Montagna, l’opportunità delle nuove foraggere

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Pratofontana-Felina, situazione ex post: frumento e trifoglio su sodo (nell’appezzamento color verde) e frumento (nella parte più marrone).
Tecniche agronomiche e utilizzo di specie foraggere innovative per il recupero della fertilità dei terreni in Appennino. Contro il degrado e per limitare le emissioni. Dal progetto “Carbonio di montagna” del Psr Emilia-Romagna

 

Proteggere la montagna dall’abbandono e dal degrado ambientale, migliorando la redditività della zootecnia e facendola diventare fattore positivo per contrastare l’erosione e l’emissione di gas serra. Sono gli obiettivi del Gruppo operativo per l’innovazione (Goi) “Carbonio di montagna - Il contributo della zootecnia da latte di montagna alla conservazione e al sequestro di carbonio”, realizzato nell’ambito del Psr Emilia-Romagna 2014-2020.
Il progetto, avviato nei mesi scorsi, vede la collaborazione del Crpa di Reggio Emilia (capofila), della Fondazione Crpa Studi ricerche, di tre aziende zootecniche della montagna reggiana del comprensorio del Parmigiano Reggiano (la società cooperativa agricola Pratofontana con la stalla di Felina, la società agricola La Vecchia Torre, la società cooperativa agricola Nuova Favale), del Consorzio di bonifica dell’Emilia Centrale (Cbec), che fornisce supporto tecnico alle aziende.

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Pratofontana-Felina, situazione ex ante: campo infestato da romice, farinello e amaranto.

La resilienza delle aziende montane che producono latte destinato alla trasformazione in Parmigiano Reggiano passa dalla capacità di produrre foraggi di qualità, anche in ambienti marginali e/o poco produttivi; per questo motivo, nell’ambito dell’Azione 4 del progetto GOI ‘Pratiche agronomiche per la salvaguardia del carbonio organico del suolo’, sono stati effettuati 3 interventi agronomici per ciascuna delle 3 aziende partner del progetto finalizzati alla produzione di foraggi di qualità. Gli interventi, realizzati mediante impiego di semina su sodo (1 con minima lavorazione) sono stati pianificati in condizioni di campo comuni al territorio della montagna reggiana con l’intento di valutare gestioni ‘alternative’ nell’ impiego di specie foraggere e lavorazioni anche con la finalità di limitare l’ossidazione della sostanza organica imputabile alle operazioni di aratura.


Si diceva di tre aziende zootecniche della montagna reggiana: A) la società cooperativa agricola Pratofontana con la stalla di Felina, B) la società agricola La Vecchia Torre, C) la società cooperativa agricola Nuova Favale. Ecco le esperienze condotte nei tre singoli casi.

A) Pratofontana, stalla di Felina

A.1 - Ripristino soprassuoli con elevata presenza di infestanti.
Con l’obiettivo di contenere un significativo carico di infestanti a ciclo estivo ‘ereditato’ dallo spandimento di liqui-letame; nel settembre 2018 su una superficie di circa 3 ettari sono stati realizzati 3 distinti interventi di semina:
1. semina su sodo di frumento foraggero (Ludwig) e trifoglio incarnato (Trincat);
2. semina di frumento foraggero (Ludwig) con ‘combinata’ con ripuntatura;
3. trasemina su sodo su un medicaio diradato di 5 anni confrumento foraggero (Ludwig) e trifoglio incarnato (Trincat);

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Pratofontana-Felina, ancora sulla situazione ex post: un dettaglio del frumento foraggero e del trifoglio incarnato.

Gli appezzamenti oggetto della prova il 9 settembre 2018 sono stati preliminarmente trinciati, la biomassa è stata lasciata seccare in campo; il 13 settembre sono stati realizzati gli interventi di semina su sodo: 150 kg di frumento e 30 kg di trifoglio incarnato ad ettaro per l’appezzamento seminato con il miscuglio 35 kg ad ettaro di trifoglio incarnato in purezza per il medicaio da traseminare. L’appezzamento gestito con combinata è stato seminato il 25 ottobre con 160 kg ad ettaro di frumento foraggero. Successivamente, nel mese di febbraio (70% della superficie) e nel mese di marzo (30 % della superficie). È stato bulato con 40 kg di erba medica per ettaro.
A.2 - Risultato
Gli interventi realizzati che in media hanno avuto un costo di 333,50 € all’ettaro sono stati pianificati per contenere una significativa infestazione da Rumex spp, Amaranthus spp e Chenopodium spp, oltre che, in linea con il GOI ‘Carbonio di Montagna’ per proporre soluzioni agronomiche conservative ad indirizzo foraggero capaci di incrementare il contenuto di sostanza organica del suolo. Già ad un preliminare sopralluogo effettuato a 40 giorni dalla semina del primo intervento con semina su sodo, le specie (frumento e trifoglio incarnato) hanno coperto in modo omogeneo la superficie interessata; la biomassa foraggera dovrebbe garantire una copertura soddisfacente a contenere lo sviluppo delle infestanti a ciclo estivo fino al primo taglio del foraggio (effettuato l’11 giugno), sia successivamente con la copertura garantita dalle stoppie e dal ricaccio del trifoglio incarnato.

