Efficienza alimentare, il raccolto che fa la differenza

Tanto amido da silomais e pastone

La linea lattea segna la separazione tra la parte solida e quella lattescente della granella: più la linea lattea è prossima all’inserzione della cariosside sul tutolo, più la quantità di amido accumulata è elevata
Anche nel bovino da carne un prodotto ricco in amido è fondamentale per formulare razioni che possano supportare accrescimenti giornalieri elevati a costi contenuti

Il mais deve essere coltivato per produrre energia, prevalentemente sotto forma di amido. Sia che venga raccolto come trinciato di pianta intera, sia come pastone integrale di spiga, l’obiettivo è quello di effettuare la raccolta quando la pianta ha raggiunto la massima quantità di amido producibile. Per ottenere questo risultato occorre mettere il mais nelle migliori condizioni di crescita in termini di epoca di semina, di nutrizione, di irrigazione e di protezione da infestanti e fitofagi. È inoltre fondamentale abbinare correttamente la classe di maturità dell’ibrido al momento della stagione in cui si effettua la semina, in modo da assicurare che la raccolta avvenga sempre allo stadio di sviluppo ottimale (Tabacco et al., 2025).

L’accumulo di amido

Con congiuntura climatica favorevole e condizioni agronomiche ottimali, l’amido inizia a concentrarsi nelle cariossidi dopo circa un mese dalla comparsa delle sete (quando la parte lattescente della granella comincia a solidificarsi), e raggiunge il suo massimo accumulo tra le 4 e le 8 settimane successive, a seconda della tipologia dell’ibrido e del periodo in cui avviene questa fase (è più rapido per gli ibridi precoci più lento per quelli tardivi; più rapido in estate e più lento in autunno). Il metodo universalmente adottato per monitorare in modo preciso il processo di maturazione e l'accumulo di amido nella spiga è l'osservazione dell'evoluzione della linea lattea (Grafico 1).

Si tratta di un parametro oggettivo, ripetibile e facilmente identificabile, utilizzabile su ibridi di classi diversi, coltivati e cresciuti in differenti condizioni agronomiche. Per identificare questa linea, basta rompere la spiga a metà e osservare il lato privo di germe, cioè quello rivolto verso l’apice della spiga (foto 1).

La linea lattea segna la separazione tra la parte solida e quella lattescente della granella: più la linea lattea è prossima all’inserzione della cariosside sul tutolo, più la quantità di amido accumulata è elevata. L’accumulo raggiunge il suo massimo attorno al 90-95% di linea lattea.

La comparsa di uno strato nero alla sommità della cariosside (stadio di punto nero, foto 2) è l’indicatore che un ulteriore accumulo di amido non è più possibile, poiché i fasci vascolari, attraverso i quali gli elementi nutritivi sono trasferiti dal tutolo alla cariosside, hanno perso la loro funzionalità. Il raggiungimento di questo stadio indica che, per quella coltura in quella situazione agronomica, si è arrivati alla massima quantità di amido producibile.

Raccolta al momento giusto

È chiaro che raccogliere il mais troppo presto comporta una riduzione significativa della quantità di granella prodotta (e quindi di amido). Posticipare la raccolta del silomais al raggiungimento del 75% di linea lattea (tabella 1) permette di ottenere un trinciato con un profilo nutrizionale migliore rispetto a un trinciato raccolto al 30-40% di linea lattea, con un maggiore contenuto in amido (da 28% a 38% s.s.), un minor contenuto in fibra (Ndf da 42% a 35% s.s.) e una degradabilità della fibra solo leggermente diminuita (dal 54% al 52% dell’Ndf). Il tempo necessario per passare dal 30% al 75% di linea lattea in condizioni ottimali è di circa 15 giorni ad agosto-inizio settembre, per arrivare a 20-25 giorni se la maturazione avviene dopo la metà di settembre.

