Rafforzamento della competitività e dell’accesso al mercato nazionale e internazionale, investimento in innovazione e biosicurezza, riduzione dell’impatto ambientale e semplificazione del rapporto tra imprese e pubblica amministrazione.
Sono le priorità del piano strategico triennale per l'acquacoltura nazionale indicate dal presidente dell'Api (Associazione piscicoltori italiani che rappresenta oltre il 90% del comparto) Matteo Leonardi, durante l'assemblea generale dell'Associazione che si è svolta nella sede di Verona e a cui hanno partecipato numerosi allevatori e operatori dell’acquacoltura provenienti da tutta Italia.
Erano rappresentati tutti i comparti dell’acquacoltura nazionale — dalla maricoltura alla storionicoltura, dalle avannotterie all’acquacoltura d’acqua dolce — a testimonianza di un settore fortemente diversificato, che in Italia comprende oltre 25 specie allevate in ambienti differenti, dalle acque interne alle lagune costiere fino al mare aperto.
I primati dell'acquacoltura nazionale
Le produzioni di punta dell'acquacoltura nazionale sono la trota (28.700 tonnellate), l’orata (9.900 t) e la spigola (5.100 t), cui si aggiungono 67 tonnellate di caviale, risultato che conferma il primato europeo dell’Italia e il suo posizionamento al secondo posto mondiale dopo la Cina.
Con oltre 51mila tonnellate di pesce allevato in sicurezza e un valore economico stimato intorno ai 300 milioni, l’Italia si conferma uno dei player europei e mondiali di riferimento, seppur con ampi margini di crescita.
Un incontro partecipato e di prospettiva, che ha confermato la resilienza di un comparto strategico per l’agroalimentare nazionale e la sua capacità di adattarsi alle nuove sfide di mercato, ambientali e normative.








