Frumento foraggero per le bovine: più efficienza e sostenibilità

Ottime rese, stabilità delle piante, tolleranza alla fitopatie, costanza delle produzioni e del periodo di raccolta - indipendentemente dall’andamento climatico primaverile - e minori costi di produzione rispetto al mais. Questi alcuni dei vantaggi riscontrati da chi ha scelto il frumento foraggero per l’alimentazione dei propri animali

La presenza di micotossine nei principali componenti dell’unifeed delle bovine da latte è una problematica di estrema attualità. In particolare è il mais - quale principale componente della dieta di vacche da latte e bovini da carne - a essere più frequentemente contaminato.
I fattori che favoriscono lo sviluppo fungino sono svariati: eventi stressanti in grado di indebolire la pianta come carenza idrica, danni meccanici (grandine, parassiti), elevata escursione termica o elevata umidità, ma anche condizioni di microaerofila e ridotta acidificazione durante lo stoccaggio degli insilati, eccessiva umidità negli alimenti essiccati ed elevate temperature della massa conservata. Tra i vari parametri inoltre la quota di acqua libera presente nel substrato esercita un ruolo primario nello sviluppo e proliferazione fungina.

Gli effetti delle micotossine sugli animali

Le micotossine vengono assunte attraverso l’alimento e transitano nel tratto digerente dove, grazie ai prestomaci, possono risultare soggette a modificazioni da parte della micropopolazione presente. Alcune di esse vengono convertite in metaboliti meno tossici, mentre in altri casi vengono metabolizzate in composti biologicamente più attivi, oppure ancora possono venire escrete in forma immodificata.
L’ipofunzionalità ruminale e le alterazioni a livello intestinale, unite alla conseguente dismetabolia digestiva causate dalla presenza di quantità rappresentative di micotossine nella dieta, influiscono negativamente sulla reattività immunitaria, aggravando ulteriormente la sintomatologia specifica di cui è responsabile la micotossina. Le micotossine infatti, oltre che alterare la funzionalità ruminale, determinano malassorbimenti a livello intestinale, cui consegue una minore disponibilità di nutrienti essenziali per l’attività immunitaria quali ad esempio vitamine A, C, E e Selenio.
La presenza di micotossine promuove altresì la produzione di specie reattive dell’ossigeno sia a livello locale che sistemico, con conseguenti effetti citotossici e di deplezione delle riserve di antiossidanti. La sintomatologia che manifesta l’animale, o molto più frequentemente la mandria, è inoltre decisamente complessa in quanto molto diversa in termini di gravità e molto varia per quanto riguarda le manifestazioni cliniche, poiché diverse micotossine sono prodotte spesso contemporaneamente da più ceppi fungini, dando origine a sinergie ancora non del tutto definite e codificate.

Quali soluzioni?

Ma di fronte a questa seria problematica cosa può fare l’agricoltore?

Al fine di limitare lo sviluppo di micotossine, risulta basilare il rispetto di alcune corrette procedure operative sia in campo che in fase di stoccaggio. Tra le opzioni, c’è anche quella di sostituire il mais con il frumento foraggero, coltura che si è imposta per le notevoli produzioni di biomassa: 45-55 t/ha di media, con punte, in certe annate e località, di 65 t/ha, per la buona resistenza all’allettamento e alle fitopatie fungine e ottima digeribilità della sua fibra.


I volumi di biomassa prodotta ad ettaro al 33% di s.s. risultano del tutto simili a un insilato di mais ma con costi decisamente inferiori: il frumento richiede meno azoto (anche solamente quello aziendale zootecnico) e non necessita di acqua. Il mondo del biogas non è stato estraneo al fenomeno e lo ha preferito al triticali, da anni falcidiati dalla ruggine gialla.
Seppur a livello statistico Istat la superficie in Italia di frumento foraggero non sia ancora considerata, da alcuni anni questo segmento di mercato si è significativamente esteso su tutta la nostra penisola tanto da considerare una superficie stimata vicina ai 100mila ettari.

L'andamento del mercato del frumento foraggero Ludwig in Italia dal 2005 al 2018.

Il frumento foraggero è stato attenzionato dagli stakeholders del settore da vari anni soprattutto seguendo la diffusione nei principali allevamenti della varietà austriaca Ludwig. Questa varietà è un esempio di come il sapersi distinguere sia stato l’elemento fondamentale per poi essere valorizzato e apprezzato dall’allevatore.

