Le diete dei ruminanti includono diverse tipologie di foraggi secchi o umidi (insilati o fasciati), cereali, oleaginose, proteaginose e molti loro sottoprodotti, che li espongono al rischio tossicologico da micotossine. Queste ultime possono avere effetti diretti sullo stato sanitario degli animali da reddito e possono portare a una riduzione delle performance produttive, con perdite economiche per gli allevatori e rischio di contaminazione dei prodotti di origine animale. In particolare, diverse micotossine possono by-passare il rumine immodificate, essere convertite in metaboliti meno tossici o in metaboliti dotati di proprietà tossiche simili o più gravi rispetto a quelle delle molecole iniziali.
L’assunzione prolungata di alimenti contaminati infine comporta ridotta efficienza alimentare, minore ingestione di alimenti e, nei casi più gravi, riduzione della produzione di latte.
Il frumento nell’alimentazione delle bovine
Tra gli alimenti destinati alle bovine, il mais - alimento che riveste un’importanza primaria per il soddisfacimento dei fabbisogni energetici - fa emergere notevoli criticità legate alla presenza delle micotossine (causata dalla variabilità climatica intervenuta, la disponibilità di acqua e infine alla necessità di adempiere ai regolamenti della politica comunitaria). Tali criticità hanno portato gli allevatori-agricoltori a considerare attentamente, negli ultimi anni, l’utilizzo del frumento, finora considerato marginale, nei piani colturali di diverse aziende di vacche da latte, rivalutandone l’impiego come foraggio essiccato o insilato da inserire nelle razioni sia delle vacche in lattazione sia in quelle delle manze e vacche in asciutta, come alternativa al mais.
La diffusione del frumento foraggero Ludwig
A partire dal 2010 la diffusione in tutto l’areale padano della varietà di frumento Ludwig e similari del gruppo Ludwig & Co. ha coinciso con la diffusione dell’utilizzo del frumento nella razione delle vacche da latte, proprio per le sue caratteristiche varietali rispondenti esattamente alle esigenti aspettative degli allevatori.
Il capofila Ludwig, è una varietà austriaca oramai di 23 anni (1997), classificata “grano di forza e che ha trovato in Italia la sua seconda vita. Introdotta in Italia dal 2005 a sostegno dell’industria molitoria, ha trovato i suoi maggiori estimatori in alcuni allevatori del Modenese - comprensorio del Grana Parmigiano Reggiano - come utilizzo da foraggio. La sua diffusione nell’intera pianura padana, sia come fieno e sia come trinciato, è avvenuta per le sue peculiari ed uniche caratteristiche, in primis per l’altezza, da 135 a 150 cm, e con una buona resistenza all’allettamento. Il risultato è una produzione di elevata biomassa sull’ordine di 40-55 t/ha al 30% di s.s.
Le caratteristiche nutrizionali del frumento foraggero
Parlando di aspetti nutrizionali, le caratteristiche del frumento foraggero variano in funzione delle concimazioni organiche e chimiche, dello stadio di maturazione della coltura al momento dello falcio e delle tecniche adottate nell’organizzazione dei cantieri di raccolta e stoccaggio (fienagione o insilamento). Quest’ultimo aspetto riveste un ruolo fondamentale sulla qualità finale del foraggio foraggero, perché i tempi di esposizione in campo per la fienagione o di pre-appassimento per i prodotti insilati quando ben gestiti (quindi ridotti in modo adeguato), possono contenere i processi ossidativi e di respirazione a carico degli zuccheri, che troveremo nei fieni o che serviranno per stabilizzare gli insilati.
La qualità dei foraggi di frumento raccolti a partire da fine fioritura fimo alla maturazione lattea sono risultati molto simili per cui risulta ampio il periodo di raccolta.
La fibra del foraggio foraggero Ludwig risulta molto digeribile, scompare velocemente dall’ambiente ruminale e lascia spazio per un ulteriore ingestione da parte dell’animale. I foraggi di frumento Ludwig si caratterizzano infatti per un elevato contenuto di fibra NDF (61-64 % ss) e pertanto la valutazione della quantità complessiva di NDF degradato nel rumine (NDFD) è un elemento cruciale nella stima del loro apporto in energia netta. I risultati di NDFD presentano valori medio alti (51-55 %) se si considerano i range di variazione dei numerosi alimenti zootecnici testati. Questo risultato porta a massimizzare l'ingestione della sostanza secca giornaliera da parte delle vacche da latte.
Per quanto riguarda il contenuto proteico merita osservare che entrambi i foraggi presentano contenuti discreti (7,8-9,2 % s.s.) e superiori di circa 1-2 punti percentuali a quelli generalmente riscontrati per l'insilato ceroso di mais. Pertanto, sotto il profilo proteico, una base foraggera con foraggi di frumento riduce la necessità dell’integrazione proteica della dieta per bovine da latte, rispetto a quelle a base di mais.
Mais e frumento foraggero a confronto
Il confronto tra la produttività e i costi di produzione dell’insilato di mais e quelli dell’insilato di frumento porta a dedurre che, a fronte di una maggiore potenzialità produttiva del silomais (19 t s.s./ha) rispetto a quella del frumento (13,5 t s.s./ha), si contrappone un minor costo di quest’ultimo (90 euro/t s.s. contro i 100 del silomais).
Quali vantaggi
Relativamente all’impiego del frumento come foraggio, sono molti gli aspetti interessanti da sottolineare:
- produzioni sull’ordine di 12-13 t/ha di s.s. al 12-13% umidità;
- produzioni di biomassa sull’ordine delle 45-50 t./ha (33% di s.s.);
- rispetto al loietto, la raccolta è posticipata di circa 15 giorni (aumenta la probabilità di bel tempo per una buona fienagione;
- il suo ciclo medio-tardivo consente un lasso di tempo maggiore per la raccolta rispetto al loietto (dalla maturazione lattea a quella cerosa);
- il rapporto fibra/proteine risulta ben equilibrato (tale da renderlo alternativo al loietto);
- libera il terreno nella terza decade di maggio, in tempo per una possibile seconda semina;
- interventi irrigui non necessari come aspetto rilevante in molti comprensori italiani che lo pongono ad essere alternativo alla stessa coltura del mais;
- consente la coltivazione di una seconda coltura con conseguente abbattimento di alcuni costi fissi e incremento della produzione di sostanza secca per ettaro;
- terreni sono disponibili per la distribuzione di reflui in primavera-inizio estate;
- i rischi di allettamento sono minori rispetto alla loiessa e all’orzo;
- i tempi di essiccazione sono più brevi (4 giorni) rispetto quelli della loiessa (5 giorni);
- il periodo di raccolta di metà maggio non crea rischi di sovrapposizione alla fienagione del 1° taglio dei medicai;
- la sofficità del terreno dopo la raccolta e la scarsa capacità di ricaccio consentono successive semine su sodo senza la necessità di rivoltare il terreno (risparmio delle riserve idriche);
- la facilità di sminuzzamento del fieno nel carro miscelatore;
- ottimo compromesso tra produttività e qualità.
- rotazione al mais per la lotta alla diabrotica;
- razioni che favoriscono l’ingestione;
- maggiore qualità nel latte per grasso e proteine;
- riparto in campo dei rischi produttivi in annate sfavorevoli;
- minore dipendenza dai concentrati recuperando, a costi inferiori, energia dai foraggi;
- migliore riparto dei lavori in campagna;
- facilità di conservazione del foraggio;
- doppio utilizzo degli stessi silos a trincea;
- maggiore produzione annua di alimenti.
Per ulteriori informazioni visita il sito web https://www.lacerealtecnica.it/