Assalzoo, Veronesi: bene il 2019 per la mangimistica

mangimistica
Marcello Veronesi, presidente di Assalzoo
Ma ora, ha aggiunto il presidente di Assalzoo, serve un patto post Covid-19 per sostenere la filiera agroalimentare italiana. Cresce la produzione di mangimi: oltre 14,6 milioni di tonnellate; e migliora il saldo commerciale estero. In aumento la produzione di mangimi per avicoli e bovini, in calo quella per l’acquacoltura

Il 2019 è stato un buon anno per la mangimistica italiana sia a livello di produzione che a livello economico. Ora però, per superare la crisi innescata dal Covid-19, serve una filiera zootecnica più integrata che sappia valorizzare al meglio la produzione agroalimentare nazionale. Lo ha detto Marcello Veronesi (nella foto), presidente di Assalzoo, l’Associazione nazionale tra i produttori di alimenti zootecnici, all’assemblea dell’associazione, tenutasi a Roma.
Per Veronesi “la grave crisi dei consumi ed economica scaturita dal coronavirus rende necessario un patto fra tutti i componenti della filiera per una nuova fase del settore agro-zootecnico-alimentare nello scenario post-Covid-19”.
Accanto all’impegno dell’industria mangimistica, ha continuato, “è necessario realizzare un vero e proprio coordinamento di tutta la filiera al fine di trasformare la crisi che stiamo vivendo in un’occasione di rilancio dell’agricoltura, della zootecnia e delle produzioni alimentari italiane”, sottolinea Veronesi intervenuto all’assemblea annuale dell’associazione.
Quello che si è svolto a Roma è stato un evento speciale per Assalzoo, che proprio nel 2020 festeggia il 75° anniversario della sua fondazione. La ricorrenza cade in un momento eccezionale su cui pesa uno stato di forte incertezza. Pur non essendo tra i più colpiti, il settore agroalimentare nel suo complesso ha comunque mostrato alcune gravi fragilità, prima fra tutte quella della food security e dell’approvvigionamento delle materie prime.

L’accordo mais da granella

Un aspetto che non si può continuare a sottovalutare e che deve essere affrontato e risolto, con l’impegno di tutte le componenti della filiera e con le Istituzioni. Assalzoo se ne dichiara convinta, tanto che si è fatta promotrice dell’Accordo quadro per il mais da granella di filiera italiana certificata, sottoscritto da altre nove associazioni al fine di incentivare la produzione di mais in Italia.

“Un esempio - è l’auspicio di Veronesi - che speriamo possa essere seguito anche in altri settori a supporto dei nostri agricoltori, dei nostri allevatori e di tutta la filiera agroalimentare italiana. Per una ripresa dobbiamo essere tutti noi per primi a promuovere, valorizzare e sostenere la produzione agricola nazionale”.
La firma dell’Accordo quadro dimostra l’efficacia del dialogo tra i rappresentanti della filiera, la cui integrazione rappresenta la sfida principale per l’intero settore, sempre con l’obiettivo di aumentare la produzione nazionale e limitare la dipendenza dai mercati esteri.

Il Farm to fork

In questo senso Assalzoo ha partecipato ad altri tavoli di confronto con i settori suinicolo, lattiero-caseario e cunicolo, ma questo dialogo deve consolidarsi per raggiungere una vera e propria intesa di filiera per favorire le produzioni del nostro Paese: “Dobbiamo farci promotori con tutte le sue componenti, dal produttore primario alle industrie di trasformazione fino alla distribuzione organizzata, di innovare, rendere competitivo e valorizzare il made in Italy alimentare, perché tutti insieme si punti all’impiego e al consumo e alla promozione all’estero di materie prime e di prodotti italiani. Un impegno che, tra l’altro, ci consentirebbe anche di arrivare già preparati a quanto indicato nel Farm to fork dalla stessa Ue, orientata alla promozione di sistemi a ‘filiera corta’ per incentivare e valorizzazione il territorio e il saper fare italiano”, ha evidenziato Veronesi.
Un’altra sfida per l’agroalimentare di domani travalica idealmente i confini nazionali. È la sfida della sostenibilità, che l’Unione europea vuole vincere con l’adozione della nuova strategia Farm to fork all’interno del Green Deal. Per la mangimistica è un’occasione per affermare con ancora più forza e per valorizzare il suo contributo alla tutela dell’ambiente in quanto modello efficiente di economia circolare.