Per il pastone la raccolta può essere effettuata da quando la linea lattea della cariosside ha raggiunto l’80% fino alla fase di formazione del punto nero. Anche in questo caso, il profilo nutrizionale medio del pastone integrale di spiga raccolto a uno stadio di maturazione della granella più avanzato è migliore (più amido, meno fibra) di quello raccolto troppo precocemente.

La degradazione dell’amido, aspetto chiave per la valorizzazione della coltura del mais in tutti i suoi prodotti, dipende da diversi fattori tra cui: rottura e grado di macinazione delle cariossidi; tipologia di endosperma dell’ibrido (genetica-vitreo, semivitreo, farinoso); e durata del periodo di conservazione anaerobica mediante insilamento, come discusso di seguito.

Attenzione alla macinazione delle cariossidi

Le dimensioni dei frammenti di cariosside nell’insilato hanno un impatto importante sulla degradabilità ruminale dell’amido. Si tratta di un aspetto fondamentale da considerare per l’efficienza del metabolismo nei ruminanti e se si vuole valorizzare al meglio la componente amidacea di silomais e pastone. Le granelle macinate finemente vengono generalmente degradate più velocemente e in maniera più completa rispetto a quelle macinate in maniera più grossolana. Questo accade perché le particelle più piccole hanno un maggiore rapporto superficie-volume, che favorisce l’attacco di enzimi e microorganismi, accelerando il processo di fermentazione e degradazione. Quando si trincia per produrre il pastone di spiga occorre controllare che le cariossidi vengano macinate perfettamente e la granulometria del prodotto risulti fine e omogenea (foto 3 e 4). Anche per il silomais occorre un controllo accurato della rottura delle granelle, cercando di evitare assolutamente la presenza di cariossidi intere.

Adeguata conservazione a silo chiuso

Le fasi di campo e raccolta devono essere accompagnate da una gestione impeccabile della conservazione del prodotto. Poiché sia il silomais sia il pastone integrale di spiga possono essere conservati per periodi molto lunghi (anche oltre i 14 mesi) è fondamentale prestare particolare attenzione alla gestione delle fasi di riempimento del silo, al compattamento e alla sigillatura della massa, nonché al corretto appesantimento e protezione delle coperture plastiche.

Un altro aspetto da tenere sempre in mente è che la digeribilità dell'amido migliora notevolmente durante la conservazione mediante insilamento, dovuto all’idrolisi delle zeine delle cariossidi in ambiente anaerobico. La pianificazione dei consumi e la produzione di scorte aziendali devono quindi tener conto dei benefici di una conservazione prolungata a silo chiuso, prima di iniziare l'utilizzo di trinciato o pastone. L’amido appena raccolto è solo parzialmente digeribile a livello ruminale a causa della presenza nella granella di particolari proteine (zeine), che giocano un ruolo cruciale nella degradabilità dell'amido. Queste proteine si legano alle componenti amidacee, formando una sorta di barriera che rende l'amido meno accessibile ai batteri ruminali. Tuttavia, con il prolungarsi della conservazione degli insilati, queste proteine si degradano parzialmente, e l'accessibilità dell'amido ai batteri ruminali risulta migliorata. La digeribilità dell'amido aumenta di 5-10 punti percentuali dopo tre mesi di conservazione, raggiungendo un plateau intorno ai 5-6 mesi dall’insilamento (grafico 2).

