Non è soltanto questione di benessere animale. Certamente, c’entra anche quello; ma far riposare bene le vacche è, prima di tutto, uno strumento produttivo. La vacca che non sa dove coricarsi è stanca e nervosa; secondariamente si stende dove capita, laddove “dove capita” è di solito in mezzo alla corsia, sul bagnato. E anche ammesso che riesca a stendersi e rialzarsi senza pericolosi scivoloni, il che è improbabile a lungo andare, ha comunque tenuto la mammella a contatto con liquami e tracce di letame. Risultato minimo: il mungitore avrà il suo bel da fare per ripulirla, prima di attaccare le tettarelle. Risultato massimo: cellule alle stelle e alto rischio di mastiti ambientali.
C’è poi da considerare l’aspetto meramente produttivo: la vacca sdraiata ha un’irrorazione della mammella aumentata dal 20 al 50%, sostengono diversi studi, col risultato naturalmente di produrre più latte. Infine - ma è forse la cosa più importante - la vacca quando è coricata rumina, ovvero si nutre. Dunque, più sta coricata e più assume nutrimento.
Tutto questo per dire che la cuccetta ha, nell’organizzazione dell’allevamento, un’importanza tutt’altro che secondaria. Anzi, una buona o cattiva progettazione e realizzazione possono fare la differenza tra una cuccetta comoda e confortevole e una sgradita all’animale, al punto da usarla poco o per nulla, con le conseguenze descritte sopra.
Gli elementi da tenere in considerazione per avere una buona postazione di riposo sono diversi, ma non infiniti. Citando i più importanti, possiamo ricordare tubo antiavanzamento e l’educatore, i battifianchi, il materassino e la profondità della buca. I primi due devono essere a un’altezza tale da permettere all’animale di infilarvi sotto la testa quando si sbilancia in avanti per alzarsi.
Naturalmente, davanti alla cuccetta vi deve essere dello spazio libero, altrimenti la vacca non può allungare il muso e ha difficoltà nel riacquistare la posizione eretta. Anche i battifianchi non devono essere collocati troppo in basso, né devono essere eccessivamente lunghi, per non ostacolare ingresso e uscita dalla postazione.
Materassino e lettiera, infine, devono essere asciutti e sufficientemente morbidi da attutire la discesa dell’animale. Che, ricordiamolo, non ha un coricamento controllato come un umano, ma letteralmente “cade” nella parte finale dell’operazione rischiando traumi se la superficie di appoggio è troppo dura.
Balestreri
Fin qui la teoria. In casi come questi, però, è anche interessante ascoltare la viva esperienza degli allevatori e come i medesimi hanno affrontato la questione delle cuccette. Oppure risolto problemi che si fossero presentati al riguardo.
È il caso di Marcello Balestreri, che con la figlia Lara gestisce una stalla da 700 capi in lattazione a Stagno Lombardo (Cr). I lettori lo ricorderanno, probabilmente, perché proprio a Lara Balestreri fu assegnato dall’Informatore Zootecnico il titolo di Allevatore dell’anno 2012.
L’ingresso in azienda della giovane imprenditrice, avvenuto qualche anno fa, ha portato ad alcune innovazioni, una delle quali – a suo modo – rivoluzionaria: l’eliminazione di tutti i materassini dalle cuccette. E non stiamo parlando, evidentemente, di qualche decina di cuscini. A un anno e mezzo da quella scelta, torniamo a trovare i Balestreri, per sapere quali sono stati i risultati. Prima di tutto, però, è il caso di capire quale fosse la motivazione: «Ci siamo mossi con due obiettivi. Il primo – e principale – era eliminare le abrasioni agli arti inferiori di cui soffrivano un po’ tutti i capi e dovute al telo ruvido del materassino. Le vacche, infatti, avevano escoriazioni e ferite soprattutto sulle ginocchia posteriori, causate evidentemente dallo sfregamento con il telo nell’atto di alzarsi e coricarsi. In secondo luogo, volevamo vedere se eliminando il materassino potevamo ridurre un po’ il tasso di mastiti», ci spiega Marcello.
I risultati sono soddisfacenti per le escoriazioni, meno per la sanità della mammella. «Le abrasioni sono scomparse, a dimostrazione che erano provocate dai materassini. Il numero di mastiti, invece, non è cambiato granché e la cosa un po’ mi delude. Tuttavia l’importante è aver eliminato il problema ai garretti».
Al posto delle materassine, i Balestreri hanno messo un supporto per la paglia con sopra, naturalmente, paglia. «Prima abbiamo rimosso i materassini, poi i tavolacci sottostanti. Abbiamo provato a fare letto con la paglia, ma nella parte anteriore restava un buco troppo profondo. Allora abbiamo collocato delle cuccette prefabbricate, apposite per la paglia. Sopra a esse mettiamo uno strato di paglia macinata sul momento. La distribuiamo circa tre volte a settimana, con un mulino che nel lanciarla la tritura, aumentando notevolmente il suo potere assorbente». Quest’ultimo è soltanto uno dei motivi che spingono Balestreri a sminuzzare la lettiera. «Il principale – ci spiega – è fare in modo che il fondo resti più tempo nella cuccetta. La paglia lunga è un buon prodotto; il problema è che gli animali la asportano nel giro di poche ore». L’estromissione avviene in particolare durante l’uscita dalla cuccetta: la paglia lunga resta intrecciata attorno ai piedi e in questo modo è trascinata sulla corsia. «Con la paglia macinata questo effetto è molto più sfumato. È un po’ più polverosa, ma questa è l’unica controindicazione».
