L’utilizzo dei tannini nell’alimentazione dei ruminanti può costituire una chance per ottimizzare le performance produttive degli animali e modulare positivamente il valore nutrizionale dell’alimento destinato al consumo umano. Se ne è parlato all’edizione 2017 della Fiera di Montichiari (Bs), dove l’azienda Sadepan - facente parte della Saviola Holding di Viadana (Mn) - e la rivista Informatore Zootecnico hanno organizzato un workshop tecnico sul possibile impiego del tannino di castagno come integratore nell’alimentazione degli animali zootecnici.
Come ha spiegato Cesare Fazzini, responsabile commerciale del progetto SaviotanFeed di Sadepan, «i tannini possono essere inseriti non solo nell’alimentazione dei ruminanti, ma anche in quella di suini, ovini, equini e avicoli. In tutti i casi rappresentano un’opportunità per migliorare le performance produttive degli animali e il valore nutrizionale dell’alimento destinato al consumo dell’uomo».
L’azienda Sadepan, nell’impianto toscano di Radicofani (Si), ha sviluppato SaviotanFeed, tannino idrolizzabile di castagno naturale al 100%, estratto con sola acqua mediante un processo industriale brevettato.
Ma cosa sono esattamente i tannini e come possono adempiere alle funzioni migliorative descritte? «I tannini - ha risposto Fazzini - sono sostanze di natura polifenolica presenti nelle piante. Si distinguono tannini idrolizzabili, tipici del castagno, e tannini condensati, come a esempio quelli presenti nella carruba o nell’uva. Se ingeriti, questi composti hanno la caratteristica di legarsi alle proteine della dieta, diminuendo la quota proteica a disposizione dei microrganismi del rumine per le proprie sintesi. In questo modo, da una parte viene favorita l’attività dei batteri cellulosolitici e la produzione di acetato. Dall’altra parte, viene promossa una maggiore disponibilità di amminoacidi a livello intestinale (il cosiddetto “effetto by-pass”). Questa disponibilità può essere utilizzata dall’animale per le proprie esigenze produttive, dopo digestione e assorbimento».
Gli effetti positivi riscontrati
Gli effetti positivi del tannino sono riscontrabili sui metabolismi delle micropopolazioni ruminale ed enterica e sulla digestione e metabolismo degli animali in allevamento. «Data la sua natura polifenolica – continua Fazzini -, SaviotanFeed complessa selettivamente le proteine più ricche di prolina. Si spiega così il fatto che interferisce in alcune vie metaboliche bloccando alcuni enzimi. Nel caso specifico della bioidrogenazione anaerobia microbica degli acidi grassi insaturi, si è verificato sperimentalmente un accumulo del Cla acido rumenico e del suo precursore vaccenico, sia nel rumine che nel latte, noti acidi funzionali benefici».
Quanto alla digeribilità della frazione proteica della dieta nei monogastrici, Fazzini ha aggiunto: «SaviotanFeed complessa selettivamente quelle frazioni delle proteine alimentari di peggior valore biologico, diminuendo la digeribilità totale, ma lasciando libere le frazioni con profilo aminacidico migliore. Ne consegue che il pool di aminoacidi assorbito viene utilizzato in maniera ottimale a fini anabolici. Si osserva infatti che l’escrezione urinaria di sostanze azotate risulta più bassa, tanto da riequilibrare il bilancio azotato, a vantaggio della qualità delle deiezioni, meno ricche di sostanze azotate volatili. Nei ruminanti sappiamo che ciò si verifica perché abbiamo osservato una diminuzione dell’urea nel latte di bovine e pecore».
Dunque, l’utilizzo di sostanze polifenoliche nell’alimentazione dei ruminanti può portare a effetti positivi dal punto di vista produttivo, della qualità dei prodotti, dell’impatto ambientale, del benessere degli animali.
«Gli effetti – ha sottolineato Andrea Serra dell’Università di Pisa - dipendono dal tipo di sostanza utilizzata, dal suo grado di polimerizzazione e complessità e dalla dose di utilizzo. Ad esempio, la capacità dei tannini di diminuire la degradabilità ruminale delle proteine dipende dal tipo di tannini (condensati vs idrolizzabili), dalla quantità di tannini utilizzati (effetti più evidenti sopra 1% della dieta), dal grado di polimerizzazione (monomeri e dimeri non efficienti), dal tipo di monomeri (acido tannico più efficiente dell’acido gallico) e dalla sensibilità delle popolazioni microbiche (capacità dei tannini di complessare enzimi proteolitici). Per questo motivo in letteratura alcuni studi non evidenziano effetti sulla produzione di latte e di proteina. Sono invece più consistenti i dati relativi agli effetti sull’escrezione azotata».
Ha proseguito Serra: «Se alcuni effetti del tannino nell’alimentazione sono ben noti e ripetibili (appunto, il migliore utilizzo dell’azoto e la diminuzione dell’escrezione azotata), altri sono ancora in corso di valutazione e non sempre hanno portato a risultati univoci. A oggi, abbiamo la necessità di aumentare le prove in vivo. Ma molto è ancora da definire sui meccanismi di azione dei polifenoli sui batteri ruminali e sui patogeni e sui parassiti intestinali».
Un’alternativa agli antibiotici
Infine: tra le alternative più promettenti all’utilizzo degli antibiotici in allevamento, secondo Mauro Antongiovanni dell’Università di Firenze, ci sono proprio i tannini, preferibilmente quelli idrolizzabili. «Le loro molteplici azioni – ha riferito - si devono tutte alla capacità di complessare selettivamente le proteine ricche di prolina attraverso la formazione di legami. Quindi interferiscono selettivamente con le pareti cellulari batteriche, con alcuni enzimi e con la frazione proteica alimentare».
Ha concluso Antongiovanni: «È assolutamente necessario smettere di utilizzare gli antibiotici come promotori di crescita nei mangimi. Esistono alternative affidabili, dai costi contenuti, come appunto i tannini idrolizzabili come quello di castagno».
Le relazioni presentate al convegno di Montichiari sono consultabili sul sito internet www.informatorezootecnico.it , sezione Documenti.
Leggi l’articolo completo di box e tabelle su Informatore Zootecnico n. 6/2017
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