Latte: siamo autosufficienti, ma a che prezzo?

Matteo Lasagna, vice presidente di Confagricoltura.
La questione ora è quanto questo nuovo equilibrio possa tenere (editoriale per IZ firmato da Matteo Lasagna, vice presidente di Confagricoltura)

 

Il settore lattiero-caseario bovino sta uscendo da una fase turbolenta di mercato che ha interessato sicuramente tutti i comparti produttivi ma che ha avuto significativi effetti sulla domanda e l’offerta di latte. È necessario quindi analizzare la situazione e verificare le prospettive future del settore per comprenderne la possibile evoluzione e le contromisure da porre in essere.
Indubbiamente l’offerta di latte nazionale negli ultimi anni è aumentata, tant’è che l’Italia dal 2015 ad oggi è passata dal 75% circa a poco meno del 100% di autoapprovvigionamento, raggiungendo una quasi sostanziale autosufficienza nell’offerta di latte.
Gli allevatori hanno “spinto” infatti le produzioni con maggiori investimenti, soprattutto in innovazione qualità e benessere animale, raggiungendo standard mai conseguiti in precedenza. Il mercato ha premiato questi sforzi e ha chiesto più latte nazionale, anche nel periodo della pandemia e poi dei rincari delle materie prime e degli effetti del conflitto russo-ucraino. È significativo che prima del Covid-19 l’Italia avesse un tasso di autoapprovvigionamento di poco più dell’80% di latte e che quindi nei periodi più complessi degli ultimi due anni la produzione di latte si sia rafforzata a scapito delle importazioni recuperando un 10-15% di autosufficienza.
Un risultato notevole e un andamento che è stato favorito sicuramente anche da un contemporaneo “raffreddamento” del potenziale produttivo europeo; con l’offerta di latte che si è stabilizzata e i principali Paesi produttori, Germania, Francia e Olanda, che più o meno contemporaneamente dal 2020 hanno registrato un calo delle consegne di latte. Raffreddamento compensato dall’aumento progressivo nei Paesi in crescita, tra i quali l’Italia, che hanno invece incrementato la produzione.
Questa situazione, unita ad una pressione sul fronte dei maggiori costi, ha spinto anche le quotazioni a un aumento, che a sua volta ha aumentato la fiducia dei nostri produttori portandoli a maggiori produzioni, specie nel 2021 quando le consegne di latte sono aumentate di quasi il 3,5% su base annua.
NUOVI FENOMENI
La questione ora è quanto questo equilibrio possa tenere nelle condizioni attuali perché nello scorso anno, in particolare nel secondo semestre si sono succeduti alcuni fenomeni osservati che destano preoccupazione. Nell’ordine: la forte siccità ha compromesso almeno la metà della produzione di mais e il 60% della produzione di soia, facendo praticamente raddoppiare il loro costo e balzare il costo delle razioni di 10 centesimi nel 2022.
Negli ultimi mesi dell’anno poi sono riprese le consegne di latte in Europa, in particolare in Germania, ma in presenza di una minore domanda internazionale – in particolare della Cina che ha progressivamente aumentato la produzione interna e si sta rendendo sempre più autonoma dalle importazioni.
Tutto ciò sta spingendo a un contenimento dei prezzi che potrebbe far tornare indietro rispetto alle produzioni lattiero casearie italiane; non a caso le consegne del 2022 nei primi dieci mesi dell’anno sono in calo. Mentre preoccupano il calo della domanda interna dei consumatori, che stanno comprando meno latte e meno formaggi in quantità, anche perché l’inflazione agroalimentare “morde” molto proprio i prodotti lattiero-caseari.
Fortunatamente l’export sembra tenere e nel 2022 è ancora in aumento ma sicuramente a una velocità “dimezzata” rispetto al 2021 quando si erano registrati incrementi delle esportazioni in valore a due cifre.
In questo scenario se non vogliamo perdere il terreno guadagnato sinora dovremmo ripensare e adeguare le quotazioni del latte alla stalla per riequilibrare la situazione,  compensare adeguatamente l’aumento dei costi e rafforzare la produzione. Se non vogliamo che alla progressione degli ultimi anni faccia fronte invece una contrazione degli allevamenti e delle consegne.
Il potenziale produttivo si alimenta con la fiducia e con la remunerazione degli sforzi degli allevatori, che sono stati garantiti negli ultimi difficili anni e che non possono ora essere traditi.

Latte: siamo autosufficienti, ma a che prezzo? - Ultima modifica: 2023-01-23T17:07:18+01:00 da Giorgio Setti

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