na variopinta, anche in senso letterale come mostrano le foto, giornata tecnica Nova Agricoltura per un’unica grande indicazione: la qualità del Grana Padano nasce in campo. Per la precisione nasce da una filiera del mais controllata e ottimizzata: un’attenta coltivazione, una trinciatura eseguita secondo le più moderne tendenze tecniche, una gestione della trincea che si preoccupi di evitare fermentazioni dannose nell’insilato, un’alimentazione delle bovine a regola d’arte e possibilmente “di precisione”, una caseificazione che, basandosi su questi presupposti, alla fine non potrà che offrire un formaggio conforme.
La giornata è andata in scena a Lodi, presso la Cascina Baroncina del locale centro Crea, una struttura sperimentale dotata di stalla, caseificio e campi foraggeri. Protagonisti dell’incontro, oltre agli specialisti di Nova Agricoltura - Edagricole, tre ricercatori appartenenti appunto al “Centro di ricerca Zootecnia e acquacoltura” di Lodi: Andrea Galli, Fabio Abeni e Giorgio Giraffa. Ma protagonisti sono stati anche i tecnici delle ditte di meccanica agraria e di servizi agli allevatori che al mattino hanno presentato le proprie macchine per la coltivazione del mais e per la gestione dell’insilato.
Un incontro tecnico impegnativo, tra dimostrazioni del lavoro delle macchine per la coltivazione e la raccolta del mais, visite guidate alla stalla sperimentale e al caseificio di Cascina Baroncina, tavola rotonda su questioni zootecniche. Ma che è stato premiato da una grande partecipazione: più di seicento visitatori, fra agricoltori, tecnici e studenti degli istituti agrari, provenienti spesso da fuori regione.
Alla tavola rotonda anche il direttore del Grana Padano
Il momento di maggiore impatto della giornata tecnica di Lodi è stato comunque poter assistere dal vivo, al mattino, al lavoro delle macchine per la trincia del mais, come spiega il box di pagina 16. Ma è risultata piuttosto incisiva anche la tavola rotonda del pomeriggio, animata da esponenti di primissimo piano della scena zootecnica nazionale, come i tre ricercatori Crea già citati, il professor Giorgio Borreani dell’Università di Torino, il dg del consorzio di tutela del Grana Padano Stefano Berni.
Super-specialista delle questioni tecniche relative alla buona gestione degli insilati, Borreani ha sottolineato che ottenere un silomais di qualità è cosa indispensabile perchè poi il latte non crei problemi alla caseificazione. Per raggiungere questo obiettivo, ha continuato, è importante far sì che nell’insilato si verifichi una buona acidificazione della massa, naturale o con acidificanti, e una sicura assenza di ossigeno, altrimenti potrebbero innescarsi fermentazioni dannose. E l’assenza d’ossigeno si può ottenerecompattando bene la trincea, evitando di far uscire la massa dalle pareti della trincea, usando teli barriera di altà qualità, appesantendo superficie e angoli dell’insilato.
Stefano Berni a sua volta ha ricordato che il Consorzio del Grana Padano, sensibile al lavoro non solo dei caseifici ma anche degli allevatori, si è applicato a fondo a queste problematiche. Lo ha fatto in particolare varando, tre anni fa, il Progetto Filigrana, dove indicazioni tecniche come quelle citate da Borreani vengono illustrate nei dettagli ma anche con grande attenzione divulgativa. Il risultato? «La qualità del Grana Padano è al top e i consumi stanno aumentando».
Le relazioni presentate alla tavola rotonda sono consultabili nel sito internet di IZ, sezione “Documenti”.
La zootecnia di precisione del Crea
Dal campo al caseificio, passando dalla stalla. Perché la qualità del il latte dipende, oltre che dalle buone pratiche agronomiche di gestione del mais in campo, anche dalle attenzioni che l’allevatore dedica ai propri animali. E queste nella stalla sperimentale Crea di Cascina Baroncina (Lodi) sono davvero molte.
Se ne sono resi conto i partecipanti all’evento Nova, che sono stati guidati dagli esperti Crea ed Edagricole, insieme ai tecnici delle ditte, in una visita guidata alla stalla che ha avuto come tema principale la zootecnia di precisione.
«Attraverso gli strumenti della zootecnia di precisione – hanno spiegato gli specialisti - l’allevatore è in grado di conoscere la situazione fisiologica o comportamentale di ogni singola bovina, monitorandola anche a distanza. Di interpretarla grazie ad appositi software e di intervenire per rimediare ai problemi con una tempestività e con una precisione che il semplice controllo visivo non permetterebbe. Si ottengono così vantaggi dal punto di vista del benessere animale e dell’efficienza produttiva».
Dalle seminatrici alle trince, dalle insilatrici ai carri
Per arrivare a un prodotto finale (latte in questo caso) di qualità, bisogna iniziare dalle giuste pratiche agronomiche in campo. Questa la filosofia che ha guidato la prima parte di Nova Agricoltura Filiera Mais e Zootecnia di precisione, partendo dalla corretta preparazione del terreno e semina, ispirate ai principi dell’agricoltura conservativa e guidate da dispositivi per l’agricoltura di precisione di ultima generazione, per finire con la trinciatura. Qui, a farla da padrone sono stati i dispositivi Nir di monitoraggio della qualità del trinciato, basati sulla spettroscopia nel vicino infrarosso, che consentono di misurare in modo preciso l’umidità e di analizzare parametri come sostanza secca, proteine grezze, lipidi grezzi, amido, Ndf e Adf.
L’elevata qualità del trinciato passa poi anche dal post-raccolta e dalle tecniche di insilamento, nel cui ambito sono state presentate tecnologie innovative come l’insilamento ad alta densità mediante imballatrici di nuova concezione, in grado di proporsi come alternative a trincee e silobag. Non potevano mancare, infine, i carri miscelatori (semoventi e trainati, verticali e orizzontali, mono e bicoclea) e altre soluzioni interessanti come spingiforaggio compatti.