Fino a cinque mesi fa il grande allevamento di bovine da latte dell’azienda Chizzoni, di Bozzolo, in provincia di Mantova, si appoggiava al lavoro di un impianto di mungitura a spina di pesce 14+14. Ma poi il primo maggio 2021 è entrata in funzione una grande sala di mungitura rotativa BouMatic da 60 poste, installata con la consulenza della Enne Effe di Cremona (si tratta di una Streamline 360EX).
Una vera rivoluzione tecnica e gestionale, che però si basa su una solida strategia aziendale. Come spiega alla nostra rivista lo stesso imprenditore, Roberto Chizzoni. Un imprenditore di larghe vedute, fra l’altro; pensiamo soltanto al fatto che da anni si impegna anche su problemi extra aziendali, di interesse collettivo, essendo stato a lungo presidente di Apa Mantova ed essendo oggi vice presidente di Aral Lombardia.
Larghe vedute che intervengono anche sulle strategie produttive e organizzative della propria azienda, come anticipavamo. Chizzoni infatti, anche prendendo atto del coinvolgimento dei propri figli nelle questioni aziendali, e vedendo quindi in loro il futuro della propria impresa, intende ingrandire il proprio allevamento, ampliare il numero dei capi. E l’investimento nel nuovo grande impianto di mungitura si colloca in questa direzione.
Ce lo spiega lui stesso: “Oggi la mia mandria è composta da 1.472 capi, di cui 656 sono in lattazione; nel 2021 avremo prodotto 90mila quintali di latte. L’obiettivo però è di produrne 125mila quintali nel 2022, portando il numero di bovine in mungitura a 800-850. Questa volontà di ampliare la produzione nasce dal fatto che vedo i miei due figli Davide e Chiara, ventenni, appassionati per l’attività dell’allevamento; e quindi dal fatto che diventa strategico cercare di assicurare un futuro all’azienda, un futuro basato sull’espansione produttiva”.
Espansione produttiva che per esempio un impianto a spina di pesce non avrebbe consentito. “Mentre invece con la giostra è aperta la possibilità di crescere, sono aperte delle prospettive. Nel dettaglio: se nel medio periodo passeremo dalle attuali 650 bovine in lattazione a 800-850 capi, ce la faremo anche aumentando il tempo totale dell’operazione di mungitura, cosa consentita dalla sala a giostra. Oggi facciamo tre mungiture al giorno, ognuna delle quali richiede circa 3 ore e mezza. Con l’aumento dei capi in mungitura ciascuna delle tre mungiture potrà durare 4 ore e l’aumento dei costi di allevamento non sarà eccessivo”.
Andrea Filippini, uno dei titolari della Enne Effe di Cremona, la ditta che ha seguito e realizzato l’investimento di Chizzoni, aggiunge: “Questo impianto di mungitura rotativo è uno Streamline 360EX della BouMatic, studiato per alte rese. Si tratta di una giostra esterna con posizionamento parallelo delle vacche, che permette la mungitura posteriore. La struttura, dotata di box di cattura individuale dei capi in mungitura, assicura un posizionamento perfetto delle vacche, lasciandole tranquille per tutta la durata della mungitura, dunque offrendo agli animali un certo livello di confort. Il numero di poste disponibili, con lo Streamline 360EX, è di 40,44,50,60,72,80”.
A proposito di costi di allevamento, Chizzoni sottolinea che il fatto che si tratti di un impianto rotativo “esterno”, dove cioè le vacche vengono munte dall’esterno e non dalla parte centrale della giostra, ottimizza, rende più agevole, il lavoro degli addetti alla mungitura. Una ottimizzazione che diventa tanto più conveniente quanto più il numero delle bovine diventa alto: diminuiscono i costi unitari.
Automazione
Ma il progetto di aumentare la produzione di latte non è l’unica motivazione che ha spinto Roberto Chizzoni a dotare il proprio allevamento di un impianto di mungitura così innovativo e impegnativo. L’imprenditore ci ha parlato di almeno altre due motivazioni: la scelta di spingere su automazione/robotizzazione e la scelta di spingere sulla zootecnia di precisione.
Come si potrà vedere anche consultando i siti internet https://www.enneeffe.com/ e https://boumatic.com/eu_en/, questa giostra Streamline 360EX è un grande concentrato di tecnologia, dove abbondano robotica, meccatronica, informatica, automazione. E quindi: come mai la scelta di spingere su automazione/robotizzazione, nell’esecuzione della fase di mungitura?