“Con la Fefac sono già stati affrontati tanti aspetti e forniti strumenti per supportare le aziende e promuovere, anche a livello istituzionale, l’importante ruolo del settore mangimistico nella riduzione dell’impatto ambientale dell’allevamento. Assalzoo sta mettendo a punto una strategia che riguarda la specifica realtà del nostro Paese, per evidenziare che la mangimistica è e sarà all’altezza di questa sfida”, ha concluso Veronesi.
Assalzoo, l’Associazione nazionale tra i produttori di alimenti zootecnici, rappresenta l’industria mangimistica italiana con un fatturato di oltre 7,5 miliardi di euro, circa 8mila addetti, escluso l’indotto, e una produzione che supera i 14,6 milioni di tonnellate.

Cresce l’offerta di mangimi

Altri contenuti emersi all’assemblea Assalzoo sono questi: cresce la produzione di mangimi, con oltre 14,6 milioni di tonnellate; e migliora il saldo commerciale estero (I dati nella tabella 1).
Si consolida ancora la produzione di mangimi in Italia. Nel 2019 il settore ha fatto registrare un nuovo aumento dell’output di oltre l’1%, superando abbondantemente quota 14,6 milioni di tonnellate di prodotto.
Lo stato di salute del comparto, il primo anello della filiera agro-alimentare-zootecnica, è confermato anche dal rafforzamento degli investimenti fissi lordi, saliti a 110 milioni di euro, e dal miglioramento della bilancia commerciale. Sono alcuni dei dati relativi ai principali indicatori economici dell’industria italiana di alimenti composti resi noti da Assalzoo alla sua assemblea.
“Siamo reduci da un periodo eccezionale di emergenza sanitaria che si è trasformata in una crisi economica dalle rilevanti ripercussioni sul settore agroalimentare – ricorda Veronesi. Una circostanza di fronte alla quale l’industria mangimistica si è presentata con una situazione solida, come dimostrano i dati relativi alla produzione, agli investimenti e al fatturato del 2019. Pur se con preoccupazione, ciò ha permesso ai nostri associati di poter affrontare con resilienza l’ennesima sfida posta dal mercato, a seguito della grave straordinarietà imposta dalla pandemia, dimostrando ancora una volta l’indispensabile ruolo che la mangimistica occupa nella filiera agro-zootecnica-alimentare italiana”.
Negli ultimi anni la produzione di mangimi è risultata in costante aumento. Le stime per il 2019 indicano un livello produttivo di 14.659.000 tonnellate con un incremento dell’1,3% rispetto alle 14.475.000 tonnellate dell’anno precedente.


L’industria ha raggiunto un fatturato complessivo di 7,575 miliardi di euro (+2,2% rispetto a 7,410 mld del 2018). Di questi 5,135 mld derivano dai mangimi composti, 835 milioni dalle premiscele e 1,6 mld dal pet-food. Tutti indicatori in crescita rispetto al valore registrato nel 2018.
Nel 2019 le imprese del settore mangimistico italiano hanno aumentato gli acquisti di capitale portando il livello degli investimenti fissi lordi da 105 a 110 milioni di euro (+4,7%). Stabile il numero degli occupati, una platea di 8.000 lavoratori, e del costo del lavoro (+1,2%, quando nel 2018 la variazione era del +1,1%).
L’Italia, infine, ha reso ancora più solida la sua presenza sui mercati internazionali di alimenti per animali. La tendenza espansiva, avviata ormai circa dieci anni fa, è proseguita anche nel 2019 con un incremento delle esportazioni che supera il 4% (da 725 a 755 milioni di euro) e un calo dell’1,4% delle importazioni (da 841 a 830 milioni di euro). Questo ha portato a un’importante contrazione del saldo commerciale estero di ben 41 milioni di euro, passando da -116 a -75 mil di €.

