Allevatore dell’anno, ecco i tre vincitori dell’edizione 2019

allevatore dell'anno
Da sinistra Francesco Arnoldi, Laura Cenni e Pietro Pizzagalli
Bovini da latte, da carne e suini. A Fieragricola consegnati i premi ai tre allevatori che nel 2019 hanno reso le loro aziende esempi di efficienza, innovazione, benessere animale e sostenibilità, andando incontro alle richieste sempre più stringenti dei consumatori

Per gli investimenti in innovazione, la professionalità e la passione che mettono nel lavoro di tutti i giorni riuscendo a produrre latte e carne di qualità. Ma anche per la riduzione dell'uso di farmaci rispetto agli standard. Per l'impegno a perseguire la sostenibilità economica, sociale e ambientale dei loro allevamenti e il livello di benessere animale raggiunto. E perché le loro storie aziendali possono essere esempi virtuosi per altri allevatori.

Questi i motivi che hanno portato la nostra rivista a premiare Laura Cenni, Francesco Arnoldi e Pietro Pizzagalli come allevatori dell'anno 2019 nelle categorie bovino da carne, bovino da latte e suini. La consegna dei riconoscimenti è avvenuta a Fieragricola. Presenti, tra gli altri, il presidente dell'Associazione italiana allevatori Roberto Nocentini, il vicepresidente di Veronafiere Matteo Gelmetti, i presidenti delle associazioni allevatori di Emilia-Romagna e Lombardia Maurizio Garlappi e Plinio Vanini, il responsabile nazionale zootecnia di Coldiretti Giorgio Apostoli. Ecco, in breve le storie degli allevatori premiati.

Bovini da carne, un presidio per la razza Romagnola

Da oltre quarant'anni l'allevatore dell'anno 2019 Laura Cenni gestisce un allevamento di bovini da carne a Riolo Terme, in provincia di Ravenna. I capi sono 105, di razza Romagnola tranne due esemplari di Bruna e uno di Simmental. Le fattrici sono 50, 2 i tori, 18 manze, 20 vitelli da ingrasso e il resto vitellini. Gli ettari destinati al pascolo sono circa 40. Tutte le carni che escono dall'azienda sono marchiate Igp, dato che la Romagnola fa parte del Consorzio di Tutela del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale.

L'azienda si estende su 102 ettari, suddivisi tra pascolo, una quarantina di ettari a seminativi e 16 a vigneto. Tutta la stalla è nutrita con ciò che si produce nella tenuta. In caso mancasse qualche alimento, Cenni si rifornisce solo da aziende agricole del territorio. Per l'alimentazione non utilizza mangimi cerosi, ma solo prodotti secchi. Un particolare che poi si nota nel piatto e in bocca. Quella dell'allevamento Cenni è una carne particolarmente saporita e che rimane tenera anche dopo cotta. Il valore nutrizionale è elevato, con pochi grassi saturi (2-3%) e proteine ad alto valore biologico.

Bovini da latte, la stalla del futuro è già qui

Una stalla all'avanguardia che può ospitare fino a 250 capi. Quattro robot di mungitura, cuccette dotate di materassi ad acqua, o waterbeds e fotocellule che attivano le doccette. Ma soprattutto il sistema Herd Navigator, che a intervalli regolari preleva campioni di latte da ogni animale e li analizza in un piccolo laboratorio robotizzato.

In questo modo si possono monitorare con estrema precisione parametri relativi a fertilità (analisi del progesterone), salute della mammella (analisi del LDH-lattato deidrogenasi per insorgenza mastiti), e metabolismo energetico/proteico (analisi di Urea e BHB betaidrossibutirrato, quest’ultimo utile per individuazione chetosi). Questo strumento permette di ridurre al minimo l’uso di medicinali, in particolare di antibiotici, con benefici evidenti in termini di sostenibilità ambientale ma anche economica.

Dove si trova questa stalla? A Rivarolo Mantovano in provincia di Mantova. A condurla è l'allevatore dell'anno 2019 Francesco Arnoldi, assieme al figlio Simone e alla moglie. L'azienda si estende per 124 ha (di cui 40 di erba medica e prato polifita e 84 di seminativo), in parte dedicati all'allevamento di suini (270 scrofe). La produzione media è di 41 kg/capo di latte al giorno. Titoli latte: Grasso 3,45%, caseina 2,52%. Il latte è destinato alla produzione di Grana Padano (l’azienda è socia della Latteria Primavera dal 1997).

Oltre ai robot di mungitura, che sono gestiti tramite software specifico dell'azienda fornitrice, tutte le attrezzature di stalla, dal sistema di ventilazione fino ai raschiatori meccanici, si possono controllare tramite un sistema centralizzato dotato di un’interfaccia sviluppata appositamente a cui si può accedere sia da smartphone che da pc.

Ma tutta questa tecnologia che risultati concreti porta? Riduzione di quasi il 50% della spesa per farmaci. Le mastiti sono diminuite drasticamente (oggi 1-2 casi al mese).
Le cellule somatiche si sono stabilizzate a circa 90.000 cell/mL, contro le circa 250.000 nella vecchia stalla.

Suini, i pionieri del benessere animale e della carne bio

Niente taglio della coda, estrazione dei denti o castrazione senza anestesia. Ma anche un 15-20% di spazio in più a disposizione degli animali rispetto agli standard europei (dai 2,5 ai 2,75 metri quadrati).

Caratteristiche che nel 2016 sono valse a Fumagalli Industria Alimentari di Nerviano (Mi) il premio Good Pig di Compassion in World Farming, associazione internazionale no profit impegnata nella protezione e nel benessere degli animali negli allevamenti. Ma anche numerose certificazioni: la Brc Food, la Ifs Food, la Emas per la sostenibilità ambientale e la Kiwa Agrifood per la produzione destinata al Regno Unito. Infine il marchio Bio Fumagalli.

Sono 80.000 i capi allevati ogni anno (5% da riproduzione, il resto da ingrasso). Sei le scrofaie di proprietà, di cui una biologica, che ospitano circa 3.500 scrofe. È un allevamento a carattere famigliare, ma con una completa filiera alle spalle (vendono con il loro marchio). Il peso alla macellazione è di minimo 168 kg non prima dei 9 mesi di
età, nel pieno rispetto del Disciplinare del suino pesante Dop.

«Non abbiamo mai sottoposto gli animali a trattamenti farmacologici continuativi –
spiega il responsabile degli allevamenti e allevatore dell'anno 2019 Pietro Pizzagalli – o scelto la somministrazione di antibiotici come profilassi».

L'uso ridotto di farmaci è possibile grazie a un sistema di allevamento multi sito, a seconda dell’età degli animali. «In questo modo si possono affrontare in modo più razionale e sistematico le problematiche di ogni fase della crescita e si scongiurano problemi legati alle trasmissioni di eventuali patologie – ha precisato Pizzagalli – il sito 1, quindi, ospita i suini appena nati fino al 28esimo giorno di crescita. Nel sito 2, riservato allo svezzamento, gli animali rimangono per 9 settimane. I 6 mesi rimanenti del ciclo, che li porta a oltre 160 kg, si completa al sito 3».

Allevatore dell’anno, ecco i tre vincitori dell’edizione 2019 - Ultima modifica: 2020-01-31T15:32:30+01:00 da Simone Martarello

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome