Utilizzare le economie rivenienti dal Psr Basilicata, specificamente dalla misura a favore di agricoltori, delle piccole e medie imprese e da quella indirizzata alle aziende agricole, modulandole con un diverso approccio ed introducendo un sostegno specifico alle aziende del settore ovicaprino e suinicolo maggiormente colpite dalle conseguenze economiche determinate dal Covid-19. È la proposta avanzata dall’Associazione regionale allevatori di Basilicata in una lettera inviata all’assessore regionale all’Agricoltura, Francesco Fanelli.
“Più volte abbiamo sollecitato i suoi uffici a intervenire con azioni di sostegno nei confronti del settore ovicaprino – evidenzia il presidente dell’Ara, Palmino Ferramosca - che per la sua particolarità di produzione, legata alla carne di agnello, quasi esclusivamente consumata durante il periodo natalizio e pasquale, ha subìto pesantemente le conseguenze della chiusura imposta al settore Horeca a causa della pandemia da Covid-19. Tale pesantezza di mercato ci è stata recentemente e direttamente confermata dagli stessi allevatori che hanno commercializzato gli agnelli nel periodo pasquale a prezzi che non hanno coperto le spese di allevamento e conduzione del gregge per l’anno in corso”.
Un andamento di mercato che è stato mitigato solo in parte da una ridotta importazione di agnelli dall’estero. “Nei recenti incontri per le attività dimostrative e consulenziali che come Ara Basilicata stiamo svolgendo in questi ultimi giorni – aggiunge Ferramosca - gli allevatori ci hanno fortemente sottoposto le gravi difficoltà di mercato vissute anche dal comparto suinicolo. Un settore che, nella nostra regione, è caratterizzato da una serie di micro allevamenti a carattere familiare, se ne contano 7.399 quasi esclusivamente indirizzati all’ingrasso di un numero limitato di capi cadauno”.
La suinicoltura lucana, però, annovera anche strutture di buon livello qualitativo e di medie dimensioni: se ne contano 366 con circa 70 mila capi in allevamento. La generalità di queste strutture, di medie dimensioni, sono tutte condotte nel rispetto della sostenibilità ambientale e animale e possono contare su un interessante numero di scrofe, superiore a 6 mila. Tra questi ultimi allevamenti sono annoverati anche quelli della razza di suino nero lucano, tipica del nostro territorio ed esempio di mantenimento della biodiversità animale.
“Questo comparto zootecnico, essendo orientato esclusivamente alla produzione alimentare di distintività territoriali e quindi avendo come esclusivo sbocco commerciale la rete di piccoli negozi, ristoranti e agriturismi fornitori di un pubblico di turisti e di consumatori non di massa – spiega il direttore dell’Ara Basilicata, Giuseppe Brillante - rischia il default di gran parte delle aziende che, a causa della chiusura prolungata imposta al settore Horeca per le norme anti Covid, si ritrovano con i magazzini pieni di merce invenduta o con gli allevamenti al limite del numero degli animali consentiti”.
Per questo, a parere di Brillante, “così come già più volte richiesto per il settore degli allevamenti ovicaprini da carne, è quanto mai urgente destinare a questi comparti produttivi un intervento di ristoro per il mancato reddito in questo periodo di pandemia”. Di qui l’appello all’assessore Fanelli a intervenire.