Strategie per ridurre le emissioni dei ghg

Ied
Come la zootecnia incide sul cambiamento climatico. E quali sono le tattiche da applicare per la riduzione dei gas serra nella filiera della carne. Dal recente convegno Inalca (prima parte)

Economia circolare, sostenibilità e qualità: sono i tre piloni aziendali che vengono perseguiti nel lavoro e, da aggiungere, la durabilità. “Dal 1993 tutti gli investimenti sono stati fatti in questa ottica”, lo afferma Vincenzo Cremonini, ceo del gruppo Cremonini, all’apertura dell’evento Inalca “L’ecosistema della carne bovina”, tenutosi recentemente a Castelvetro di Modena, presso il Cremonini Group Headquarter. Che continua: “I tre pilastri e la durabilità di questi sono le fondamenta sulla quale l’azienda si basa”.

Vincenzo Cremonini, ceo del gruppo Cremonini

Nella prima parte dell’evento tra i relatori è presente anche Giuseppe Pulina, professore di etica e sostenibilità degli allevamenti al dipartimento di Agraria dell’università di Sassari, che introduce l’argomento che verrà trattato affermando: “Per quanto riguarda le emissioni globali di gas serra (ghg) del sistema agroalimentare possiamo affermare che negli ultimi trent’anni il sistema agroalimentare è stato l’unico settore che ha ridotto del 20% le emissioni pro capite, nonostante la popolazione mondiale sia cresciuta di 2,5 miliardi di individui.

Professore Giuseppe Pulina

L’agricoltura è responsabile per il 18,4% dell’emissione dei gas ghg, mentre gli allevamenti contribuiscono per meno del 6%. All’interno della catena di produzione alimentare i sistemi alimentari emettono il 26% dei gas serra totali e le filiere dell'allevamento e della pesca rappresentano il 15% delle emissioni globali di gas serra”.

L’impatto sul climate change dell’allevamento del bestiame

Sfortunatamente, la produzione animale è molto impattante in termini di emissioni di gas serra.Ma eliminare i ruminanti - si chiede Pulina - sarebbe una buona idea?”.

Gli alimenti di origine animale assunti nell'ambito di una dieta equilibrata sono considerati dagli esperti di nutrizione alimenti ad alto valore nutritivo importanti per la salute umana. Secondo la Fao, la domanda di proteine ​​animali a livello mondiale è destinata ad aumentare in modo significativo nei prossimi anni, a causa sia dell’aumento della popolazione mondiale, sia della crescita della domanda di alimenti di qualità superiore nei paesi in via di sviluppo.

Allo stesso tempo, a partire dalla metà degli anni ’80, il consumo di carne in Italia e nel mondo occidentale si è stabilizzato e, a fronte di una ormai consolidata sicurezza alimentare, si è verificato uno spostamento della sensibilità verso questioni etiche come il benessere animale e la tutela dell’ambiente.

La sfida per le produzioni zootecniche è diventata quindi quella di produrre di più con meno risorse, puntando ad un’offerta maggiore ma più sostenibile, efficiente, attenta all’ambiente e rispettosa del benessere animale.

Selma

Come ridurre l’impatto dei Ghg nell’industria della carne?

Possiamo elencare, dice Pulina, quattro strategie:

  1. Migliorare l’efficienza produttiva;
  2. Strategie di mitigazione;
  3. Sequestro del carbonio dal suolo e biomassa;
  4. Adozione di nuove metodologie.

Migliorare l’efficienza produttiva

La strada migliore per la sostenibilità è il miglioramento dell’efficienza produttiva. Maggiore è l’efficienza produttiva, minore sarà l’impatto per unità di prodotto.

In 60 anni la carne bovina è aumentata di 2,45 volte e l'impatto unitario è stato ridotto di 1/3.

