Benessere animale, attesa per l’incontro del 3 giugno al ministero della Salute

Difficile fare impresa in Italia se la pubblica amministrazione alza i reticolati per far salire i vincoli di allevamento dei bovini da carne sempre più in alto, mentre l’Europa pensa a farci concorrenza con standard normali e prezzi al ribasso

 

Una tegola di notevoli dimensioni si è abbattuta sulla zootecnia bovina da carne (ma anche da latte) con l’emanazione da parte del ministero della Salute il 24 febbraio 2020 di una circolare che ha ridisegnato lo schema dei controlli nelle aziende di allevamento da parte dei veterinari della pubblica amministrazione.

Di per sè, gli allevatori di bovini da carne sono abbastanza allenati a subire controlli da parte dei vari organi preposti, veterinari ufficiali, ispettori Agea e organismi pagatori, vigili urbani, carabinieri forestali, Nas, ecc. Quello che non si aspettavano era di ricevere dal ministero della Salute, in pieno periodo di lockdown da Covid-19, una nuova check-list che aumenta a dismisura i parametri di verifica delle aziende sotto il profilo del benessere animale e della biosicurezza, attività questa che doveva rientrare in un progetto denominato “ClassyFarm” al quale sin dall’inizio (anno 2018) le rappresentanze degli allevatori avevano risposto positivamente.

Per far capire meglio la situazione, è utile ricordare che a livello europeo c’è un Regolamento che stabilisce le modalità di ispezione degli allevamenti e i parametri da verificare. Nel caso di non conformità verbalizzate dagli ispettori, oltre a scattare sanzioni da parte dei Dipartimenti dei veterinari delle Regioni, intervengono anche Agea e gli organismi pagatori decentrati, riducendo, per effetto della “condizionalità”, premi legati alla Pac, aiuti accoppiati compresi, arrivando non solo a ridurli drasticamente, ma anche ad emettere ulteriori sanzioni.

Fino al 24 febbraio l’Italia applicava come la Francia ed altri Paesi una lista di controlli che era riassunta in una pagina; dal 24 febbraio 2020 le pagine, in Italia, sono diventate 26 mentre in Francia sono rimaste una. Questa si appalesa come una differenza di condizioni fra stati dell’Unione europea.

Una situazione provocata non dai nostri concorrenti esteri (francesi, polacchi, ecc.) bensì dal dirigente del ministero della Salute che, motu proprio, senza nemmeno uno straccio di decreto ministeriale, ha imposto alle Regioni di applicare la nuova check-list la quale, badate bene, doveva rientrare nel progetto ClassyFarm di certificazione volontaria del benessere animale, uso del farmaco e biosicurezza delle aziende di allevamento.

Una sorta di “diploma” per le aziende più virtuose per comunicare livelli qualitativi del proprio allevamento più elevati rispetto alle norme cogenti.

Questo non avrebbe significato che l’azienda che non rientrava nella certificazione ClassyFarm veniva bollata come azienda di “serie B”. Tutt’altro, la normale check-list avrebbe certificato la regolarità dell’allevamento in base alle norme europee, mentre ClassyFarm, in Italia, avrebbe certificato standard produttivi più elevati, per dare anche un valore commerciale superiore alle produzioni che rispettavano i parametri ClassyFarm (che doveva sostituire il progetto del Crenba).

Come detto, a febbraio 2020, la “svolta” del ministero della Salute. Anzi l’inversione a “U”, rimangiandosi tutto ciò che di buono era stato fatto, a partire da una riunione generale organizzata assieme al ministero delle Politiche agricole, il 25 ottobre 2019, dove sembrava fossero state gettate le basi per un nuovo sistema di certificazione del benessere animale, soppiantando il Crenba.

Questi i fatti. Nel frattempo, Aop Italia Zootecnica (settore carni) e Aop Agriform (settore latte) hanno chiesto al dottor Borrello di convocare una riunione che solo dopo notevoli pressioni ha deciso di concedere, allargandola anche alla Regioni, anticipandola di un giorno dopo aver visto le prese di posizione sulla stampa e nei social da parte degli allevatori.

Attendiamo quindi mercoledì 3 giugno 2020, giorno della videoconferenza, sperando che oltre ad essere il giorno di libera circolazione dei cittadini italiani sia anche il giorno di liberazione degli allevatori dalle vessazioni amministrative applicate con l’intento punitivo e non con la logica del “buon padre di famiglia” per far crescere il settore e renderlo sempre più competitivo. Ovvero, si ritorni alla check-list su modello europeo e ClassyFarm diventi una eccellenza da poter sbandierare da parte delle aziende italiane più virtuose nel sistema di allevamento.

 

 

Benessere animale, attesa per l’incontro del 3 giugno al ministero della Salute - Ultima modifica: 2020-06-01T23:12:21+02:00 da Giorgio Setti

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