Nel complesso il 2013 è stato «un anno positivo» per il Grana padano, dice all'Informatore Zootecnico il direttore generale del Consorzio di tutela di questo formaggio, Stefano Berni (nella foto sopra). Un anno «iniziato un po' in difficoltà, ma ampiamente ripresosi nell'ultimo quadrimestre grazie ad un mercato del latte spot molto vivace che ha stimolato vendite importanti».
Il prezzo all'ingrosso del Grana padano, spiega Berni, ha visto un'iniziale flessione, ma all'inizio dell'estate «ha rapidamente recuperato attestandosi sulle positive quotazioni di fine anno. Positivo anche l'inizio d'anno: a gennaio 2014 si è registrato un miglioramento del 5,45% rispetto allo stesso mese del 2013 per il formaggio più venduto, lo stagionato 9 mesi, quotato in media 7,396 euro/kg. Nello stesso mese si è registrata anche una ripresa per le altre stagionature, con il formaggio di oltre 15 mesi saldamente a 8,7 euro al kg al caseificio».
La produzione è calata del 3,3% rispetto al 2012, «un contenimento atteso dal piano produttivo», attestandosi a 4.565.337forme, pari a 173.917 tonnellate. La produzione lorda vendibile ai caseifici ha toccato quota 1.790 milioni di euro, «un primato mondiale tra i prodotti dop». Questa somma è ripartita così: 1.250 milioni di euro vengono dal formaggio di 9 mesi in caseificio, mentre 540 milioni di euro derivano dalle stagionature fino a 16, 18 o oltre 20 mesi e dalle operazioni di confezionamento e grattugia.
Sembra che sia andato bene soprattutto l'export.
«Il Grana Padano ha consolidato nel 2013 la sua leadership di formaggio dop più consumato nel mondo, con un incremento delle esportazioni del 5,87% nei primi undici mesi dell'anno. Lo dice l'Istat, che ha elaborato i dati nel periodo gennaio / novembre. Si tratta di un risultato davvero lusinghiero, in particolare per l'aumento del 7% rilevato nella Ue, mentre nei paesi al di fuori dell'Unione l'incremento è del 4%. E' stato premiato l'investimento promozionale in Germania, che lo scorso anno ha raggiunto i 4 milioni di euro, consolidando così la leadership tedesca tra i paesi importatori con un ulteriore balzo in avanti dell'8,5% e quindi oltre le 350mila forme consumate».
E gli altri paesi importatori?
«Sul podio si confermano secondi gli Usa, secondi con circa 160mila forme annue. E al terzo posto la Svizzera con quasi 140mila forme. Nell'area comunitaria è a due cifre la crescita in Austria (+15%) e in Spagna (+ 11%). Fuori dall'Europa, tra i mercati dove da più tempo è avviata la promozione di Grana padano, Stati Uniti e Canada insieme registrano un incremento di 4 punti e il Giappone di 8. Ma di grande significato è l'exploit del 25% di export registrato in Russia».
I consumi interni hanno risentito della crisi?
«In Italia il Grana Padano ha mantenuto invariati i consumi nel 2013, a fronte di una crescita dei formaggi duri dello 0,5%, conservando la sua leadership con una quota del 49%. Si tratta di un buon risultato, visto il trend negativo dei consumi alimentari italiani. L'incremento delle vendite è confermato anche dal calo delle giacenze registrato al 31 dicembre 2013: nel complesso sono scese a 5.030.032 forme (-3,03%), con una flessione ancora più marcata (-3,93%) per il formaggio marchiato, calato a 1.778.059 forme. Secondo le prime stime, la produzione lorda vendibile complessiva è di 2.800 milioni di euro. Sono risultati che soddisfano, ma invitiamo comunque tutti i soci alla prudenza produttiva, com'è avvenuto nel 2013».
Come affronterete quindi il 2014?
«All'ultima assemblea il Consorzio ha varato un piano produttivo con tre importanti novità. La prima consentirà ai caseifici di produrre 80mila forme in più rispetto al 2013 senza andare in contribuzione differenziata. La seconda è la possibilità di vendere o affittare singole porzioni del punto di riferimento. Infine il piano crea una riserva agevolata di forme per i caseifici di nuova produzione di Grana Padano».
Il mercato sembra recettivo…
«La produzione indicata dal piano produttivo è di 4.620.000 forme e dovrà fare i conti con le prospettive del mercato mondiale del latte e dei suoi derivati, che, almeno sino ad aprile, dovrebbero veder proseguire il momento positivo. Di conseguenza anche per il sistema Grana Padano, almeno nel primo quadrimestre 2014, la situazione si annuncia positiva, grazie alla stabilità dei consumi interni e alla costante crescita dell'export».
Quando le cose vanno bene, in genere si aggiunge che non conviene abbassare la guardia.
«In effetti la situazione economica generale e l'irrisolta questione dei falsi e dei similari, che producono un danno di un miliardo di euro all'anno, di cui 700 milioni all'estero e 300 in Italia, non consentono pause nel sostegno della promozione. Nel 2014 il Consorzio tutela Grana Padano investirà 23 milioni di euro, di cui 9 all'estero e 14 in Italia. E sul controllo e nella vigilanza alla produzione il Consorzio impegnerà 7 milioni di euro. Questo momento di positività non deve neppure far dimenticare la necessità di ottimizzazione dei costi delle circa 6mila stalle e dei 132 caseifici attraverso i nuovi strumenti che la tecnologia e l'innovazione mettono a disposizione».
Il 2014 ci porterà a un passo dalla fine del regime delle quote latte. Molti osservatori prevedono con questo grandi cambiamenti anche nel settore della trasformazione.
«Il 2014 è un anno di transizione verso l'abbandono del regime delle quote latte, datato aprile 2015. La fine delle quote latte fa prevedere maggiori produzioni europee, e quindi fa nascere più di una preoccupazione nel confronto con altri produttori, dentro e fuori l'Unione europea, ben più agguerriti dell'Italia sul fronte dei costi di produzione. Ma il 2014 è un anno di transizione anche verso un altro importante evento.
Allude all'Expo?
«Sì: l'Expo 2015, da maggio a ottobre a Milano, appare come una formidabile occasione di confronto con il mondo intero. Ci vedrà impegnati a proporre risposte al tema dell'evento, “Nutrire il Pianeta”. Si apri davanti a noi una sfida immensa: portare il cibo nelle sacche del mondo troppo vaste dove manca. E nutrire bene e nel rispetto della salute e dell'ambiente quella parte del globo dove il problema è invece l'abbondanza mal gestita».
E quindi come si pone il Grana padano di fronte a questi scenari?
«Credo che, dopo alcuni anni tutto sommato positivi per il comparto, si prospetti un ulteriore periodo di discrete prospettive per tutte quelle imprese lattiere e casearie che sapranno tenersi aggiornate e stare al passo con i tempi, senza cullarsi sui risultati degli ultimi anni, ma sviluppandosi e progredendo in linea con il mercato e con le innovazioni che la scienza e l'esperienza propongono. Con la prudenza propria di questo mondo fatto di formiche e non di cicale, il mondo del Grana Padano».