Per generare la stessa quantità di prodotto, i sistemi a basso rendimento richiedono più terra, rendendola più difficile da conservare o ripristinare come habitat naturale. Ciò potrebbe a sua volta aumentare le emissioni di gas serra.

Questi risultati confermano quindi le recenti ipotesi secondo cui l’agricoltura ad alto rendimento ha il potenziale, a condizione che i terreni non necessari per la produzione siano in gran parte utilizzati per il sequestro del carbonio, per dare un contributo sostanziale alla mitigazione del cambiamento climatico.

L’intensivizzazione dei processi produttivi dei sistemi zootecnici conduce a minori emissioni complessive per unità funzionale. L’inclusione di agroenergie migliora ulteriormente il rendimento complessivo.

Se il terreno viene utilizzato efficacemente porta a una maggiore efficienza ed è quindi importante avere un giusto equilibrio tra piante, animali, coltivazioni e strutture. Questo comporta una maggiore produzione e un minore impatto di carbonio.

Strategie di mitigazione

Le principali strategie per ridurre direttamente le emissioni di gas serra nel settore della carne bovina sono: economia circolare, energia verde, e alimentazione.

L’economia circolare si basa su rigenerare risorse e diminuire gli scarti e su un’agricoltura rigenerativa e allevamento di bestiame.

L’Italia è il quarto produttore di biogas agricolo nel mondo dopo Germania, Cina e Usa. Questo porta a ridurre fortemente le emissioni e con una piccola quantità di biomassa è possibile produrre molta energia. In Italia ci sono 1700 impianti di biogas nel comparto agricolo.

Sequestro del carbonio dal suolo

Un aspetto del problema delle emissioni in zootecnia è legato alla constatazione che i sistemi agricoli sono gli unici in cui nello stesso luogo e allo stesso tempo si verificano le emissioni di Ghgs e l’assorbimento del principale di essi (CO2) a opera di vegetazione e suolo.

L’azione di mitigazione dei sistemi agricoli forestali europei è talmente importante che l’Eu 27 incentiva la Carbon farming: un insieme di pratiche agricole in grado di operare sequestri del carbonio e pertanto di mettere questo servizio ecosistemico a disposizione del mercato (crediti di carbonio) o della filiera produttiva. Il sequestro di carbonio o il suo rilascio da suolo e vegetazione è normalmente calcolato con i modelli Ipcc (l’organizzazione intergovernativa sul cambiamento climatico) del Lulucf (uso del suolo e settore forestale) che restituiscono un quadro fortemente bilanciato verso le emissioni su scala globale, tanto da far ritenere la perdita di carbonio da foreste e suolo uno dei principali contributori all’emissione dei Ghgs dei sistemi agricoli mondiali.

Adozione di nuove metriche

Il riscaldamento globale potenziale (Gwp) viene espresso come CO2 equivalente. “Si può affermare - spiega il professor Pulina - che 1 CO2 corrisponde a 1 CO2e, 1 CH4 a 28 CO2e e 1 N2O a 265 CO2e”. Quindi il metano, che ha un'emivita di 8,6 anni, viene quasi completamente rimosso dopo i 50 anni (inquinante climatico di breve durata, Slcp), mentre la CO2 risiede nell'atmosfera per oltre un secolo (inquinante climatico a lunga permanenza, Llcp).

La temperatura come risponde a questi inquinanti climatici?

La temperatura superficiale risponde in modo diverso alle emissioni di anidride carbonica (CO2) e metano (CH4) perché la CO2 si accumula nel sistema climatico, mentre il metano viene scomposto da processi naturali su un arco temporale di circa 12 anni. Quindi il livello di riscaldamento causato dalla CO2 è determinato dalle emissioni cumulative totali di CO2 fino ad oggi, mentre il livello di riscaldamento dovuto al metano è determinato maggiormente dal tasso attuale di metano e dipende molto meno dalle emissioni storiche di metano.

