Il settore agricolo e in particolare quello zootecnico sono stati ultimamente oggetto dell’ennesimo attacco mediatico per l’effetto ambientale negativo legato alla elevata concentrazione di polveri sottili. Come spesso succede le esagerazioni giornalistiche veicolano messaggi tecnicamente non corretti e nascondo la realtà della situazione.
L’agricoltura, come tutte le attività antropiche, interagisce con l’ambiente con effetti positivi e negativi. La sostenibilità del settore richiede uno sforzo sempre maggiore per aumentare i benefici e ridurre gli aspetti negativi.
Non ci sono dubbi che l’ammoniaca contribuisca a formare polveri sottili e che derivi principalmente dall’agricoltura. Viene prodotta dall’azoto presente negli effluenti di allevamento e nei fertilizzanti quando entrano in contatto con l’aria. L’emissione dell’ammoniaca è favorita dalla temperatura elevata, dalla velocità dell’aria e dalla superficie di contatto. Le operazioni di distribuzione dei fertilizzanti organici e minerali sono le più critiche, ma una quota significativa dell’ammoniaca viene prodotta anche nelle strutture di stabulazione e dagli stoccaggi.
Anche altre fonti
Ma considerare l’agricoltura come la causa prima dell’elevata concentrazione delle polveri sottili in pianura padana sembra davvero eccessivo.
La presenza di ammoniaca contribuisce quindi al massimo a un terzo delle polveri sottili. La fonte principale di emissione di ammoniaca è sicuramente l’agricoltura, ma non è da trascurare le quantità emesse da altre fonti, come a esempio il traffico veicolare.
Studi recenti svolti dal Centro comune (Jrc) di ricerca della Ue hanno messo in evidenza come le auto Euro 6 emettano quantità di ammoniaca decisamente superiori a quelle dei veicoli delle classi precedenti. Come sempre la coperta è corta e la riduzione di alcune emissioni può risultare in un aumento di altre. La quantità di ammoniaca stimata dal traffico veicolare potrebbe essere sufficiente alla formazione delle polveri sottili.
Servono approfondimenti
Per capire che il problema sia complesso e che non possa essere attribuito principalmente al comparto agricolo, pur considerandolo un contributore significativo, basta osservare l’andamento della concentrazione di polveri sottili e dell’ammoniaca in pianura padana. L’incremento della concentrazione di polveri sottili nei mesi invernali quando al traffico veicolare si associa il riscaldamento è molto chiaro anche in periodi in cui la concentrazione di ammoniaca è ridotta.
Da ricercatore mi chiedo se ne sappiamo abbastanza. Le informazioni e gli studi stanno progressivamente fornendo nuove indicazioni e stiamo aumentando la conoscenza dei meccanismi e dei fenomeni. Una delle carenze principali, a mio modo di vedere, riguarda la quantificazione delle emissioni dalla gestione degli effluenti. Attualmente viene ottenuta con metodi abbastanza semplificati, che non tengono conto delle reali tecniche utilizzate. Servono approfondimenti, studi e soprattutto mettere a sistema i dati e i metodi di quantificazione disponibili.
Tutti i settori devono agire
Da cittadino mi chiedo se stiamo facendo abbastanza per migliorare la qualità dell’aria. Il continuo superamento dei limiti di concentrazione delle polveri sottili nel bacino padano è una risposta chiara. Il percorso non ha ancora consentito di raggiungere risultati sufficienti, ma il trend di riduzione è percepibile.
Le azioni devono riguardare tutti i settori in modo congiunto e questo sta avvenendo con l’Accordo di bacino padano per il miglioramento della qualità dell’aria. Ovviamente ogni settore deve dare il suo contributo.
Il ruolo della ricerca
Spesso il settore agricolo viene considerato poco sensibile alle tematiche ambientali. In realtà questo non è vero.
La modalità di gestione degli effluenti sta cambiando. Le tecniche che consentono di ridurre le emissioni di ammoniaca e migliorare l’uniformità di distribuzione sono sempre più diffuse.
Numerosi progetti di ricerca sono stati finanziati non solo per mettere a punto le tecniche opportune, ma anche per dimostrare agli imprenditori agricoli la validità delle soluzioni proposte. Analoga situazione si può riscontrare per le vasche di stoccaggio. Le diverse soluzioni messe a punto dalla ricerca stanno gradualmente diffondendosi nelle aziende zootecniche. Anche gli incentivi regionali per l’acquisto di attrezzature e strutture stanno favorendo l’adozione di queste tecniche.
Per questo sono rammaricato quando leggo che la ridotta qualità dell’aria è “colpa” degli allevamenti zootecnici. Con questo atteggiamento, invece di affrontare i problemi in modo collaborativo e propositivo, si demonizza un settore produttivo di eccellenza. E dire che l’esperienza della pandemia in cui siamo immersi ormai da un anno dovrebbe averci fatto capire l’importanza di avere un settore agro-alimentare in grado di garantire la fornitura di prodotti sicuri e di alta qualità.