Numeri importanti intervengono a rendere ancor più netto il giudizio negativo del mondo zootecnico italiano nei confronti dell’accordo Ue-Mercosur, firmato il 6 dicembre. Sono quelli ricordati da Carlo Angelo Sgoifo Rossi, dell’Università di Milano, a un recente incontro di Confagricoltura Mantova: li riportiamo nella tabella.
Mostrano lo strapotere che paesi come Brasile e Argentina potrebbero potenzialmente acquisire nel commercio internazionale di bovini da carne e di carne bovina.
Il Brasile, per esempio, vanta da solo 214 milioni di capi, due volte e mezza di quanti ne abbia l’Unione europea, che non arriva a quota 90 milioni. L’Argentina segna 53 milioni.
C’è da dire che le organizzazioni professionali agricole italiane si sono subito dichiarate decisamente contrarie alla stipula definitiva dell’accordo Ue-Mercosur. Più caldi di loro forse gli agricoltori francesi, scesi in piazza con la solita veemenza; non per niente la zootecnia francese è molto attiva nell’export intra-Ue (il 63% degli 1,3 milioni di capi bovini di 12-24 mesi allevati e macellati in Italia sono nati in Francia, dice il Clal) e quindi teme l’entrata in scena di nuovi potenti concorrenti come potrebbero rivelarsi gli esportatori sudamericani.
Meno caldi di loro, ma pur sempre critici, Giorgia Meloni e Francesco Lollobrigida, le cui dichiarazioni in merito sono rimaste insolitamente contenute e sotto traccia. Ma probabilmente questa moderazione si giustifica col fatto che subito dopo la firma dell’accordo inizieranno incontri istituzionali a Bruxelles per definire nei dettagli le tutele e le garanzie per i produttori italiani, nel nome della reciprocità. Incontri all’insegna del compromesso con altri Paesi Ue, o con lobbies non agricole, che nel Mercosur vedono invece vantaggi.
In ogni caso Coldiretti, assieme a Filiera Italia, ha subito affermato: “A rischio c’è anche la gestione della tracciabilità del bestiame in Brasile che è ancora su base volontaria, mettendo in dubbio la trasparenza e la sicurezza della filiera. Mentre restano irrisolti gli ostacoli veterinari che impediscono l’export di prodotti italiani come i salumi verso i Paesi del Mercosur. E per quanto riguarda le carni bovine, ci sono persistenti lacune nei controlli del Brasile sull’uso di ormoni vietati in Ue”.
E Confagricoltura: “Le preoccupazioni principali riguardano l'impatto derivante da una maggiore apertura alle importazioni di prodotti agroalimentari dal Mercosur, in particolare carni bovine, pollame, riso, mais e zucchero. Pur presentando potenziali vantaggi per alcuni settori, l'intesa è altamente penalizzante per le produzioni europee e italiane in termini di concorrenza e sicurezza alimentare”.
Infine la Cia: “Abolendo dazi e altre barriere c'è il rischio per l’Italia di essere sommersi dai prodotti agricoli del Sudamerica. Si ricorda, inoltre, che in Ue vigono i più alti standard in termini di sicurezza alimentare, ambiente, salute e benessere degli animali, che garantiscono il successo dei prodotti agroalimentari europei nel mondo; sarebbe dunque dannosa una concorrenza di prodotti che non rispettano il principio di reciprocità delle regole comunitarie".