Nel numero 12.2015 dell'Informatore Zootecnico è uscito un approfondito articolo di tecnica veterinaria firmato da Giuseppe Piromalli, dell'Università Medicina Veterinaria di Torino, e da tre liberi professionisti: Gregorio Marocco Stuardi, L.C. Siciliano, M. Fattore. Trattava di una questione di chirurgia del piede bovino: quando è opportuno ricorrere alla amputazione digitale e quali vantaggi possono derivare per l'allevamento da questa operazione.
Per motivi di spazio l'articolo è uscito, d'accordo con gli autori, nella sua versione riassunta. Ora però qui sul sito web possiamo pubblicarne la versione integrale: per consultarla basta cliccare sulla scritta colorata pubblicata qui sotto:
Amputazione digitale, Piromalli et al, 11 pagine
Ecco comunque il "riassunto" di questo lavoro.
I problemi podali nell’allevamento bovino rappresentano a tutt’oggi un argomento di grande interesse alla luce degli innegabili riflessi economici che determinano nell’ambito dell’economia aziendale. Le principali problematiche legate alle lesioni digitali del bovino possono essere arginate attuando un rigoroso pareggio preventivo che deve necessariamente interessare tutti gli animali presenti in azienda con cadenza almeno semestrale.
Ci sono tuttavia delle patologie podali in che necessitano di terapie antibiotiche e situazioni ancora più complesse dove al fine di ottenere un’accettabile funzionalità del piede si rende indispensabile procedere all’amputazione digitale.
In questo articolo viene esaminata l’efficacia dell’amputazione digitale alta senza conservazione del cercine coronario. E’ stato scelto questo tipo d’intervento in quanto è di veloce esecuzione e, garantendo rapidi tempi di cicatrizzazione, permette un relativamente breve tempo di recupero degli animali operati. I contenuti costi di esecuzione richiesti dall’operazione eseguita sono facilmente ammortizzabili dall’immediato recupero produttivo degli animali trattati.
Questo studio è stato eseguito su 33 bovine di razza Frisona, allevate in Piemonte. Dopo 30 giorni dall’intervento sono stati riformati 3 soggetti e altri 4 entro il quinto controllo (120 giorni).
Gli animali oggetto dello studio dopo 6 mesi dall’intervento hanno recuperato una buona condizione corporea (BCS 3-3.5), hanno portato a termine la lattazione, con valori in linea alla media della stalla, ed hanno avuto un ritorno in calore nella norma: l’intervallo parto concepimento è stato in tutti i casi inferiore agli 80 giorni.