Ancora in salita il negoziato con l’Ue sulla direttiva nitrati relativamente alla procedura d’infrazione a carico dell’Italia: secondo la Commissione europea non sarebbero stati superati tutti i problemi, anzi, sarebbero emerse nuove irregolarità in alcune regioni. Lo ha comunicato la Commissione europea con una seconda lettera di messa in mora (vedi L’Ue ancora contro l’Italia per il mancato rispetto della direttiva nitrati) inviata il 3 dicembre scorso al nostro Paese per la violazione della direttiva Ue sui nitrati n. 676 del 12 dicembre 1991.
Si tratta di un documento “complementare” (leggi Informatore Zootecnico) inviato dal Commissario per l’ambiente, Virginijus Sinkevicius, al nostro ministro per gli Affari esteri, Luigi Di Maio e che segue la prima lettera di costituzione in mora spedita a al nostro Paese nel novembre 2018 (Nitrati, l’Italia va verso la procedura d’infrazione ).
La Commissione Europea aveva chiesto in questa prima lettera all’Italia di garantire la stabilità della rete di monitoraggio dei nitrati, di ampliare la mappa delle zone vulnerabili ai nitrati in varie regioni (quelle in cui è in vigore il divieto di distribuire più di 170 chili di azoto per ettaro l’anno di origine zootecnica), nonché di introdurre ulteriori misure per raggiungere gli obiettivi della direttiva nitrati in diverse regioni.
L'Italia dovrà rispondere entro marzo 2021 alla seconda lettera di messa in mora
La risposta data dall’Italia, che aveva inviato a Bruxelles le proprie osservazioni sui progressi nel frattempo compiuti, non ha evidentemente soddisfatto la Commissione europea che in questa seconda lettera ha sottolineato punto per punto le nuove problematiche. L’Italia ha ora la possibilità di rispondere entro gli inizi di marzo 2021.
Ecco le nuove contestazioni dell'Ue sulla direttiva nitrati
Ecco i nuovi addebiti mossi dalla Commissione europea nei confronti di alcune Regioni: la deroga concessa dal nostro ministero per le Politiche agricole rispetto al divieto continuativo di distribuire gli effluenti nella stagione invernale (dal 1 novembre alla fine di febbraio) in Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Toscana, Umbria e Veneto (articolo 5, paragrafo 4, in combinato disposto con l’allegato III, punto 1, sub 1) della direttiva nitrati) a lungo sollecitata dal mondo agricolo non sarebbe prevista dal programma d’azione nazionale sulla direttiva nitrati (adottato con decreto ministeriale del 25 febbraio 2016). Queste Regioni avrebbero introdotto troppa flessibilità nel divieto di distribuzione invernale modulandolo in parte sulla base dell’andamento climatico.
La Commissione Europea ha contestato, inoltre, la mancata creazione di una rete di controllo stabile nelle Regioni Basilicata, Lazio e Marche a causa della rotazione delle stazioni di controllo (articolo 5, paragrafo 6, e articolo 6, paragrafo 1, della direttiva nitrati) e la mancata designazione delle aree vulnerabili per l’inquinamento delle acque inquinate individuate dalle stazioni di controllo in Abruzzo, Emilia-Romagna, Lazio, Molise, Puglia, Sicilia, Umbria e Veneto (articolo 3, paragrafo 4, della direttiva nitrati).
Altro addebito la mancanza di misure aggiuntive o rafforzative capaci di conseguire gli obiettivi della direttiva nelle Regioni Campania, Marche, Lazio, Puglia, Liguria, Lombardia, Sardegna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Umbria (articolo 5, paragrafo 5, della direttiva nitrati).
Non è stata, infine, presentata la relazione relativa al periodo 2016-2019 (articolo 10 della direttiva nitrati).