Lupi, finalmente se ne accorge anche la Ue

Una bovina uccisa dai lupi mentre era al pascolo nell'altopiano di Asiago, in Veneto (fonte: Arav)
La Commissione europea ha aperto una consultazione pubblica per decidere se "rendere più flessibile" lo status di specie protetta del lupo. Ursula von der Leyen: la concentrazione dei lupi in alcune regioni europee è diventata un pericolo reale per il bestiame e potenzialmente anche per l'uomo. Ma le associazioni animaliste “annunciano battaglia”

 

La Commissione europea ha preso posizione sui lupi. Sostenendo l’opportunità che gli stati membri sviluppino propri piani di gestione per controllare la popolazione di questi animali e incoraggiando i governi nazionali a sfruttare le opportunità offerte dal quadro giuridico esistente.
In particolare Ursula von der Leyen, presidente della Commissione, ha riconosciuto pubblicamente (4 settembre) che l’aumento dei lupi in alcuni territori europei è una minaccia non solo per gli animali da allevamento, ma potenzialmente anche per le persone. Ha quindi incoraggiato gli stati membri a prendere contromisure, dove necessario: “Le norme europee garantiscono gli spazi di manovra necessari”.
Ma c’è di più: ora l’esecutivo di Bruxelles ha aperto una consultazione pubblica invitando le comunità locali e le parti interessate a presentare dati aggiornati sulle popolazioni di lupi e sui loro impatti. Ursula von der Leyen ha annunciato anche la volontà di raccogliere nuovi dati sulla popolazione di lupi. Lasciando intendere di stare rivalutando la protezione speciale di cui questi animali godono al momento (oggi i lupi non possono essere uccisi se non in casi eccezionali e a seguito di adeguate valutazioni, approvate, per quanto riguarda l’Italia, dall’Ispra).
Secondo von der Leyen è il caso di prevedere una “maggiore flessibilità” e di ampliare le deroghe che consentono di abbattere questi animali, dato che rappresentano un problema per il bestiame degli allevamenti e “potenzialmente” anche per le persone. Secondo la Commissione europea, che ha chiesto dati aggiornati sulla popolazione di lupi alle varie parti coinvolte, dalle comunità locali agli scienziati, le misure di protezione disponibili per difendersi dalle predazioni non sarebbero utilizzate in maniera sufficiente a svolgere in maniera efficace il loro compito.
UNA BANALITÀ
Fin qui un atto dovuto, quello di von der Leyen, quasi una banalità. Per comprendere questa rinnovata attenzione al problema può essere sufficiente ricordare come gli allevatori di bovini e di pecore che agiscono in montagna raramente nuotino nell’oro.
Può esser sufficiente ricordare che in genere si tratta di aziende zootecniche a conduzione familiare. E quindi che per queste aziende, anzi per queste famiglie, la scoperta al mattino di aver perso una decina di animali durante la notte a causa della predazione dei lupi costituisce quasi sempre, senza esagerare, una tragedia.
“OSTAGGIO DI INTERESSI ECONOMICI PRIVATI
Bene, di fronte a queste novità Ue, e di fronte a queste banalità sociali, manco a dirlo insorgono gli animalisti. Per esempio l’associazione Lndc Animal protection, che, sono parole sue, “annuncia battaglia”.
Michele Pezone, responsabile diritti animali di Lndc Animal Protection, ha commentato così l’iniziativa della Commissione europea: “È fondamentale che per la stima del numero di lupi realmente presente sui territori europei si faccia riferimento ai dati scientifici e non alla percezione del settore zootecnico o venatorio. La protezione della fauna selvatica non può essere ostaggio di interessi economici di privati, che comunque hanno già accesso a risarcimenti per eventuali danni subiti a seguito di predazioni. Anche perché questo atteggiamento miope ha già portato quasi all’estinzione dei lupi, ora faticosamente ripopolati".