La nuova routine per le cuccette, dunque, contempla l’aggiunta di paglia tritata ogni tre giorni circa, mentre non è prevista asportazione della medesima, visto che a questo provvedono già le vacche. Una volta alla settimana si provvede alla disinfezione con calce. «Anche due volte a settimana, se necessario; ma preferibilmente una, perché è un lavoro davvero antipatico: bisogna passare col sacchetto da 25 kg e distribuire la calce a mano. Però è fondamentale per sanificare la lettiera e ridurre la carica batterica».
Elias
Anche Giuseppe Elias, allevatore lodigiano con 200 capi in lattazione e una estrema attenzione al benessere animale e al miglioramento di tutti i fattori produttivi, considera la sanificazione come una delle prime necessità, quando si parla di cuccette. «Noi la facciamo con prodotti appositi che distribuiamo con la pompa a spalla. In questo modo il lavoro non è particolarmente gravoso e basta un intervento ogni due settimane per mantenere sotto controllo i batteri. Anche la calce esercita una buona azione, ma bisogna stare attenti a non esagerare, altrimenti si rischia di provocare irritazioni agli animali. In azienda la usiamo come sottofondo».
Le stalle di Elias sono attempate e non adeguate al materassino. Handicap per il quale l’allevatore non si straccia certamente le vesti. «I materassini non li vorrei nemmeno se le cuccette fossero predisposte. Sono un ricettacolo di batteri, molto meglio una lettiera tradizionale», ci dice senza troppi giri di parole. Vediamo allora come è organizzato lo spazio di riposo della sua stalla. «Abbiamo in primo luogo un fondo fatto con uno strato di letame separato solido, per attutire la durezza del cemento. Sopra mettiamo calce per sanificare e successivamente paglia lunga, trattata con il disinfettante di cui parlavo sopra ogni due settimane circa. Usiamo la paglia perché ne abbiamo in abbondanza, coltivando molto grano». A differenza di Balestreri, Elias non incontra particolari problemi con la paglia a lunghezza naturale: «Non ho notato particolari fenomeni di asportazione; probabilmente è anche dovuto a un contenimento in legno che abbiamo posto in fondo alle cuccette».
Parlando di struttura, l’allevatore lodigiano dedica particolare attenzione all’educatore. «Ne abbiamo adottato uno relativamente alto, circa 25 cm sopra la cuccetta e non a filo della medesima. A mio parere è molto utile, perché l’animale si siede in maniera più corretta e soprattutto quando si deve alzare ha comunque lo spazio per allungare la testa».
Oneda
Completiamo la discussione con due allevatori che, al contrario dei colleghi, usano i materassini con soddisfazione.
Il primo è il bresciano Fabio Oneda, proprietario di una stalla da 100 capi in lattazione a Leno (Bs). Lo sentiamo quando ha appena ristrutturato le cuccette, sostituendo tutti gli educatori e i battifianchi. «I nuovi sono di concezione diversa, chiaramente più moderna. Il tubo antiavanzamento precedente era alto 90 cm: già buoni, ma non sempre sufficienti. I nuovi sono a 130 cm e in questo modo la vacca ha tutto lo spazio per sporgersi in avanti, quando si alza. Anche il battifianchi è più alto del precedente, cosa che evita all’animale di sbattere le ossa dell’anca quando si corica».
Non sono stati sostituiti, invece, i materassini. «Li abbiamo da 10 anni circa e funzionano benissimo. Sono alti 10 cm, con interno in gomma espansa. Non hanno mai dato problemi ai garretti; avrò, a dir tanto, un 2% di garretti gonfi nel corso dell’anno». Il segreto, secondo Oneda, è la manodopera. «Mettiamo paglia pellettata – e anche sbriciolata – altrimenti rotola via dal materassino – ogni giorno. Passiamo col carretto e ne distribuiamo un centimetro circa sui materassini. In questo modo c’è sempre uno strato morbido che evita dolorosi sfregamenti». La pulizia della cuccetta, infine, è buona: «Soltanto le primipare la sporcano un po’, perché sono tendenzialmente più corte. Detto questo, bisogna aggiungere che facciamo la rimozione delle feci quattro volte al giorno, quando passiamo per l’ispezione degli animali».
Il risultato, ci dice Oneda, è un tasso di occupazione delle materassine molto alto: «Sono quasi sempre piene e pur essendovi la gomma nelle corsie di riposo e alimentazione, le vacche usano la cuccetta. Del resto anche prima di questo intervento gli animali si coricavano con piacere; ho migliorato la situazione, ma quella precedente non era pessima.
Moretti Cassani
Chi invece ha dovuto rimediare a uno stato di cose problematico è Pierangelo Moretti Cassani, che con i tre figli Stefano, Francesca e Federica ha un allevamento da 140 capi in lattazione nella zona di Treviglio (Bg). «Lo scorso anno abbiamo ampliato la stalla e nella nuova struttura, ovviamente, abbiamo anche nuove cuccette. La differenza rispetto alle vecchie è evidente: i materassini delle prime mi danno problemi di abrasione ai garretti, cosa che non accade con i nuovi; penso che sia dovuto sia allo spessore – 4 cm di lattice – sia al telo, spesso un centimetro e più morbido di quelli vecchi. Anche il battifianchi è ben realizzato, indirizza l’animale senza costrigerlo eccessivamente».
Per la copertura, Moretti Cassani adotta paglia pellettata, come il collega bresciano. «Recentemente abbiamo abbandonato la segatura a favore del pellet, che asciuga molto di più. Inoltre abbiamo immediatamente riscontrato un calo di 100mila unità nel numero di cellule».
A dimostrazione, qualora ve ne fosse bisogno, di quanto una cuccetta può cambiare i parametri produttivi.
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