B) La Vecchia Torre

B.1 - Recupero prati vetusti con semina leguminose foraggere
Con l’obiettivo di migliorare la qualità del foraggio di 2 vecchi prati colonizzati prevalentemente da Agropyron spp. e Bromus spp., di superficie di circa 3 ettari sono stati realizzati tre distinti interventi di trasemina su sodo di specie leguminose di interesse foraggero:
1. semina su sodo trifoglio incarnato (Trincat) e veccia villosa (Rhea);
2. semina su sodo di trifoglio incarnato (Trincat);
3. semina su sodo di veccia villosa (Rhea).

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La Vecchia Torre, situazione ex ante: un vecchio medicaio.

Gli appezzamenti oggetto della prova il 13 settembre sono stati trinciati e subito dopo si è intervenuti con la trasemina su sodo delle leguminose (il 50% della superficie è stato prima interessato dalla semina e successivamente trinciato). In un primo appezzamento di 1,5 ettari è stato seminato un miscuglio con 20 kg di veccia villosa e 30 kg di trifoglio incarnato; il secondo campo di uguale superficie è stato seminato per metà con trifoglio incarnato con un investimento di semina di 35 kg su ettaro e per metà con veccia villosa con 80 kg ad ettaro.
B.2 - Risultato
Gli interventi effettuati su due vecchi medicai si ponevano l’obiettivo, in linea con le finalità del progetto, di ipotizzare agrotecniche a tutela della sostanza organica del suolo; gli appezzamenti individuati nei due anni precedenti alla semina su sodo hanno prodotto un solo taglio di fieno quali-quantitativamente mediocre, anche in virtù della composizione floristica significativamente rappresentata da specie infestanti e/o di scarso valore pabulare. L’intervento di semina con veccia villosa, trifoglio incarnato e loro miscuglio dovrebbe poter fornire un prodotto appetibile e con un buon contenuto di proteina grezza, mentre lo sfalcio precoce del primo taglio può mettere l’allevatore in condizione di sfalciare i ricacci prima del caldo estivo.

C) Nuova Favale

C.1 - Recupero prati vetusti con miscugli foraggeri
Con l’obiettivo di migliorare la qualità del foraggio di un vecchio prato colonizzato da Agropyron spp. e Bromus spp., una superficie di circa 3 ettari è stata equamente suddivisa e sono stati realizzati tre distinti interventi di trasemina su sodo con frumento foraggero seminato a 150 kg/ha sull’intera superficie disponibile.
Il trifoglio incarnato, invece, è stato seminato con tre diversi investimenti (10, 20 e 30 kg su ettaro).

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La Vecchia Torre, situazione ex post: particolare della veccia villosa.

C.2 - Risultato
L’intervento di semina su sodo con frumento foraggero e trifoglio incarnato a tre diversi investimenti di semina effettuato in azienda è stato pianificato per evitare l’aratura di un vecchio medicaio significativamente infestato da graminacee foraggere. L’elevata pendenza dell’appezzamento e la significativa presenza di scheletro del suolo sono stati ulteriori fattori che hanno spinto verso la semina su sodo. Anche in questo caso, dopo il primo sfalcio del frumento foraggero e del trifoglio, se le condizioni climatiche lo consentiranno, sarà ipotizzabile un secondo taglio con una significativa presenza di trifoglio incarnato che dovrebbe garantire un buon apporto proteico del foraggio.

D) Conclusioni

Il Goi ‘Carbonio di montagna’, nell’ambito dell’Azione 4 ‘Pratiche agronomiche per la salvaguardia del carbonio organico del suolo’, vuole proporre agrotecniche applicate alle produzioni foraggere rispettose del contenuto della sostanza organica e della struttura del terreno, anche al fine della tutela da erosioni comuni nel comprensorio appenninico reggiano. Risulta pertanto utile ipotizzare soluzioni finalizzate a incrementare la ‘vita’ dei prati così da ‘risparmiare’ un’aratura che nel comprensorio montano risulta spesso onerosa, esponendo inoltre i terreni declivi a fenomeni di erosione superficiale.

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Nuova Favale, situazione ex ante: un vecchio medicaio.

A sostegno di questo sistemi foraggero gioca un ruolo decisivo la gestione dei reflui zootecnici concepita come concimazione superficiale e praticata utilizzando le frazioni sia liquide chiarificate, sia solide.
Le specie utilizzate per gli interventi di semina su sodo sono considerate innovative per il comprensorio della montagna; tra queste sono state scelte cultivar tardive, così da venire incontro all’esigenza peculiare del comprensorio di primi sfalci posticipati causati dalle particolari condizioni pedo-climatiche. La tecnica di semina su sodo fornisce anche dei vantaggi in termini di ‘portanza’ del terreno così da garantire una finestra di accesso più lunga per i macchinari utilizzati nel cantiere di fienagione, soprattutto in primavera.
Per tutti gli interventi realizzati sono stati stimati i costi e nel corso dell’anno saranno effettuate le valutazione quali-quantitative delle produzioni anche in termini comparativi rispetto alla precedente campagna di fienagione.

Montagna, l’opportunità delle nuove foraggere - Ultima modifica: 2019-10-11T09:50:55+02:00 da Lucia Berti

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