Più avanti riporteremo maggiormente per esteso la posizione di Lndc. Intanto però occorre dire che per chi lavora in agricoltura e in zootecnia è appunto cosa banale, necessaria, indiscutibile, l’idea di privilegiare gli animali che forniscono reddito, come bovini e ovini, rispetto ai predatori selvatici. Tanto più spesso in queste situazioni non c’è molto che vada “secondo natura”: in tanti casi i predatori sono stati artificialmente inseriti dall’uomo in areali in cui non erano naturalmente presenti.
La prima categoria di animali insomma, gli animali da reddito, secondo il mondo zootecnico deve avere la priorità rispetto alla seconda, i predatori. D’altra parte gli allevatori rimangono di gran lunga i più profondi, professionali, passionali, operativi, tra gli amanti degli animali e della natura.
COLDIRETTI: PERÒ SALVIAMO ANCHE LE PECORE
Lo sottolinea per esempio Coldiretti, il cui messaggio è in sintesi questo: “Ok al lupo, ma ora salviamo anche le pecore. Tanto più che oggi si è moltiplicata la presenza del lupo in Italia, con oltre 3.300 esemplari”.
Spiega cioè Coldiretti: “Ora bisogna salvare le migliaia di pecore e capre sbranate, mucche sgozzate e asinelli uccisi lungo tutta la Penisola, dove la presenza del lupo si è moltiplicata negli ultimi anni con il ripetersi di stragi negli allevamenti che hanno costretto alla chiusura delle attività e all’abbandono della montagna”.
Posizione ribadita anche ora in riferimento alla notizia della consultazione pubblica aperta dalla Commissione europea per decidere di modificare, o "rendere più flessibile", lo status di specie protetta del lupo; e in riferimento al pensiero di von der Leyen secondo il quale, riporta Coldiretti, la concentrazione dei lupi in alcune regioni europee "è diventata un pericolo reale per il bestiame e potenzialmente anche per l'uomo", con "l’invito alle autorità locali e nazionali ad agire laddove necessario”.
In Italia, continua Coldiretti, si è registrato un forte aumento da nord a sud della popolazione di lupi, stimata dall’Ispra (nell’ambito del progetto Life WolfAlps Eu) intorno ai 3.300 esemplari, di cui 950 nelle regioni alpine e quasi 2.400 lungo il resto della penisola. Mentre il numero di pecore, secondo l’analisi della Coldiretti, è diminuito di circa il 10% negli ultimi cinque anni.
Si tratta di numeri che – sottolinea la Coldiretti – sembrano confermare che “il lupo ormai non è più in pericolo. E che il rischio vero oggi è piuttosto la scomparsa della presenza dell’uomo delle montagne e delle aree interne per l’abbandono di migliaia di famiglie”, nonostante “tanti giovani siano faticosamente tornati in queste aree per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze italiane di mucche, capre e pecore”.
Conclude la Coldiretti: “Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare le montagne e a garantire la bellezza del paesaggio. Senza i pascoli le montagne muoiono, l’ambiente si degrada e frane e alluvioni minacciano le città”.
HERBERT DORFMANN: UN'OPPORTUNITÀ PER LE REGIONI ALPINE
A favore della linea di von der Leyen anche l’europarlamentare sudtirolese Herbert Dorfmann: “Bisogna riconsiderare la protezione del lupo. Dalla Commissione un passo nella giusta direzione”.
Dorfmann ricorda che, da parte sua, è da mesi che sta esortando gli stati membri a sviluppare i propri piani di gestione per controllare la popolazione di lupi, sottolineando che ora anche la Commissione europea prende posizione a favore di questo approccio. “Il fatto che finalmente la Commissione europea abbandoni posizioni ormai superate, e si concentri sugli sviluppi attuali, è di per sé una notizia estremamente positiva”.