Queste differenze sono importanti perché il mondo ha fissato un obiettivo nell’ambito dell’accordo di Parigi per limitare il riscaldamento e limitare le emissioni è un mezzo per raggiungere questo obiettivo.

Gli studi sulla diversa dinamica dei ghg hanno portato all’elaborazione di nuove metriche, denominate Gwp* (Global worming potential star) che tengono conto dei differenti comportamenti dei gas e che restituiscono valori più realistici quando si considerano scenari che contemplino riduzioni o incrementi nelle emissioni dei Ghgs, in particolare del metano.

Mettendo a confronto il comportamento di un inquinante di lunga durata, o cumulativo, come la CO2, con un inquinante climatico di breve durata, come il metano, si possono presentare tre casi: emissioni in costante aumento, emissioni costanti ed emissioni in calo fino a zero, in tutti i casi nell’arco di diversi decenni.

Quando le emissioni aumentano, sia la CO2 che il metano causano il riscaldamento. La temperatura continua ad aumentare in condizioni di emissioni costanti di CO2, poiché la CO2 continua ad accumularsi.

Al contrario, le emissioni costanti di metano portano a concentrazioni costanti di metano nell’atmosfera, che mantengono la temperatura a un livello elevato, ma quasi stabile. La temperatura continua ad aumentare in risposta alle rimanenti emissioni di CO2 purché siano superiori allo zero, anche se stanno diminuendo rapidamente.

Al contrario, la temperatura scende in risposta alle emissioni di metano che diminuiscono più velocemente di circa il 3% per decennio. Quando le emissioni raggiungono lo zero netto, il livello di riscaldamento dovuto alla CO2 rimane costante per molti decenni, mentre il livello di riscaldamento dovuto al metano diminuisce rapidamente, dimezzandosi nel giro di un paio di decenni e continuando a diminuire successivamente, a causa della breve vita atmosferica del metano.

C’è bisogno di nuovi parametri prendendo in considerazione il diverso comportamento di gas diversi (flussi, emissioni, tempo di vita) e fornendo valori più affidabili in caso di scenario crescente o decrescente delle emissioni di gas serra, soprattutto per gli Slcp (CH4).

Le nuove metriche, rispetto alle convenzionali, premiano i sistemi che riducono rapidamente le emissioni di Slcp ma penalizzano fortemente quelli che aumentano le emissioni. Le nuove metriche sono state prese in esame dal report Ipcc (Climate change 2021: The physical science basis) dove si afferma che “sono in grado di tenere conto meglio del comportamento dei Llcp rispetto ai Slcp”, e sono state incluse nel report Fao del 2023 il quale propone un’equazione semplificata per calcolare il Gwp*in un arco di temporale di 20 anni per il metano.

Le nuove metriche Gwp* si stanno rapidamente diffondendo nella comunità scientifica per assicurare una più precisa valutazione dell’apporto del metano al riscaldamento globale e sulla necessità di impiegare metriche differenti per le Slcp e Llcp.

Le strategie da perseguire

Il professor Pulina conclude: “Le emissioni di gas serra derivanti dall’allevamento del bestiame rappresentano gran parte delle emissioni agricole totali, tuttavia, se li ricalcoliamo con le nuove metriche, il risultato complessivo cambia notevolmente: riduzione del metano e, mantenendo costanti le emissioni nel medio termine, non ci sarà una modifica gli impatti sull’ atmosfera. Dobbiamo quindi ridurre le emissioni con mezzi diretti (intensificazione della produzione) e mezzi indiretti (alimentazione, zootecnia di precisione) e dobbiamo anche incentivare il sequestro del carbonio nelle aziende agricole e aggiungere valore alla carne proveniente dalla filiera dei bovini da latte”.

LEGGI LA SECONDA PARTE DELL'ARTICOLO

Strategie per ridurre le emissioni dei ghg - Ultima modifica: 2023-11-28T13:11:08+01:00 da Laura Della Giovampaola

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