Semaforo verde al declassamento dello status del lupo da “strettamente protetto” a “protetto”. La votazione favorevole del Parlamento europeo a larga maggioranza al nuovo regolamento sulla protezione del lupo nell’Unione europea, ha accolto la proposta presentata dalla Commissione europea.
Più poteri per contenere il lupo
Soddisfatto il presidente della commissione Agricoltura, il deputato della Lega Mirco Carloni: «La Lega ha sostenuto con forza la procedura d'urgenza del Parlamento Ue per rivedere lo status di protezione del lupo da specie “rigorosamente protetta” a specie “protetta”. Oggi anche la Camera ha votato favorevolmente per la modifica alla direttiva Habitat proposta a Bruxelles: sarà così modificata per dare a Stati e Regioni più poteri nel contenere il lupo».
«I danni al bestiame, soprattutto per gli allevatori, sono - ha contonuato Carloni - un problema serio. La conservazione del lupo è stata importante per la biodiversità, ma ora servono misure per proteggere le attività zootecniche, specie in aree marginali, riducendo i rischi di predazione e attacchi. Il declassamento del lupo è un passo chiave per gestire la sua presenza nelle zone montane e limitare i danni ad agricoltura e allevamento».
Punto di svolta per una gestione migliore dei grandi carnivori
Per l’europarlamentare sudtirolese, Herbert Dorfmann «Anche se può sembrare una mera formalità, il passaggio da “strettamente protetto” a “protetto” rappresenta un punto di svolta: apre la strada a una gestione più efficiente della popolazione di lupi e fornisce finalmente agli Stati membri uno strumento concreto per intervenire nei contesti in cui, negli ultimi anni, i lupi sono diventati un problema».
Atto di responsabilità verso il mondo agricolo
La Cia ha commentato favorevolmente il voto della plenaria di Strasburgo e ha ricordato che l’iter è durato 18 mesi, a partire dalla proposta avanzata dalla Commissione nel dicembre 2023 e successivamente sostenuta dal Comitato permanente della Convenzione di Berna.
«Siamo soddisfatti per questo importante risultato: è un atto di responsabilità verso il mondo agricolo e l’intero sistema territoriale – ha spiegato il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini –. È urgente un approccio realistico e scientificamente fondato, che coniughi la difesa della biodiversità con la tutela delle imprese agricole e delle comunità locali. Solo così potremo garantire coesistenza, sicurezza e futuro ai nostri allevatori e ai nostri territori».
Secondo la Cia «in questo modo si riconosce, da un lato, il successo della Direttiva Habitat nel favorire il recupero delle popolazioni di lupi in Europa e, dall’altro, la necessità crescente di dotarsi di strumenti più flessibili ed efficaci a livello nazionale e regionale per affrontare l’aumento dei conflitti tra lupo e attività umane».
Una scelta razionale ma senza fare la guerra al lupo
Positivo anche il commento di Confagricoltura: «Il nuovo quadro normativo permetterà agli Stati membri di adottare misure di gestione più flessibili per affrontare le crescenti popolazioni di lupi, soprattutto laddove sono in pericolo la sicurezza dei cittadini o ci sono conflitti con il settore agricolo».
«Si tratta di una decisione storica, con la quale si riconosce – ha detto il presidente della Copagri, Tommaso Battista – il miglioramento dello stato di conservazione del predatore negli ultimi anni”, afferma il presidente, ad avviso del quale “la strada intrapresa è assolutamente corretta, anche se ora bisogna lavorare per intervenenti che consentano una gestione più flessibile del lupo, che sempre più spesso rappresenta un notevole fattore di rischio per i produttori agricoli e i cittadini».
In Italia circa 3.300 esemplari di lupo