Assistere la vacca al parto e curare la vitellaia

vacca al parto
Nadia Borsato
Secondo webinar di marzo dell’Ara Friuli Venezia Giulia

L’accompagnamento della vacca al parto, la sua gestione corretta, assieme a quella del vitello appena nato, sono momenti che si ripetono spesso in una moderna stalla da latte. Anche per questo motivo e per i suoi riflessi produttivi, sanitari ed economici, all’allevatore non sono concesse distrazioni di alcun tipo vista l’importanza dell’evento. Lo ha ripetuto durante tutto il suo intervento la veterinaria trevigiana Nadia Borsato (nella foto) che ha accettato l’invito dell’Associazione Allevatori del Friuli VG di partecipare a un webinar tecnico su questo tema. All’appello, per ascoltare i suoi consigli, si sono videopresentati in 140, tra allevatori e studenti degli Istituti tecnici della regione.

La gestione del parto

La vacca si prepara al parto, lanciando dei segnali all’allevatore e che lui stesso deve essere in grado di interpretare, ha spiegato Borsato nella sua apertura. A esempio, i tessuti del posteriore si rilassano e pure i legamenti pelvici. Anche la mammella si rilassa e viene espulso il tappo mucoso (a volte, qualche giorno prima della nascita del vitello).

Poi, quando il vitello ha “deciso” di nascere e la vacca diventa irrequieta (urina e defeca frequentemente, a esempio), prendono avvio le contrazioni. Con la successiva rottura delle acque ha inizio il parto vero e proprio che, se non ci sono problemi, ha una sua tempistica. Dalla rottura della prima acqua a quella della seconda, passa circa un’ora. Lo spuntare dei piedi del vitello avviene 2 ore dopo e ci vogliono altre 2 ore, massimo, affinché il vitello esca completamente dal corpo della madre. Infatti, si considera un parto senza problematicità particolari quello che si svolge entro le 4 ore, massimo, dalla rottura delle acque. La placenta viene espulsa dopo, massimo, 12 ore (in caso contrario, ci si trova a gestire un caso di ritenzione e bisogna intervenire).
I parti anomali danno dei segnali: un tempo dilatato di irrequietezza della vacca (da 6 ore); le contrazioni che si prolungano oltre le 2 ore, a esempio.

I “comandamenti” per una buona gestione del parto, secondo la dottoressa Borsato, sono 7:
1 – osservare sempre la pulizia massima (compreso il controllo della coda che deve essere legata a qualche parte anatomica dell’animale stesso);
2 – tenere sempre un secchio d’acqua pulita a portata di mano;
3 – avere dei fazzoletti di carta sempre a disposizione, per ovvi motivi igienici;
4 – utilizzare sempre i guanti per tutelare la vacca, il vitello e sé stessi;
5 – capire quello che sta succedendo in ogni momento per riuscire a intervenire tempestivamente e in maniera corretta;
6 – se serve lubrificare, utilizzare gel da parto e distribuirlo soprattutto nei punti d’attrito;
7 – se si utilizzano cordini per la trazione, gli stessi devono essere morbidi e puliti;
8 – la trazione, quando necessaria, si può fare a mano o con le adeguate carrucole, tirando ma anche muovendo il corpo del vitello in varie direzioni.

Le prime cure al vitello e la colostratura

Appena nato, il vitello non deve essere appeso a testa in giù, come si fa ancora, tradizionalmente, in varie stalle. In quella posizione, l’apparato digerente si trova a premere sui polmoni e rende difficoltosa la respirazione del vitello. La posizione migliore è quella, cosiddetta, a sfinge, non dimenticandosi di pulire correttamente l’ombelico.
Ma è il colostro a rappresentare l’”elemento chiave” nella gestione di vitelli neonati poiché rappresenta l’unico veicolo per il trasferimento dell’immunità “passiva” e la “terapia ideale” per farli crescere sani.

