L’economia di mercato si basa su logiche molto semplici: l’equilibrio si raggiunge nel momento in cui, a un dato prezzo, la domanda di un bene eguaglia l’offerta del bene stesso. In un momento così complesso come quello che abbiamo vissuto nella primavera scorsa a causa del Covid-19, l’equilibrio di cui sopra – o quantomeno una sua migliore brutta copia – lo hanno sicuramente garantito i trasformatori, cercando di onorare gli accordi presi e ritirare quanto più latte possibile nonostante le tragiche conseguenze del blocco inaspettato di una importante fetta del mercato alimentare globale.
Dopo un inizio 2020 tutto sommato positivo è piovuta dal cielo una meteora che ha scombussolato la vita di tutti noi e che ha creato condizioni di mercato inedite. Ci siamo dovuti adattare nell’immediato alla meno peggio e – permettetemi di dirlo – lo abbiamo fatto nel migliore dei modi.
Dal marzo scorso tutti gli ordini della ristorazione si sono bloccati. Ciononostante, è stato fatto di tutto per limitare gli effetti di uno squilibrio di mercato, con cui – lo ricordo – tutti noi abbiamo dovuto fare i conti. Mentre ci ingegnavamo per trovare soluzioni volte alla lavorazione del latte che ci veniva conferito, la produzione della materia prima in termini quantitativi è rimasta pressoché invariata.
Siamo più che consapevoli che gli animali non hanno dei rubinetti in dotazione, ma siamo altrettanto consci del fatto che le vendite non avvengono in mercati immaginari, che i nostri caseifici non trasformano il latte con i robot, che le linee produttive di uno stabilimento non si cambiano in pochi giorni e che ad un brusco e in aspettato crollo della domanda non si può rispondere con il mantenimento dello stesso livello di offerta.
Questo concetto è applicabile al mercato lattiero caseario in generale, a prescindere dalla tipologia del prodotto finito. Il sistema delle Dop, infatti, deve comunque fare i conti con gli imprevisti e a questo mondo vengono applicate le stesse logiche di mercato che valgono per qualsiasi altro bene.
Non a caso, nel mondo delle Dop, esistono i piani di regolazione dell’offerta, che consentono di regolare la produzione sulla base dell’andamento dei consumi, così da evitare squilibri di mercato, garantire valore aggiunto e mantenere alta la qualità dei prodotti finiti, generando effetti anche a valle della filiera produttiva.
Questo è ancora più vero in contesti nei quali il piano si basa non sulla regolazione dell’offerta del prodotto finito, ma direttamente sulla produzione del latte destinato ad essere trasformato in un prodotto Dop o Igp.
Regolazione dell’offerta a parte, ricordo che il generale calo dei consumi dovuto al lockdown ha determinato un imprevisto e improvviso eccesso di offerta con un conseguente importante calo delle quotazioni anche per due tra le Dop più grandi e strutturate del nostro settore, generando inevitabili conseguenze lungo tutta la catena produttiva.
Nella sostanza, nessuno è esente da uno choc come quello generato dal lockdown sul mercato italiano, ed è essenziale che tutti gli operatori si assumano le proprie responsabilità e agiscano con decisione e lungimiranza per uscire quanto prima da una condizione che non fa bene a nessuno.
Non c’è dubbio sul fatto che la pandemia lascerà una brutta cicatrice, ma abbiamo il dovere di pensare al futuro e lavorare tutti sodo per rilanciare il sistema agroalimentare italiano e più in generale l’economia del nostro Paese.
Pertanto, l’impegno deve essere totale e condiviso da tutti con il fine unico di riequilibrare il mercato e far tornare a crescere le vendite nazionali ed estere. Solo così possiamo continuare a garantire una remunerazione più elevata al settore primario.