Il ruolo dell’amido nel bovino da carne

Bovini da carne in corsia di alimentazione
Bovini da carne in corsia di alimentazione

I fabbisogni energetici del vitellone da carne aumentano al progredire della crescita, e diventano massimi durante la fase di finissaggio. La ridotta capacità di ingestione di questi animali impone la formulazione di razioni altamente concentrate al fine di garantire elevate performances di accrescimento e produrre carcasse con alti standard qualitativi. Per questo motivo è fondamentale disporre di alimenti ad alto valore nutritivo, per formulare diete ad alta densità energetica che permettano di massimizzare la conversione di alimento in carne e velocizzare il ciclo di ingrasso. In questo contesto, l’amido è il principale nutriente utilizzato nelle diete dei vitelloni all’ingrasso grazie all’elevato apporto energetico. Per massimizzare l’efficienza di utilizzazione dell’amido nelle razioni da ingrasso occorre tenere conto di diversi fattori. In primo luogo, è fondamentale scegliere accuratamente le fonti di amido da somministrare, bilanciando correttamente la quota di amido maggiormente degradata a livello ruminale con la quota di amido digerita prevalentemente a livello intestinale. In questo contesto avere a disposizione una quota di amido proveniente da alimenti insilati come il silomais e/o il pastone integrale di spiga, da affiancare alla tradizionale quota di mais farina (meno disponibile a livello ruminale) permette di disporre di una quota di amido altamente rumino-degradabile, e di aumentare l’efficienza della razione alimentare.

Il posticipo della raccolta fa risparmiare amido in razione

A parità di fattori produttivi impiegati in campagna, raccogliere il silomais alla fase di maturazione di linea lattea del 70-80% consente di produrre fino al 40% in più di amido per ettaro rispetto a una raccolta effettuata con linea lattea al 30-40% (grafico 1). Lo stesso vale per il pastone che, raccolto al raggiungimento del punto nero produrrà mediamente un 10% in più di amido rispetto a un pastone raccolto all’80% di linea lattea.

In entrambi i casi un anticipo troppo spinto della raccolta significa dover recuperare altrove la quota di amido mancante (acquistandolo sul mercato oppure producendo mais da granella in azienda).

La scelta corretta dell’epoca di raccolta di silomais e pastoni rappresenta quindi un fattore chiave per avere la massima efficienza tecnica ed economica nella stalla da ingrasso.

Nelle tabelle 2 e 3 si riportano i confronti tra razioni alimentari per vitelloni all’ingrasso con la massima inclusione di silomais o di pastone, raccolti a stadi di maturazione differenti (troppo anticipati o al momento ottimale) e aventi le caratteristiche nutrizionali riportate in tabella 1. Come si può osservare, la raccolta troppo precoce del silomais e del pastone limita il loro inserimento in razione e, a causa del più ridotto contenuto energetico per kg di sostanza secca, obbligando l’alimentarista a integrare la quota di energia mancante con una quota maggiore di mais farina. Nel caso del silomais, la raccolta a stadi di maturazione più avanzati permette di ottenere un foraggio con un profilo nutrizionale (più amido, meno Ndf) più affine agli elevati fabbisogni energetici dei bovini all’ingrasso. A parità di altri fattori, il silomais raccolto allo stadio di maturazione più avanzato permette di ridurre di 0,7 kg per capo al giorno l’apporto di farina di mais e di risparmiare in un anno, in una stalla di 250 capi all’ingrasso, circa 638 quintali di farina, che ai prezzi attuali di mercato corrispondono a circa 16.000 €.

Allo stesso modo l’utilizzo di un pastone integrale di spiga raccolto al punto nero della cariosside anziché all’80% di linea lattea consente di ridurre di 1,5 kg l’impiego di farina in razione, con un beneficio economico che, in una stalla di 250 capi all’ingrasso, si aggira attorno ai 34.000 € all’anno.

In conclusione

Posticipare la raccolta del silomais (70-80% di linea lattea della cariosside) e del pastone (al punto nero) per l’impiego nelle razioni dei vitelloni da carne consente, a parità di fattori produttivi impiegati in campagna, di ottenere un prodotto più ricco in amido, che permette di ridurre l’impiego di farina di mais in razione e migliorare il ritorno economico del ciclo di ingrasso.

Tanto amido da silomais e pastone - Ultima modifica: 2025-05-16T17:51:35+02:00 da tecnichenuovedma

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