la sede per disquisire sulla crescita della popolazione di lupo in Italia o sulle inadempienze in ordine alla salvaguardia delle attività agro-silvo-pastorali delle aree interne, ma molto si può fare se si superano incomprensioni ataviche ricercando soluzioni al problema delle predazioni da fauna selvatica nei diversi territori, come emerso negli incontri con il responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente Antonio Nicoletti, il presidente del Parco Nazionale della Sila Francesco Curcio e l’Ara Calabria rappresentata dal presidente Raffaele Portaro e dal direttore Piero Maffei.
Le soluzioni adottate sono dipese dalla scelta di dirottare dei fondi per la conservazione verso azioni concrete a favore degli allevatori, e sono state suggerite dal clima di collaborazione instaurato tra Legambiente, Ara Calabria e Parco Nazionale della Sila, in un comune percorso per ricercare la più giusta coesistenza tra esigenze degli allevatori e necessità di tutela di una specie emblematica per il territorio silano.
Un percorso comune che passa dalla necessità di suggerire alla Regione Calabria di inserire nel prossimo Psr misure adatte a sostenere gli allevatori come l’aiuto diretto per pagare la guardiania, la riqualificazione delle aziende ancora troppo vulnerabili, la sperimentazione di pascoli virtuali, l’assistenza e la formazione agli allevatori per la convivenza con le specie selvatiche e altre misure che da sperimentali devono diventare strutturali a favore degli allevatori di montagna.

Calabria, un lungo lavoro per la convivenza con la fauna - Ultima modifica: 2020-03-03T16:36:15+01:00 da Lucia Berti

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