In aumento la produzione di mangimi per bovini

Con un incremento della produzione superiore a quello complessivo del totale mangimistico, l’avicoltura si conferma un segmento essenziale per la mangimistica italiana. Numeri positivi anche per i bovini, mentre risulta stabile la produzione di mangimi per la suinicoltura. Male, invece, dopo anni di incrementi continui, la fornitura di alimenti per l’acquacoltura con un marcato calo di output.
È questo, in estrema sintesi, il quadro della produzione di mangimi per i diversi comparti zootecnici nel 2019 delineato nel corso dell’assemblea annuale di Assalzoo.
“Complessivamente la produzione di mangimi composti ha mostrato una buona capacità di tenuta nel 2019 rispetto all’anno precedente”, ha sottolineato il presidente Marcello Veronesi. “E questo è di sicuro un indice del buono stato di salute del settore mangimistico italiano, capace di soddisfare la domanda proveniente dalle principali filiere zootecniche. Le uniche riduzioni, in alcuni casi anche piuttosto consistenti, hanno riguardato gli allevamenti delle specie minori, ai quali è riservato meno del 7% rispetto alla produzione complessiva nazionale”.
A fronte di un incremento dei livelli produttivi per l’intera industria mangimistica dell’1,3%, il comparto dei volatili ha fatto segnare un incremento dell’1,8% rispetto al 2018. L’avicoltura, che intercetta oltre il 40% della produzione totale, ha visto salire l’output da 5.870.000 a 5.975.000 tonnellate, recuperando abbondantemente la leggera flessione dell’anno precedente (in cui aveva accusato un calo del -0,8%). Tra le diverse specie i numeri migliori li hanno fatti registrare le galline ovaiole (+2,7%) ma anche i tacchini (+2%) e i polli da carne (+1,2%). Unico segno meno per gli altri volatili (-1,8%).
Stabile il secondo comparto per quota parte sul totale della produzione, ovvero la suinicoltura, a cui è destinato il 25,5% del totale di mangimi prodotti. Tra il 2018 e il 2019 l’incremento è stato contenuto nel +0,4%, da 3.731.000 a 3.745.000 tonnellate.
Molto meglio è andato il settore bovino, che tallona la suinicoltura con il 23,7% della produzione totale di mangimi. Anche per questi allevamenti il progresso produttivo è stato maggiore di quello generale, con un aumento del 2% (da 3.399.000 a 3.467.000 tonnellate). Superiore al valore medio il dato delle vacche da latte (+2,4%) mentre per i bovini da carne il rialzo è stato più contenuto, pari all’1,5%. Meno bene i bufali che, dopo il trend positivo degli ultimi anni, hanno accusato un decremento del 3%.
Tra gli altri animali, i numeri peggiori in assoluto sono quelli dell’acquacoltura e del settore equino con, rispettivamente, una flessione di ben il 7,2% e il 7,6% della produzione di mangimi. Ottima invece la performance degli ovini (+4,4%) e delle altre specie (+8,5%). Sotto l’1%, infine, l’aumento della produzione di alimenti per gli animali da compagnia.


Rivista il latte, anteprima del numero di luglio-agosto

In vista della ripartenza, pur non essendoci prove che gli alimenti siano fonte o veicolo di trasmissione del coronavirus, l’industria alimentare deve potenziare l’efficacia del proprio sistema nel gestire i rischi per la sicurezza degli alimenti e del personale. Di questo si occupa l’inchiesta del fascicolo di luglio-agosto della rivista Il latte. Altri temi affrontati sono il ruolo del latte vaccino nell’alimentazione del bambino, il mercato dei prodotti lattiero-caseari biologici e l’etichettatura di origine dell’ingrediente primario. Completano il fascicolo un approfondimento tecnico sui lubrificanti e sull’approccio “one health” che lega alimenti fermentati, microbioma intestinale e salute. Infine, il protagonista del mese è la “Cooperativa Produttori Latte e Fontina”: 200 soci, 20 milioni di euro di fatturato e 6 punti vendita diretti.

Assalzoo, Veronesi: bene il 2019 per la mangimistica - Ultima modifica: 2020-07-23T08:55:24+02:00 da Giorgio Setti

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome