L’arrivo della stagione estiva suscita forti preoccupazioni nel mondo della zootecnia da latte, specialmente nelle regioni della Pianura Padana dove temperature e umidità raggiungono facilmente valori piuttosto elevati. La bovina da latte, infatti, è un animale particolarmente sensibile allo stress da caldo, principalmente a causa dell’elevata produzione di calore metabolico causata dalle fermentazioni ruminali.
La compromissione dello stato di benessere della bovina colpita da stress da caldo è evidente: per mantenere una temperatura costante, la respirazione diventa frequente e superficiale e i pattern comportamentali si modificano per ridurre al minimo la produzione di calore endogeno.
Quando lo stress da caldo raggiunge un’intensità significativa, i meccanismi messi in atto per mantenere l’omeotermia perdono efficacia e la bovina entra in ipertermia: gli effetti immediati di tale condizione sono visibili sulla produzione di latte in termini di quantità e qualità e sono determinati dal calo dell’ingestione che tipicamente colpisce le vacche da latte durante la stagione estiva.
Oltre alle considerevoli perdite economiche legate al calo produttivo, si verificano ricadute negative a lungo termine sulle prestazioni riproduttive della mandria che contribuiscono all’impatto che lo stress da caldo esercita sull’economia dell’azienda.
Le ripercussioni delle elevate temperature e umidità sulla fertilità della mandria si manifestano più tardivamente rispetto al calo della produzione, che invece è immediatamente percepibile.
CARRY OVER
Nelle bovine inseminate in tarda estate infatti il tasso di concepimento si può ridurre fino al 30% e tale situazione può perdurare anche durante i mesi autunnali per effetto di trascinamento, anche se le bovine non sono più esposte allo stress da caldo. Questo effetto “carry over” deriva verosimilmente dal fatto che lo stress da caldo estivo colpisce le strutture follicolari che verranno potenzialmente reclutate nei successivi 40-50 giorni.
L’azione dello stress da caldo a livello ovarico consiste in un ritardo nella selezione del follicolo dominante: di conseguenza si prolungano le ondate follicolari ed aumenta il numero di follicoli di media dimensione che riesce a sopravvivere alla presenza del follicolo dominante. Questa situazione riduce il grado di dominanza del follicolo selezionato ed è quindi scarsa anche la produzione di estrogeni da parte di questa struttura ovarica.
Gli estrogeni vengono sintetizzati dal follicolo dominante in risposta all’FSH (ormone follicolo stimolante) e, nell’ultima fase del suo sviluppo, all’LH (ormone luteinizzante), entrambi secreti dall’ipofisi: durante condizioni di stress da caldo, la secrezione di LH si modifica e le scariche pulsatili si presentano meno ampie e meno frequenti; le concentrazioni di FSH, al contrario, possono essere normali o elevate, ma si riduce la risposta del follicolo a questa gonadotropina.
Non sono ben chiari i meccanismi per cui si altera la secrezione di gonadotropine durante lo stress da caldo: in ogni caso, la produzione di estrogeni viene compromessa, come confermato dalle scarse concentrazioni di estradiolo circolante in animali esposti allo stress da caldo, e si riduce l’entità delle manifestazioni estrali.
Durante la stagione estiva, infatti, le manifestazioni estrali, tra cui in particolare la monta, hanno durata ed intensità minori rispetto a quanto accade nei mesi più freschi, rendendo quindi più difficoltoso il rilevamento dei calori: un basso tasso di rilevamento dei calori è del resto già di per sé una causa importante di insoddisfacente tasso di gravidanza della mandria.
RIDUCE GLI SFORZI
Inoltre, in condizioni climatiche estreme la bovina limita gli sforzi fisici per non aumentare la produzione di calore endogeno: questo aspetto è molto importante in quanto anche l’utilizzo dei sistemi automatici di rilevamento dei calori quali i pedometri o l’utilizzo di colori sulla coda risulta inefficace a causa della scarsa attività di camminamento e di monta delle bovine in calore.
La minor fertilità legata all’esposizione allo stress da caldo è anche determinata dall’azione negativa sulla gametogenesi, processo notoriamente termosensibile, e sulla sopravvivenza dell’embrione in utero soprattutto nelle prime fasi del suo sviluppo: in vari studi sono state riportate basse concentrazioni di progesterone in seguito all’esposizione delle bovine a temperature e umidità elevate, con la conseguente riduzione della probabilità di mantenimento della gravidanza una volta avvenuta la fecondazione.
Oltre a ciò, l’anomalo incremento della temperatura corporea si ripercuote sull’ambiente uterino non solo con un aumento termico ma anche con la riduzione del flusso ematico.
Questi meccanismi compromettono lo sviluppo dell’embrione, anche nel caso di embrioni prodotti in seguito a superovulazione, aumenta le perdite embrionali precoci e riduce la probabilità di successo delle inseminazioni. Interessante infine rilevare che un’alterata secrezione di LH è ritenuta una delle cause della comparsa di cisti ovariche dopo il parto.
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di M. Dorigo (1), G.Marchesini (2), P. Dalvit (1), I. Andrighetto (1, 2)
1) Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, Legnaro (Pd).
2) Università di Padova, Dip. Scienze animali Facoltà di Medicina veterinaria.