La svolta della Commissione, continua, “è anche il segnale che la pressione del Parlamento europeo sta funzionando. Gli eurodeputati avevano infatti chiesto a larga maggioranza di riesaminare il problema dei lupi. “Anche il governo italiano comincia a sentire tale pressione. Questa è un’opportunità per le regioni alpine di prendere in mano la situazione e ridurre a un livello tollerabile la minaccia esistenziale che i lupi rappresentano per le loro comunità”.
L’indagine della Commissione europea, afferma l’europarlamentare sudtirolese, “mostrerà senza dubbio che il numero di lupi in Europa è aumentato in modo imponente e che il loro status di protezione deve essere riconsiderato in molte regioni. Se lo status di protezione del lupo viene modificato, allora è necessario adeguare il quadro giuridico. Ciò significa, come già annunciato dalla Commissione il 4 settembre, maggiore flessibilità nella gestione dei grandi carnivori”.
Secondo Dorfmann per cominciare ad agire non è necessario attendere i risultati della nuova indagine: “Essa non impatta sulla possibilità degli stati membri di elaborare i propri piani di gestione e di farli approvare da Bruxelles. Bisogna perciò procedere il più rapidamente possibile”.
BENE PER LA CIA LA PROPOSTA DI LEGGE PD
È sul piatto anche una proposta di legge del Pd sulla prevenzione e gli indennizzi dai danni di predazione, al fine di preservare le attività zootecniche dai pericoli della mancata gestione della fauna selvatica. Il provvedimento prevede tre interventi chiave: la predisposizione di un piano di cattura e gestione per contrastare i processi di ibridizzazione del lupo; la creazione di un fondo statale per i risarcimenti dei danni diretti e indiretti alle imprese; l’istituzione di un ulteriore fondo finalizzato alla prevenzione degli attacchi dei predatori.
La proposta di legge del Pd è vista “con favore” dalla Cia - Agricoltori italiani: “Per la Cia è positiva l’attenzione dedicata al contrasto del fenomeno dell’ibridazione lupo-cane, che salvaguarda la purezza della specie del lupo e limita fortemente la dispersione sul territorio di cani vaganti inselvatichiti”. E il presidente Cia, Cristiano Fini, aggiunge: “E’ necessario incrementare l’attività preventiva e le misure di contenimento per evitare il sovrappopolamento del lupo, a tutela del settore zootecnico e delle comunità rurali, come pure delle peculiarità faunistiche dei nostri territori”.
Nella proposta del Pd, segnala la Cia, è fondamentale l’attenzione dedicata ai risarcimenti per i danni indiretti e indiretti subiti dalle imprese, per evitare la chiusura degli allevamenti e il conseguente abbandono dei territori, che provocherebbe danni ambientali, economici ed occupazionali. “Per questo - continua Fini - sarà necessario innalzare ulteriormente il massimale per gli aiuti europei in regime de minimis,  forte limite all’ottenimento dei risarcimenti alle aziende agricole”.
Cristiano Fini giudica inoltre positiva la decisione della Commissione Ue di valutare – dopo aver raccolto dati da tutti i Paesi membri - un’eventuale modifica dello status di protezione del lupo, con l’obiettivo di aggiornare le misure che permettono la prevenzione degli attacchi al bestiame. “La protezione di una specie animale - ricorda Fini - deve tenere conto anche della sostenibilità degli allevamenti, soprattutto quelli ovi-caprini, che vedono i greggi costantemente sotto attacco e le aziende prive di indennizzi adeguati. È urgente una seria azione di responsabilità, sia nel rispetto dell’ambiente e degli animali selvatici, che nei confronti degli allevatori e degli agricoltori, veri custodi del territorio”.
LNDC ANIMAL PROTECTION ANNUNCIA BATTAGLIAa
Si diceva dell’opposizione dell’associazione Lndc (www.lndcanimalprotection.org ). Ecco le sue esatte dichiarazioni.
