L’azienda Bozzoni, di Persico Dosimo (Cr), consegna il latte delle proprie bovine a una grossa cooperativa lattiero casearia che nel pagare il latte ai soci aggiunge al prezzo di bilancio premi o penalizzazioni in base alla qualità. Bene, in quest’ambito si è verificata una significativa evoluzione: sino a febbraio 2020, dice Gianpietro Bozzoni, l’azienda subiva penalizzazioni nel pagamento del proprio latte.
Poi la svolta: dalle penalizzazioni l’azienda Bozzoni è gradualmente passata ai premi, sempre in base alla qualità del latte. E oggi il prezzo del latte ottenuto dall’azienda “è superiore di 2 euro al quintale rispetto al prezzo base pagato a tutti i conferitori, che negli ultimi mesi del 2022 è stato di 50 euro al quintale più Iva. Un premio qualità, questo di 2 euro al quintale, che sta sopra alla media dei premi qualità corrisposti dalla cooperativa”.
A cosa si deve questa svolta? Risponde l’altro conduttore dell’azienda, Roberto Bozzoni, cugino di Gianpietro: “La qualità del nostro latte è aumentata sensibilmente da quando, a partire appunto dal 2020, abbiamo inserito nelle razioni delle nostre bovine in lattazione un particolare nucleo, il nucleo Lattogeno Lodi Lysmetio, del Consorzio Agrario di Cremona. Un alimento che deve il proprio nome al fatto che è arricchito degli aminoacidi lisina e metionina, in forma ruminoprotetta. Questi fanno aumentare la presenza di caseina nel latte, di qui il premio qualità. Ma è aumentata anche la stessa produzione, che oggi è particolarmente elevata: 120 quintali di latte per vacca per 305 giorni di lattazione, ossia più di 39 kg vacca giorno”. E i dati sulla qualità del latte di questa azienda nel 2021, mostrati da Gianpietro Bozzoni (tabella 1), confermano che i risultati sono ottimi: la media 2021 per proteine grassi e cellule del loro latte è stata rispettivamente del 3,53%, del 4,27% e di 176.000.
La denominazione precisa dell’azienda è “Bozzoni Angelo, Giuseppe, Gianpietro e Roberto società agricola s.s.”, dove Angelo e Giuseppe sono i genitori di Gianpietro e Roberto, i quali fra loro sono cugini. Nelle sue stalle di Persico Dosimo vengono allevati 380 capi bovini, 170 dei quali sono bovine in lattazione.
La cooperativa lattiero casearia di cui l’azienda è socia è la grande cooperativa “Plac - Fattorie Cremona”, che trasforma il latte conferito dagli 84 soci in grana padano e in provolone, oltre ovviamente a commercializzare poi i formaggi. Gianpietro Bozzoni è anche vicepresidente di questa cooperativa.
La sostenibilità economica di questo tipo di alimentazione
Tornando alle particolarità dell’alimentazione delle loro bovine da latte, i due allevatori ci permettono di approfondire presentando la tabella 2, con i dettagli delle razioni per le primipare e per le pluripare. Si tratta, commenta Roberto, “di razioni spinte. Contengono infatti il 16% di proteine grezze, il 5% di grassi, il 27% di amido per le primipare, il 29% di amido per le pluripare. E le bovine non incorrono in problemi di acidosi grazie all’impiego di foraggi aziendali”.
Razioni spinte, che però non gravano eccessivamente sul bilancio economico aziendale, continua Roberto, “grazie al fatto che il sostenuto impiego di foraggi aziendali fa diminuire il costo della razione”. Questi foraggi sono medica fasciata, erba medica, fieno di loietto, fieno di un miscuglio di loietto e avena, trinciato di mais, pastone integrale di mais.
In conclusione, grazie all’efficienza dell’autoproduzione di gran parte degli alimenti, il costo della razione per l’allevamento Bozzoni è stato calcolato in 7,20 euro capo giorno per le primipare e in 8 euro capo giorno per le pluripare. “Costi sostenibili”, commenta Roberto. L’efficienza dell’autoproduzione è stata tenuta sotto controllo partendo dal calcolo dei costi colturali reali.
Le coltivazioni aziendali si estendono su 125 ettari, di cui 67 dedicati a mais di primo raccolto, 10 a mais di secondo raccolto, 23 a medica, 11 a soia di primo raccolto, 10 a soia di secondo raccolto, 4 a frumento, 10 per il fieno di frumento e avena, 10 a loietto.