Chizzoni è chiaro: “Perché la crescita produttiva, e quindi il futuro, si basa anche sull’innovazione tecnologica. E innovazione in questo caso significa robotizzazione”.
E robotizzazione non significa adottare i famosi robot di mungitura, perché qui ci sono troppi capi, ne servirebbero almeno quindici, troppo costoso. Significa invece adottare questo impianto rotativo e poi aumentare il già elevato grado di automazione presente in questo impianto.
Aumentarlo come? Spiega Chizzoni: “Abbiamo installato anche un robottino, situato esternamente alla giostra, che si occupa del post-dipping, e già questo è un passo in più in quella direzione. Ma la stessa giostra è predisposta per l’automazione anche del pre-dipping, cosa che è nei nostri piani, e in futuro anche per l’automazione dell’attacco ai capezzoli”.
Il robot per il post dipping in una foto di pagina 83. Non sta fermo, come in altri tipi di impianto di mungitura, ma segue la rotativa, muovendosi alla stessa velocità su un binario. Il post-dipping è eseguito da un braccio meccanico che si muove raggiungendo la mammella guidato da una telecamera. Vantaggio: la rotativa non deve fermarsi per permettere l’esecuzione del post-dipping.
Un altro automatismo legato alla mungitura è l’avanzatore che opera in sala di attesa. Effettuando un ciclo ogni dieci minuti circa spinge ogni volta gruppi di 30-40 bovine verso la sala di mungitura. Anche questa attrezzatura è presente in una delle foto del presente articolo.
La sala d’attesa è servita anche da ventilatori e doccette, per un maggior livello di benessere animale.
Zootecnia di precisione
La terza grande motivazione che ha spinto Roberto Chizzoni a dotare il proprio allevamento di un impianto di mungitura così innovativo è che quest’ultimo offre all’allevatore numerose opportunità di realizzare utili situazioni di “zootecnia di precisione”. L’impianto di mungitura infatti rileva, per ogni singola bovina, due importantissimi parametri: la conducibilità elettrica del latte e la produzione. E li spedisce al computer aziendale per una loro interpretazione.
Un’altra fonte di dati “di precisione” proviene dai sensori applicati a ogni singola bovina, che comunicando via radio con un ricetrasmettitore presente in stalla finiscono anch’essi per spedire al computer aziendale dati importanti come quelli sull’ingestione (quante ore), la ruminazione, il riposo, l’attività alta (indice di un eventuale calore, l’attività bassa (indice di zoppie o altri problemi sanitari).
Tutti questi dati vengono analizzati dal software HerdMetrix del sistema SmartDairy, anch’esso della BouMatic e anch’esso proposto agli allevatori italiani dalla Enne Effe. Nelle foto due videate.
L’azienda in sintesi
La dotazione tecnologica dell’azienda agricola condotta da Roberto Chizzoni, ovviamente, è ricca di numerosi altri dispositivi e attrezzature, Come un robot spingiforaggio, il Ranger XL di Enne Effe, che appunto avvicina l’alimento alla bovine in corsia di mungitura muovendosi da solo lungo una banda magnetica interrata; è anche dotato di un sensore di sforzo per determinare quanto alimento movimentare.
Oppure come impianti di ventilazione e raffrescamento diffusi per tutto l’allevamento, non solo nella sala d’attesa. Oppure come due grandi vasche di refrigerazione del latte, 200 quintali ciascuna, servite da preraffreddamento e recupero calore. Oppure come il Milk Taxi, sempre della Enne Effe, utile per portare il latte ai vitelli senza usare secchi e assicurando a ogni vitello la propria quantità, miscelata e alla giusta temperatura. Ma potremmo fare cento altri esempi.
Il latte ottenuto viene conferito alla cooperativa Granlatte di Bologna, di cui Chizzoni è socio, e quindi destinato agli impianti Granarolo.
L’azienda vanta anche ampie coltivazioni agricole: 290 ettari lavorati, di cui 200 destinati a mais, di primo e secondo raccolto, e il resto a medica e prati stabili. Le coltivazioni di mais assicurano all’allevamento l’80% del fabbisogno di mais da granella.
Oltre alla famiglia Chizzoni (Roberto, la moglie Cristina e i figli Chiara e Davide), in azienda lavorano anche sette mungitori, un addetto ai vitelli, un carrista, due addetti alla campagna e alle lettiere. Grande attenzione è rivolta dall’allevatore al rispetto delle norme sul lavoro, nonché al rispetto di altri aspetti etici relativi all’impiego dei propri collaboratori.
Leggi la versione integrale dell’articolo dedicato da IZ all’azienda Chizzoni