vacca al parto

Il colostro è in grado di sopprimere i patogeni mantenendo inalterata la flora microbica “buona” dei soggetti; ha un effetto di lunga durata; non ha tempi di sospensione e limiti burocratici di somministrazione; costa poco; previene le patologie e ha un ampio spettro d’azione. Ma, per mantenere le sue promesse, la somministrazione del colostro (obbligatoria per legge) deve rispettare “quattro regole e due lettere”: qualità e quantità; temperatura e tempo.
Un colostro di buona qualità contiene almeno 50g di anticorpi per litro.
Relativamente alla quantità, l’obiettivo è di ottenere 10 g di anticorpi per litro di sangue nel vitello e/o 60 g di proteine totali per ogni litro di sangue. Perciò è necessario somministrare 3-4 litri di colostro nelle prime 6 ore di vita del vitello poiché, dopo 24 ore, la mucosa intestinale diventa impermeabile. L’assorbimento è massimo dopo 4 ore dalla nascita, scende a 65% dopo 6 ore, è inferiore al 50% dopo 12 ore ed è solo del 10% dopo 24 ore. Il passaggio degli anticorpi, quindi, può avvenire in maniera efficace solo nelle prime 6 ore, ma il colostro svolge un ruolo determinante per i primi giorni di vita del vitello e si consiglia, infatti, di distribuire 6 pasti con colostro nei primi 3 giorni di vita del vitello.
Il colostro deve essere somministrato alla temperatura di 38-39 °C. Se si adotta la tecnica del congelamento (che gli conferisce una durata di 6-12 mesi, mentre, per la refrigerazione, non si va oltre i 5-7 giorni), è preferibile farlo utilizzando degli appositi e facilmente gestibili sacchetti di plastica e non delle bottiglie. Il successivo scongelamento non deve avvenire a temperature superiori ai 45 °C (per evitare la denaturazione delle proteine) e utilizzando, esclusivamente, il bagnomaria. L’uso della sonda esofagea per la somministrazione, secondo Borsato, è pratico ma non efficace.

vacca al parto

È preferibile utilizzare il biberon con alcune accortezze: mantenere sempre la massima pulizia delle tettarelle e dei secchi (asciugare senza sciacquare); non impilarli e distribuire il latte mantenendo la tettarella a un’altezza leggermente superiore a quella del muso dell’animale. Gli stress influenzano negativamente l’assorbimento del colostro da parte dei vitelli. In questa fase diventa pure importante il controllo della distribuzione dell’acqua che deve essere disponibile a volontà, già dal secondo giorno dopo la nascita, e sempre assolutamente pulita.

La gestione del vitello

Una delle problematiche post parto è quella della diarrea dei vitelli. In questo caso, la questione principale è legata alla perdita di liquidi e, dunque, il vitello deve essere reidratato con liquidi “caldi” e riscaldato con paglia o coperte.
Le forme respiratorie sono quasi sempre figlie delle diarree. In questo caso, l’agente maggiormente colpevole non è tanto lo stress da freddo, che pure c’è, ma l’eccesso di umidità nell’ambiente. Dunque, l’intervento principale è legato alla vita dell’animale (lettiera compresa), che deve svolgersi in un ambiente pulito e asciutto.
Lo svezzamento è un momento di stress, per il vitello, che non deve essere sommato ad altri (spostamenti, vaccinazioni ecc.), non dimenticando, però, che, a norma di legge, dopo 60 giorni di vita, il vitello deve vivere in gruppo.
L’acqua deve essere messa a disposizione in libera quantità e massima pulizia. Se il vitello non beve a sufficienza, durante lo svezzamento, nemmeno mangia alimenti solidi a sufficienza che devono sostituire il latte. Per lo sviluppo del rumine, è più utile che i vitelli vengano alimentati con granaglie (più energetiche e adatte alla crescita). Il fieno va somministrato dopo i 40-45 giorni di vita. Infine, ha concluso il suo intervento Borsato, la distribuzione di starter è preferibile, per l’accrescimento del vitello, rispetto all’unifeed: questo è quello che dicono, finora, le evidenze sperimentali.

Assistere la vacca al parto e curare la vitellaia - Ultima modifica: 2021-03-29T09:55:29+02:00 da Lucia Berti

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome