Multe quote latte work in progress

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Di recente la Corte di Giustizia dell’Unione europea ha contestato all’Italia i criteri della compensazione di fine periodo. Ma senza toccare l’obbligo che avevano gli allevatori di rispettare le quote latte, e dunque di pagare le multe

Due recenti sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione europea hanno riportato alle cronache la vicenda delle multe sulle quote latte. Per fare corretta informazione va innanzitutto detto che le due sentenze – a dispetto di quanto si sente dire in giro, anche sui media – non toccano gli obblighi che avevano gli allevatori di rispettare le quote latte, e dunque di pagare le “multe” (che tecnicamente si chiamano “prelievo”) qualora non l’abbiamo fatto e che purtroppo nessuna sentenza cancella. Anzi, al contrario, questo principio viene ribadito dall’Unione europea.
Detto questo, è evidente che le conseguenze di questi pronunciamenti possono essere decisamente impattanti, perché possono innescare un ricalcolo delle singole multe individuali, in quanto verrebbe rivisto il meccanismo di “compensazione”.
Ma andiamo con ordine. Stiamo parlando di due sentenze diverse anche se ricadenti nello stesso ambito. Perché ciò che in entrambe la Corte Ue contesta all’Italia sono i criteri della compensazione di fine periodo. Che sostanzialmente era un modo di abbattere o azzerare le multe dedicato ad alcune categorie di allevatori, attraverso appunto la compensazione tra le quote “non utilizzate”, cioè di coloro che non avevano raggiunto il proprio tetto produttivo, e le quote al contrario superate.

La prima sentenza

Con la sentenza di giugno la Corte Ue mette in mora quanto previsto dalla legge 118/1999 che stabiliva un certo ordine di priorità nelle operazioni di compensazione (allevatori di montagna, allevatori operanti in aree svantaggiate, produttori con “quota B tagliata”).
Questo metodo di calcolo è stato applicato sino all’annata produttiva 2002-2003 ed è servito a ridurre o annullare molte multe di singole aziende. Quegli allevatori che risultavano nelle prime categorie di beneficiari andavano quindi a godere di un vantaggio economico concreto a discapito degli allevatori che invece non rientravano nelle categorie prioritarie e che dovevano versare le sanzioni applicate a tutto il volume delle eccedenze individuali registrate.
Ma proprio quelle categorie, o priorità di compensazione, sono quelle che la sentenza della Corte europea ha sancito come non rispondenti alla normativa comunitaria, dunque introdotte surrettiziamente dalla legge italiana. Ciò significa che, per molte annate produttive, andranno rifatti i calcoli di compensazione in modo lineare, senza cioè tener conto dell’ordine di priorità della vecchia legge italiana.

La sentenza di settembre

Tutto ciò sino alla campagna 2002-2003, perché poi è intervenuta un›altra riforma del sistema di gestione delle quote latte in Italia. Si tratta della legge 119/2003 con la quale, tra le altre cose, veniva introdotto il pagamento mensile delle multe sulle quote latte.
In pratica, quell’allevatore che a un certo punto dell’anno sforava il proprio tetto produttivo aveva l’obbligo di iniziare a versare mensilmente il prelievo, senza attendere i conteggi di fine anno. Poi, semmai, a fine campagna, se dai calcoli della compensazione risultava aver versato prelievo in eccesso, questo gli veniva restituito. Ma solo, ed è questo il punto dirimente, a condizione che i precedenti versamenti mensili fossero stati regolari.
Ed è proprio questa condizione – scritta nero su bianco nella legge 119/2003 – che ora la Corte di giustizia dell’Unione europea ha contestato con la sua seconda sentenza: siccome il prelievo mensile non era previsto dai regolamenti sulle quote latte, decade il beneficio di accedere prioritariamente per questa via alla compensazione.
Risultato? Anche per le compensazioni a partire dall’annata 2003/04, i conti vanno rifatti considerando anche quei produttori che in quegli anni non sono stati “in regola” con il prelievo mensile.
Peraltro, proprio questa seconda sentenza di settembre ha ufficialmente ribadito che, rifatti tutti i conteggi e attribuite diversamente, caso per caso, le multe, l’obbligo di pagarle rimane in capo ai singoli allevatori che hanno sforato. l

Multe quote latte work in progress - Ultima modifica: 2019-10-29T16:04:00+01:00 da Lucia Berti

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