Dal benessere dei bovini ai sistemi di certificazione delle carni, dalla biosicurezza alla gestione dei boutard francesi, dall'uso del seme sessato fino alla produzione di vitelli da carne usando vacche da latte.
Di questo e molto altro si è parlato nella giornata inaugurale di Fieragricola Verona, in occasione del workshop "Nuovi trend gestionali nell’allevamento del bovino da carne in Italia" organizzato da Edagricole in collaborazione con Fieragricola.
Il Consorzio Sigillo Italiano
A discutere di certificazione, benessere animale ed esigenze del consumatore moderno è stato Giuliano Marchesin, direttore Consorzio Sigillo Italiano, che ha presentato "Il sistema Qualità Nazionale Zootecnia e Classyfarm per sviluppare e tracciare il benessere animali negli allevamenti di bovini da carne", spiegando nel dettaglio qual'è il valore aggiunto di un prodotto certificato a marchio del Consorzio Sigillo Italiano.
«È sempre più sentita la necessità di supportare, garantendo origine e qualità, la consapevolezza dei consumatori rispetto all’offerta, un contesto vasto e diversificato dove la qualità del made in Italy è affiancata da carni di provenienza straniera. Su queste basi prende vita il marchio del Consorzio Sigillo Italiano, un simbolo che risponde a più esigenze: da un lato tutela gli allevatori che lavorano per offrire un prodotto di qualità, sicuro e controllato, e dall’altra supporta il consumatore nel momento dell’acquisto. Nel marchio Consorzio Sigillo Italiano il consumatore identifica il rispetto delle normative, gli elevati standard tecnici, il rispetto degli animali allevati, la tracciabilità e la salubrità».
Leggi la relazione di Giuliano Marchesin
Produzione di vitelli da carne dalle vacche da latte
«Usare vacche da latte italiane per produrre ibridi da ingrasso e seme sessato per ottenere la migliore rimonta». Strategie quelle proposte da Giovanni Bittante, professore ordinario di Zootecnica generale e miglioramento genetico del dipartimento di Agronomia Animali Alimenti Risorse naturali e Ambiente (Dafnae), Università degli Studi di Padova, che prevedono significativi vantaggi per gli allevatori.
«Gli allevatori di razze da latte avrebbero un reddito integrativo interessante: Gli incroci da carne - ha spiegato Bittante - possono valere 4-5 volte più del Frisone puro, ma devono essere preparati bene" e per i produttori di carne si alleggerirebbe la necessità di ricorrere all’acquisto di ristalli dall’estero».
Inoltre, ha aggiunto l'esperto: «Dai nostri più recenti studi, è emerso che l'impiego del seme sessato aumenta fortemente la percentuale di vitelle nate per la rimonta; e che il seme sessato è quasi altrettanto fertile di quello non sessato, specie nelle manze. Infine, abbinando l’uso del seme sessato e dell’incrocio da carne, la fertilità della mandria aumenta».
Leggi la relazione di Giovanni Bittante
L'allevamento del boutard francese
L’adattamento a nuove condizioni ambientali e sociali rappresenta un notevole stress a cui spesso conseguono reazioni fisiologiche e psichiche di entità tale da compromettere la salute del soggetto.
Ovviamente la manifestazione e l’entità delle reazioni non dipendono solamente all’intensità dei fattori stressogeni di tipo ambientale cui il soggetto è sottoposto, quali le diverse condizioni di temperatura, di umidità, il diverso microbismo ambientale e le nuove interazioni sociali, ma un ruolo fondamentale viene svolto anche dallo stress conseguente allo svezzamento, al trasporto, alle operazioni effettuate sugli animali prima della partenza e dopo il loro arrivo, al cambiamento di alimentazione, ecc.
Le principali problematiche che possono derivare da una cattiva gestione di questa fase del ciclo produttivo, ovvero del ristallo, sono le affezioni respiratorie, le parassitosi e le affezioni articolari. Andrea Beltrame, medico veterinario libero professionista e allevatore di Verona, ha scelto di affrontare, durante il workshop Edagricole, proprio questo tema. Proponendo al pubblico alcune possibili soluzioni per una corretta gestione della fase di ristallo e raccontando alcuni casi studio da lui affrontati in allevamento.
«L'allevatore di bovini da carne - ha spiegato Beltrame - deve produrre qualità per soddisfare il consumatore e mantenerne il rispetto e la fiducia nonostante i continui attacchi mediatici; deve inoltre rispettare il benessere animale e l'ambiente e ridurre l’uso degli antibiotici. Tutto ciò senza però dimenticare produttività e costi".
"Benessere animale, biosicurezza e corretta gestione alimentare e sanitaria - ha concluso l'esperto - possono portare al benessere dell’allevatore per l’incidenza che hanno nel condizionare le fasi critiche del ciclo produttivo (in particolare il periodo di Condizionamento - Ristallo)».
Leggi la relazione di Andrea Beltrame