“La Ue valuta di togliere la tutela speciale verso i lupi? Lndc Animal Protection annuncia battaglia. La  politica continua a portare avanti una narrazione che semina paure immotivate verso la fauna selvatica, specialmente verso alcuni animali oggi particolarmente protetti come i lupi. Se le misure di protezione dalle predazioni del bestiame non sono adeguatamente utilizzate, la soluzione non è uccidere i lupi ma incentivare il loro utilizzo. Solo oggi i lupi iniziano finalmente a non essere più a rischio estinzione, tornare a ucciderli ci riporterebbe al punto di partenza e si dovrebbe ricominciare tutto”.
Il futuro, continua la Lndc, “non si prospetta roseo per la popolazione europea e italiana di lupi, che negli ultimi tempi stanno finalmente tornando a numeri che fanno pensare di non essere più a rischio di estinzione. La Ue, anche attraverso la voce diretta della presidente della Commissione Ursula von der Leyen, ha infatti annunciato che sta rivalutando la protezione speciale di cui questi animali godono al momento. Attualmente, i lupi non possono essere uccisi se non in casi eccezionali e a seguito di adeguate valutazioni scientifiche e procedure approvate, per quanto riguarda l’Italia, dall’Ispra”.
Secondo von der Leyen, però, “è il caso di prevedere una maggiore flessibilità e di ampliare le deroghe che consentono di abbattere questi animali che rappresenterebbero un problema per il bestiame degli allevamenti e potenzialmente anche per le persone. Secondo la Commissione europea, che ha chiesto dati aggiornati sulla popolazione di lupi alle varie parti coinvolte, dalle comunità locali agli scienziati, le misure di protezione disponibili per difendersi dalle predazioni non sarebbero utilizzate in maniera sufficiente a svolgere in maniera efficace il loro compito.
Ora, commenta  Piera Rosati, presidente Lndc Animal Protection, “è paradossale che, sebbene il problema sia il mancato o insufficiente utilizzo delle misure di protezione, la soluzione prospettata sia quella di autorizzare più facilmente le uccisioni dei lupi. Che di fatto è un po’ come dire se in pochi utilizzano il casco, mettiamo al bando tutte le motociclette. La differenza però è che non si parla di motociclette ma di esseri viventi e senzienti, che per decenni abbiamo protetto dall’estinzione perché hanno un ruolo fondamentale nell’ecosistema e che ora si pensa di tornare a sterminare per la nostra incapacità di conviverci in maniera sicura. Ricordiamoci sempre che siamo noi umani che invadiamo i territori della fauna selvatica, costruendo e colonizzando ovunque, non il contrario. Inoltre, questa narrazione continua che una certa area politica fa per demonizzare gli animali selvatici semina paure che poi sfociano in psicosi e gesti distruttivi come quello che ha portato alla morte di Amarena. Dire che i lupi rappresentano un potenziale pericolo per le persone è gravissimo, visto che negli anni si sono contati pochissimi incidenti in tal senso”.
E aggiunge Michele Pezone, responsabile Diritti Animali di Lndc Animal Protection: “È fondamentale che per la stima del numero di lupi realmente presente sui territori europei si faccia riferimento ai dati scientifici e non alla percezione del settore zootecnico o venatorio. La protezione della fauna selvatica non può essere ostaggio di interessi economici di privati, che comunque hanno già accesso a risarcimenti per eventuali danni subiti a seguito di predazioni. Anche perché questo atteggiamento miope ha già portato quasi all’estinzione dei lupi, ora faticosamente ripopolati. Non avrebbe senso ricominciare a ucciderli per farli tornare a rischio estinzione e dover poi fare di nuovo tutto da capo. In ogni caso, terremo monitorata la situazione e siamo pronti a dare battaglia in tutte le sedi per evitare che questo succeda”.

Lupi, finalmente se ne accorge anche la Ue - Ultima modifica: 2023-09-06T09:50:42+02:00 da Giorgio Setti

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