La redditività di un’attività produttiva è decisa da due variabili tra loro distinte ma che operando congiuntamente portano al risultato finale, obiettivo ineluttabile di ogni impresa e guida selettiva di ogni buon imprenditore.
Queste variabili sono in primis il prezzo del prodotto realizzato sul mercato e poi i costi di produzione necessari per ottenere una qualità adeguata.
I costi
Mi dilungherò pochissimo sui costi di produzione essendo esercizio più consono ai tecnici che si occupano di produzione di latte e di costi di trasformazione, stagionatura e confezionamento.
Al proposito posso solo insistere sul bisogno non più rinviabile di alimentazione e gestione dei fattori ispirati al principio, ormai non più così nuovo, della precisione. Il ricorso all’aumento produttivo alla stalla o in caseificio quale strumento utile alla riduzione dell’impatto dei costi fissi è superato, per alcuni aspetti controproducente e certamente non orientato al futuro.
L’economia circolare, lo sfruttamento degli scarti e la riduzione delle emissioni residue non solo sono strumento necessario di sostenibilità ma rappresentano un’opportunità economica da tesaurizzare.
Il prezzo
Sulla variabile prezzo desidero invece soffermarmi un po’ di più, ribadendo che il prezzo adeguato si realizza nell’equilibrio assoluto tra produzione e consumi. E ai consorzi non resta che cercare di migliorare sempre di più i consumi e spingere in tale direzione.
Noi del Grana Padano, non contenti delle buone performance degli ultimi anni, che ci hanno consentito una crescita media annua superiore al 2,1%, pari a quasi 60 mila tons di latte trasformato in più ogni anno a Grana Padano, ci siamo spinti a cercare un partner che ci consentisse di fare ancora meglio.
Abbiamo perciò incaricato Kpmg di aiutarci a migliorare il posizionamento e la strategia diffusiva del Grana Padano. E questa crescita avverrà soprattutto all’estero, dove le indagini specifiche di Kpmg e nostre hanno individuato aree, spazi e modalità di significativo incremento. Ciò senza perdere di vista, ovviamente, i consumi italiani.
Le risorse necessarie a queste nuove opportunità deriveranno ancora, come è avvenuto gli anni scorsi, dal Piano Produttivo.
Un Piano Produttivo serio deve da una parte governare le crescite produttive per evitare eccessi e surplus dannosi al mercato e dall’altra aggiungere le risorse necessarie alle attività promozionali straordinarie finalizzate alla crescita sovra media dei consumi.
L’armonia
Raccontate o scritte sulla carta, sia la prima che la seconda variabile sembrerebbero di facile condivisione e attuazione, ma così non è. La parte più complicata è l’individuazione del giusto equilibrio tra i fattori, la convinta partecipazione di tutti gli attori della filiera e la fiducia nelle decisioni che, con il concorso di tutti, vengono prese, perciò fiducia dei percorsi conseguenti alle decisioni assunte.
Il tutto nella consapevolezza che in un sistema aperto, duttile e interscambiabile com’è il lattiero caseario italiano, specie quello con latte omogeneo che rappresenta circa l’80% del totale, non ci possono essere compartimenti stagni, bensì, pur nella fisiologica diversità, aree connesse e tra loro, almeno parzialmente, sovrapponibili.
Da qui deriva l’esigenza di un terzo elemento che è l’armonia di sistema.
Chiudo quindi queste brevi riflessioni rinnovandovi tre parole secche, sopra motivate, che ritengo siano, se usate insieme, la chiave di ogni successo di filiera: equilibrio, fiducia, armonia
