«Domani, venerdì 11 febbraio, organizzeremo un presidio a Cremona, per difendere gli interessi dei produttori di latte. Non si tratta di una manifestazione, al momento vietata dalle misure sanitarie per il Covid-19, ma di un presidio che verrà organizzato all’aperto, dalle 9 alle 13, nella zona della Fiera».
Così Riccardo Crotti, presidente di Confagricoltura Lombardia, annuncia la prossima mossa di protesta e sensibilizzazione sul problema del prezzo del latte e non a caso è stata scelto di partire da una delle province leader di produzione della materia prima a livello nazionale. L'obiettivo è quello di tutelare i redditi delle stalle lombarde, e far sopravvivere aziende agricole che oggi sono alle prese con aumenti straordinariamente alti dei fattori di produzione.
«Da ormai un anno stiamo producendo al di sotto dei costi di produzione»
Il prezzo del latte alla stalla in Lombardia varia dai 39,5 ai 41 centesimi al litro, come ha sottolnieato Crotti, ma esistono divari anche molto ampi nell'ambito delle remunerazioni. Il prezzo della cooperativa è, ad esempio, spesso differente da quello dell’industria privata. I produttori che consegnano per il latte alimentare sono in grave sofferenza perché è questa, forse, in alcuni casi, la destinazione meno retribuita.
Crotti ha sottolineato anche l’esigenza di raggiungere almeno un pagamento di 41 centesimi al litro anche se, ha precisato, si tratta di un valore che non riuscirebbe, oggi, a coprire tutti i costi di produzione del latte che si attestano tra i 43 e i 45 centesimi al litro. Per questo Confagricoltura Lombardia ha deciso di organizzare un presidio a Cremona.
Allevatori strozzati dai costi di produzione e dai prestiti
«I produttori, a causa delle spese ingenti che devono sostenere per riuscire a mungere – ha fatto sapere il presidente di Confagricoltura Lombardia - non riescono attualmente a pagare tutti i fornitori e neanche le rate dei mutui contratti non tanto per far crescere la produzione, quanto per aggiornare sotto l’aspetto tecnologico l’allevamento anche in termini di riduzione dell’impatto ambientale e di benessere animale».
«Se oggi un allevatore non investe in continuazione, per adeguarsi alle nuove esigenze, la stalla - ha continuato Crotti - è costretta a chiudere. In Italia abbiamo due patrimoni naturali da tutelare, uno è il turismo, l’altro è l’agricoltura».
Il prezzo stabilito dall'accordo ministeriale di 41 centesimi, come ha fatto notare sempre Crotti, non è mai stato applicato. Oggi. tuttavia, anche con questo prezzo non sarebbe possibile coprire tutti i costi di produzione.