E restando sul tema dei conti aziendali, il fatto che l’impiego di lisina e metionina abbia fatto aumentare la qualità del latte, portando l’azienda ad avere diritto ai premi qualità previsti dalla cooperativa, “si è concretizzato – dice Gianpietro – in un primo momento in un aumento dei costi pari a 0,15 cent per capo giorno, ossia a +25 euro al giorno per le 170 bovine in lattazione. Ma col passare dei mesi l’aumento dei premi ha raggiunto quota +122,4 euro al giorno per il gruppo delle 170 vacche in lattazione rispetto a inizio 2020: un bel successo!”.
Tira le somme Gianpietro Bozzoni: “La nostra esperienza imprenditoriale dimostra quindi che è possibile e remunerativo, nell’allevamento delle bovine, puntare sulla qualità del latte mantenendo elevata la quantità”.
I due aminoacidi secondo il Consorzio Agrario di Cremona
Fin qui l’esperienza produttiva di Roberto e Gianpietro Bozzoni. Si può però approfondire il discorso sui vantaggi offerti da mangimi arricchiti di lisina e metionina ruminoprotette grazie a quanto ci comunica Pierpaolo Pini, il tecnico alimentarista del Consorzio Agrario di Cremona che segue l’azienda.
A 15 anni dall’introduzione del primo nucleo additivato con metionina ruminoprotetta (denominato Smartamine), il Consorzio Agrario di Cremona aggiunge un nuovo aminoacido microincapsulato a completamento dell’integrazione vitaminico minerale dei suoi prodotti: la lisina.
L’obiettivo, spiega Pini, è andare a soddisfare il fabbisogno delle vacche ad alta produzione in metionina e lisina, individuati come i primi due aminoacidi “limitanti” nella bovina da latte. Con elevate produzioni, infatti, la sola riserva amminoacidica offerta dalla proteina microbica e dall’alimentazione non basta a soddisfare le straordinarie richieste dell’organismo, che quindi risulta essere limitato nello svolgimento di alcuni processi metabolici e fisiologici.
Inoltre la corretta gestione della frazione proteica nelle diete animali, continua il tecnico, diventerà sempre più importante nei prossimi anni, per motivi economici e ambientali: spesso si ricorre a un aumento della concentrazione proteica della razione per tentare una spinta azotata alla cieca, sia per la crescita dei batteri ruminali, sia per aumentare la quota di escape a livello ruminale, con sprechi energetici dell’organismo, influenze negative sulla salute della bovina, costi elevati e alti livelli di azoto nelle deiezioni.
Con l’introduzione di aminoacidi ruminoprotetti nella dieta, invece, “è possibile alimentare l’animale secondo il concetto della proteina ideale, riducendo all’essenziale le fonti proteiche (soia/nucleo) senza sprechi d’azoto e di energia, garantendo l’effettivo assorbimento a livello intestinale: in questo modo il fabbisogno verrebbe pienamente soddisfatto, fornendo quanto serve (grammi/capo/giorno) e dove serve (lume intestinale)”.
Una sperimentazione inizialmente su quattro aziende
Pierpaolo Pini poi ricorda l’esperienza di Garthwaite et al. (1998), che ha registrato un +2,3 kg/d di latte, un +0,09% di proteine, un + 0,10% di grasso con l’utilizzo di lisina e metionina fin dall’asciutta. E una precedente prova di Ajipro che con un aumento del tenore in lisina da 6,3 a 6,8% della MP (da 165 a 175 g/capo/d) ha ottenuto una maggiore produzione di latte, da 41 a 42,4 kg/d (+3,4%) e una maggiore presenza di proteina del latte (+4 %).
Seguendo queste indicazioni, nonché le indicazioni di colleghi americani, il team di nutrizionisti del Consorzio Agrario di Cremona ha scelto di testare la lisina ruminoprotetta Ajipro-L di terza generazione, la più utilizzata negli Stati Uniti, in quattro aziende zootecniche del territorio: l’azienda Benetti di San Giuliano Milanese, l’azienda Peri di Ca’ d’Andrea, l’azienda Bosetti di Pompiano e l’azienda Ferrari Ciboldi Donata di Casalmorano. Realtà, spiega Pini, “che avessero ottima gestione, alto livello produttivo e possibilità di raccolta e accesso a dati di controllo per singoli capi”.
Sono stati inseriti 50 grammi di Ajipro-L nella dieta del gruppo lattazione per compensare il fabbisogno in lisina metabolizzabile, alternando un periodo di controllo, uno di trattamento con tale aggiunta, e di nuovo uno di controllo. I risultati ottenuti dalla sperimentazione del Consorzio di Cremona, dice il tecnico, “sono stati un aumento di +0,3 kg/capo (-2,1% Lys vs Fabb.) nell’azienda Benetti, +0,7 kg/capo (-4,7% Lys vs Fabb.) nella azienda Peri e +0,9 kg/capo (-3,6% Lys vs Fabb.) nella azienda Bosetti; la qualità del latte non ha subito variazioni”.
E poi su altre venti
Dopo questi primi risultati, continua Pini, altre venti aziende hanno inserito un nucleo proteico formulato per un dosaggio di 50 grammi di lisina Ajipro-L e 12 grammi di metionina Smartamine.
I risultati sono stati variabili sotto il profilo della produzione, con aumenti registrati nel 70% dei casi e con una media di 34 litri/capo/giorno. Mentre la qualità media del latte delle venti aziende si attesta sul 4,12% di grasso, 3,58% di proteine e 2,85 di caseina, con aumenti medi rispettivamente di 0,10, 0,15 e 0,12 punti percentuali.
Un secondo monitoraggio ha fatto registrare una media di 4,07% di grasso, 3,67% di proteina e 2,89% di caseina, con una produzione media tra le diverse aziende di 36 litri per capo. Si è potuto inoltre registrare come rapporti Lys/Met di 2,7-2,8 hanno indirizzato la sintesi di una maggiore qualità del latte, rapporti di Lys/Met di 3-3,2 un incremento sulla quantità di latte, e, più in generale, i risultati migliori si sono ottenuti raggiungendo un livello di lisina metabolizzabile in razione tra il 6,8 e il 7,2%.
I risultati, conclude Pini, “sono molto promettenti, anche in merito alla redditività dell’introduzione degli amminoacidi ruminoprotetti nella dieta delle vacche in lattazione, dato che i parametri di qualità ottenuti sono nella quasi totalità dei casi sinonimo di premialità da parte della latteria/caseificio di destinazione del latte. E se volessimo andare oltre, la letteratura è colma di prove a sostegno dell’effetto benefico della nutrizione amminoacidica su salute e fertilità della mandria”.
Gli obiettivi del Consorzio Agrario, in materia di alimentazione delle bovine da latte, “sono riassumibili in tre punti: approfondire e affinare il bilanciamento di lisina e metionina in lattazione; ampliare l’uso di amminoacidi ruminoprotetti anche alla fase di asciutta e transizione; ottimizzare la nutrizione secondo il concetto di proteina ideale, per una maggiore sostenibilità ed efficienza del settore”.
Per saperne di più si può consultare il sito internet del Consorzio Agrario di Cremona: www.consorzioagrariocremona.it
SCELTE ALIMENTARI E AGRONOMICHE INSIEME
La fiducia e il rapporto di collaborazione che si riesce ad instaurare in aziende come quella di Bozzoni sono il punto chiave per ottenere risultati eccellenti. Agente e tecnico possono prendere decisioni e impostare piani alimentari in accordo con i proprietari in base alla conoscenza dei prodotti e dei mezzi tecnici da una parte, la composizione del terreno e i mezzi operativi dall’altra. Si scelgono così le colture e le varietà da seminare, si seguono in campo durante lo sviluppo e si sceglie insieme l’epoca di raccolta.
Questo permette di avere a disposizione prodotti “ragionati” e il ruolo dell’alimentarista è quindi quello di pensare per l’azienda il prodotto che possa sposare e completare meglio i foraggi aziendali, seguendo poi le diverse problematiche e le differenti fasi che interessano l’attività di allevamento.
Il Consorzio Agrario di Cremona punta sempre più su questo tipo di gestione, fortemente convinto che la qualità delle produzioni non possa prescindere dalla buona riuscita dei prodotti aziendali: i foraggi fanno sempre la differenza.
In più le aziende clienti sono sempre aggiornate sulle soluzioni agronomiche grazie alla possibilità di contare sul rinomato servizio agronomico interno al Consorzio, su prove in campo dei diversi miscugli/ibridi, sull’efficacia delle concimazioni ecc., nonché sulle ultime innovazioni e indicazioni nell’alimentazione animale, grazie alle collaborazioni con aziende e ricercatori leader del settore.
A tal proposito, oltre a confermare e approfondire la nutrizione amminoacidica, nel 2023 l’attenzione all’innovazione del Consorzio Agrario di Cremona sarà focalizzata sulla gestione e sull’allevamento della rimonta, con importanti collaborazioni già avviate, partite ad esempio dal Lattogeno Vitelli Grow, e in fase di sviluppo proprio nel nuovo anno.
Queste impostazioni tecniche relative all'alimentazione delle bovine trovano applicazione anche da parte di diversi altri allevatori clienti del Consorzio Agrario di Cremona. Fra i quali l'imprenditore la cui esperienza è raccontata nel video sottostante.
Leggi la versione integrale dell’articolo dedicato all'esperienza dell’azienda Bozzoni di Persico Dosimo (Cr)
Articolo integrale Latte, quantità e qualità con metionina e lisina