Se qualche anno fa l’aggettivo “foraggero” applicato al frumento poteva essere sinonimo di scarsa qualità riferito al panorama varietale, vedere un grano di forza come Ludwig, con una taglia importante, ben tollerante ad allettamenti e fitopatie, buon produttore di granella e ottimo produttore di foraggio in termini di quantità e qualità, ha decisamente conferito un nuovo significato all’aggettivo.

I motivi di un grande successo

Analizzando nel dettaglio i motivi della sua diffusione, si rileva in primo luogo che la varietà Ludwig è stata ben identificata nelle sue caratteristiche e si è saputa distinguere, andando in controtendenza rispetto al diffuso pensiero che il clima italiano richiedeva varietà precoci sull’esempio della loiessa. Ludwig con il ciclo medio-tardivo ha dimostrato di risentire molto meno delle sempre più estreme situazioni climatiche invernali-primaverili, permette una buona finestra di raccolta e le produzioni sono molto stabili negli anni.

È una varietà che ha 22 anni, fino a 8-10 anni fa era una fra le più coltivate in Austria per la sua granella e oggi viene riprodotta in buona parte in Carinzia e quindi destinata al mercato Italia per la sua principale destinazione a foraggio.

L’agronomo Alberto Braghin,  Lodi - 25 maggio 2019.

Il valore aggiunto nell’alimentazione degli animali

I foraggi di frumento Ludwig raccolti sia allo stadio di maturazione lattea e sia cerosa sono risultati molto simili. Per quanto riguarda il contenuto proteico merita osservare che entrambi i foraggi presentano contenuti discreti (7.8-8,7 % ss) e superiori di circa 1-2 punti percentuali a quelli generalmente riscontrati per l'insilato ceroso di mais. Pertanto, sotto il profilo proteico, una razione foraggera con foraggi di frumento riduce la necessità della integrazione proteica della dieta per bovine da latte, rispetto a quelle a base di mais.

I foraggi di frumento Ludwig si caratterizzano per un elevato contenuto di fibra NDF (61-64 % ss) e pertanto la valutazione della quantità complessiva di NDF degradato nel rumine (NDFD) è un elemento cruciale nella stima del loro apporto in energia netta. I risultati di NDFD presentano valori medio alti (51-55 %) se si considerano i range di variazione dei numerosi alimenti zootecnici testati presso il Dipartimento di Scienze Animali dell’Università degli Studi di Udine.

I foraggi di graminacee (fieni di prati e insilati di cereali a.v.) si riconfermano caratterizzati da un NDF molto più degradabile (52-65 %) rispetto a quello delle leguminose (fieni di mediche, da 30 a 52%). Il silomais presenta una degradabilità intermedia (in media 51%).

Sulla base della composizione chimica e della utilizzazione della componente fibrosa la stima del contenuto di EN di lattazione è pari a 1.043 kcal/kg ss nel foraggio allo stadio di botticella, mentre sale a valori di 1.200 kcal nel foraggio ceroso.

Pertanto, allo stadio vegetativo ceroso si può affermare che il valore energetico del foraggio di frumento è molto elevato ed è pari a circa l’80% di quello generalmente attribuito al silomais (32-38% ss. 1.500 kcal di ENl2 Mcal/Kgss).

Va aggiunto che la fibra del foraggio di frumento risultando molto digeribile, scompare velocemente dall’ambiente ruminale lasciando spazio per un ulteriore ingestione da parte dell’animale.


Bassi costi per l’agricoltore

Coltivare un cereale autunno vernino come il frumento è per l’allevatore l’opportunità di avere un foraggio con un costo contenuto perché non necessita di irrigazioni, di un minor apporto di concimazioni e  sfrutta meglio le concimazioni organiche derivanti dall’allevamento. Un ottima economia circolare che toglie la dipendenza totale della razione alimentare dall’insilato di mais.
La zootecnia del nord ha da subito percepito tale innovazione, ora la sorpresa positiva viene dal centro sud a partire dalla Toscana, Lazio, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna, dove il clima porta ad anticipare la raccolta circa un mese prima rispetto al nord, ma con produzioni pari o anche superiori a quelle del Nord (45-50 t/ha al 30% s.s.). Gli allevatori di vacche da latte, di bufale e di ovini lo stanno scegliendo sempre più per le buone economie di gestione che ne derivano.


 

Per ulteriori informazioni:

www.lacerealtecnica.it 

Frumento foraggero per le bovine: più efficienza e sostenibilità - Ultima modifica: 2019-06-21T13:22:02+02:00 da Mary Mattiaccio

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